La piccola città di Picerno,
che aveva festeggiato con sincera allegrezza il mutato politico reggimento,
assalita de’ Borboniani, sbarrò le porte; e aiutandosi del luogo allontanò più
volte gli assalitori.
Sino a che, declinando le sorti universali della
repubblica, torme più numerose andarono all’assedio; e fu agli abitanti
necessità combattere dalle mura, finita dopo certo tempo la munizione di piombo
e consultando del rimedio in popolare parlamento, fu stabilito che si
fondessero le canne di organo delle chiese, poscia i piombi delle finestre, in
ultimo gli utensili domestici e gl’istrumenti di farmacia, con i quali compensi
abbondò il piombo come abbondava la polvere.
I sacerdoti eccitavano alla guerra
con devote preghiere nelle chiese e nelle piazze; i troppo vecchi, i troppo
giovani pugnavano quanto valeva debilità del proprio stato; le donne prendevano
cura pietosa de’ feriti; e parecchie, vestite come uomini, combattevano a
fianco de’ mariti o de’ fratelli; ingannando il nemico meno dalle mutate vesti
che per valore. Tanta virtù ebbe mercede, avvegnachè la città non cadde prima
che non cadessero la provincia e lo Stato.
Da P. COLLETTA, Storia del Reame di Napoli, Trezzano,
S.a.r.a., 1992, p. 221.
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