lunedì 31 marzo 2014

Paesi lucani. 18. Maratea nel tardo Settecento: una descrizione

Venuti alla sassosa marina di Maratea, un miglio verso la collina trovasi la Città posta sotto le radici d’un altissima montagna, ed all’opposto di un’altra, niente men alta; ond’è che da’ prin-cipj d’Ottobre, fino a Febbrajo affatto non v’entra il sole : Con tutto ciò ella è d’ottima aria, ed abitata da ricca industriosa gente […].
Questa Città è il solo luogo sul mare infero, che sia compreso, secondo la moderna divisione, nella Provincia di Basilicata […].
Sulla montagna, che sovrasta a Maratea è posta un’altra Terra murata, chiamata Maratea Soprana, la qual dimostra esser alquanto antica per le sue mura, che pajono di circa al decimo secolo. L’aria, che si gode da’ piani, che qui sono, è così perfetta, che non si può dir di più, e la veduta si stende fino a Capri da occidente, e all’Isola di Strongoli in Sicilia al mezzo giorno, per ogni altro lato lontanissima.

FONTE: . ANTONINI, La Lucania. Discorsi, in Napoli, appresso Francesco Tomberli, 1795, vol. I, pp. 436-437.

giovedì 27 marzo 2014

Un seminario su Raffaele Giura Longo a Matera (28 marzo 2014)


La Deputazione di Storia Patria per la Lucania in collaborazione con il Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo: Architettura, Ambiente, Patrimoni Culturali (Università degli Studi della Basilicata), il Dipartimento di Filosofia, Letteratura, Storia e Scienze Sociali (Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”) e la Città di Matera hanno organizzato per domani, venerdì 28 marzo, ore 17,30, nella Sala Levi del Palazzo Lanfranchi, a Matera, un Seminario di Studio su Raffaele Giura Longo. L’uomo, lo storico, il politico. Agli indirizzi di saluto del sindaco di Matera Salvatore Adduce e del coordinatore della Sezione di Matera della Deputazione Lucana di Storia Patria, Alfonso Pontrandolfi, faranno seguito gli interventi dei proff.: Antonio Lerra, Università degli Studi della Basilicata, Presidente della Deputazione Lucana di Storia Patria; Luigi Masella, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, Direttore del Dipartimento di Filosofia, Letteratura, Storia e Scienze Sociali; Angelantonio Spagnoletti, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”; Ferdinando Mirizzi, Università degli Studi della Basilicata, Direttore del Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo: Architettura, Ambiente, Patrimoni Culturali, Giampaolo D’Andrea, Capo di Gabinetto del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Coordinerà i lavori Rocco Brancati (RAI Basilicata, Deputazione Lucana di Storia Patria).



Palazzo Lanfranchi, Sala Levi, Matera
venerdì 28 marzo 2014, ore 17.30
Seminario di studio 

Raffaele Giura Longo 
l’uomo, lo storico, il politico 


Saluti 
Salvatore ADDUCE
Sindaco di Matera
Alfonso PONTRANDOLFI
Deputazione Lucana di Storia Patria
Sezione di Matera


Intervengono 


Antonio LERRA
Università degli studi della Basilicata
Presidente Deputazione Lucana di Storia
Patria
Luigi MASELLA
Università degli studi di Bari Aldo Moro
Direttore Dipartimento di Filosofia,
Letteratura, Storia e Scienze Sociali
Angelantonio SPAGNOLETTI
Università degli studi di Bari Aldo Moro
Ferdinando MIRIZZI
Università degli studi della Basilicata
Direttore Dipartimento delle Culture Europee
e del Mediterraneo: Architettura, Ambiente,
Patrimoni Culturali
Giampaolo D’ANDREA
Capo di Gabinetto Ministero dei Beni e
delle Attività Culturali e del Turismo

Coordina 
Rocco BRANCATI
RAI Basilicata
Deputazione Lucana di Storia Patria 

lunedì 24 marzo 2014

Paesi lucani. 17. Venosa a metà del Seicento

La città di Venosa hoggi dì se ritrova una giornata lontana dal mare Mediterraneo. Il suo sito è comodissimo di tutte cose necessarie, e dalla natura istessa è stata in duoi lati fortificati di due valle, l’una verso Mezzogiorno, comunemente da tutti chiamata il Reale, che di longhezza s’estende assai più che la città, e di larghezza tanto che artigliaria grossissima non potria in parte alcuna quella offendere; et è detta Reale dalli rivoli dell’acque che, d’estate e d’inverno, in quella sogliono scorrere. L’altra post’è verso Settentrione, chiamata Ruscello, che, sì bene non è di tanta lunghezza, circonda pure da sua parte la città con eguale larghezza che l’altra, che da inimici non cossì facilmente si espugnarla.
L’una e l’altra valle li capo tengono nella regione di Lucania verso Ponente, e l’altra parte di es-se valle dimostra la Puglia verso Levante. La vista di esse è tanto dilettevole al risguardanti che non potria descriversi, e con tanta amenità di fiori e frutti che la maestra natura in ogni tempo produce. Molti belli hortilicii con diverse vigne di buonissimi vini: llà vi si fanno molte belle caccie di varij e diversi animali et uccelli,che porgono molta dilettevole udita e vista a i risguardanti, che dalle muraglie di dettà città e dalle case fabbricate in quelle sogliono nelli debiti tempi rimirare, et homini e donne a gara vi stanno, e con loro gridi e cenni fanno attenti sempre i cacciatori, e si dilettano tanto in quella, che nel giardino d’Alcina e suoi boschetti maggior pia-cere e dilettatione persona alcuna non s’havria mai potuto pigliare. E signalatamente delle caccie delle volpi, che cacciate dalle cani bracchi dalle loro caverne di detta valle, correndono al piano di sopra, s’incontrano con cani levrieri, e nel piano e nella valle si mirano le tante stratagemme di quelle, oltra a i velocissimi lepri che nel territorio di sopra dette valle si scorgono. Molti principali di detta città quel territorio hanno voluto far caccia riservata; anzi hanno battuto molto tempo et anni, e li cittadini di essa non hanno voluto in ciò mai consentire. Vi si ritrovano medesmamente in dette nominate valle bellissime fontane di limpidissime acque, che dall’appendice di quelle abbondantissime scaturiscono, e correno unitamente in un fiume, comunemente detto fiumara, con molte altre acque che per la varietà del tempo se reducono in quella, dove d’inverno e d’estate se pesca infinita pescaggione, comodissima a detta città, e terre convicine, di pesci bianchi, bellissime e grossissime anguille, grosse tenche, rane di molto gusto e saporite molto, come la longa esperienza ni fa testimonianza, l’infiniti e gustosi granci, che da detta fiumara escono, non se ponno equiparare a tutti fiumi d’Italia.
La città di Venosa tiene di longhezza, e si estende da Ponente a Levante un miglio, e di larghezza da Mezzogiorno a Settentrione mezzo miglio, onde viene ad essere la sua forma più presta longa che quatrata. Tiene per le sue parti più notabile quattro difese per comodità del suo bestiame: la defesa del Cerro, contigua alli territori di Melfe e Rapolla verso Ponente; la defesa di Iatta verso Mezzogiorno, confine al territorio di Forenza e Maschito; la defesa di Messere verso Levante, contigua con li territori di Montemilone e Lavello; la defesa del Monte medesmamente verso Ponente confina con li territori di Atella et Ripacandida. 
Il paese è tutto piano et aprico, solo l’ultima defesa è montuosa. Tutte queste difese son dotate di varij e diversi arbori, varij e diversi frutti, ma la maggior parte di quelli sono quercie per comodità di pascolo l’inverno per l’animali di massari di detta città. Et oltra le sopradette difese vi è ancora nel territorio di essa il Pantano, Boriano, la Caccia e la Fustella; nelli quali lochi è tanta la bontà e varietà di uve e frutti, pere, pomi, fichi, cornali, nocelle, nuci e castagne, che per tutto l’inverno vi si trovano di quelli. Il paese dopoi e territorio di Venosa è dotato di bellissime vigne e bellissimi frutti, uve saporitissime al magnare, e di tutta perfetione nel fare ottimi vini; produce medesmamente il paese tutte sorte di pere e mele che vi si ponno ritrovare al Mondo, prume e persiche bellissime di varie sorte, fichi e columbri in tutte maniere, pomi, granati, amarene, cerase, persiche, precoche, iciule (sic) amendole, nuci, nocelle, castagne, cotogne, celsi neri e bianchi, nespole e lazarole, e molti altri frutti che per brevità lascio. Vi sono nel paese di essa molti hortilitij di varii cauli, lattuche, melloni, varie cucurbite, citroli e cocomeri, radice e rafani, accij, e melagrani, insalate varie con infinità di cipolle, che non solo d’inverno e d’estate abondano  l’istessa città, ma tutte le terre convicine a quella, si che è abondandissima di tutti  frutti e di tutte fogliame, herbe e fiori che se ponno desiderare nel Mondo. Citrangole e lo micelle ho inteso per traditione di vecchi che vi ni era alcuna quantità, prima della fortificatione di Venosa, piantati dentro il Reale, di sotto le muraglia della Sant.ma Nunziata, e correvano per tutto il territorio delle Fornaci, dove la famiglia de i Cesei nelle loro vigne hanno fatigato et ogni anno fatigano cdon quelli, e si sono fatti in quel loco frutti bellissimi; et non solo in esso loco, ma in molte teste per dentro detta città, si che se in quel tempo della fortificatione non si tagliavano e spiantavano detti arbori da detto loco, ancora vi ni sarriano in essa città. Se ritrovano medesmamente in essa cipressi, lauri e mirti in molta quantità, rosmarini, salvie, rute, e tutt’altre herbe necessarie che se possono retrovare nell’horti dell’Italia, celsimini, spicadossi et altre. E’ dotato medesmamente questo paese d’alcune vene ferree, dove con fatigha se potria compilare qualche parte di ferro, e di molte vene sulfuree, che con l’arte et industria si cavaria il zolfo, e spezialmente nel loco detto Fetide, vicino la possessione di me D. Iacovo Cenna, Arch.no di Venosa, dove in molti lochi sono verte dette vene sulfuree, nelle quale facilmente e con poca spesa vi si faria il zolfo. Tutto questo paese è irrigato da molte acque, fontane e fiumi, e si pigliano in quelli varie sorte di delicati pesci; sono anche in detto territorio molte belle e grande pischiere  fatte per industria di fabriche, copiose medesmamente di detti pesci.
E per molte foreste che vi sono è molta la copia delle selvaticine, lepri, conigli, vulpi, caprij, cinghiali, martore, istrici, rizzi, testudine e lupi. Ha quantità grande di armenti, bovi, bacche, giommente, asini e muli, pecore e capre. Abonda anco d’uccelli d’ogni sorte, domestici, selvatici et aquatici.  L’api vi moltiplicano di maniera che non solo nell’arbori nelli boschi, ma anco nelli lochi domestici e con industria fatti, onde vi è abondanza grande e di mele e di cera. La terra è fertilissima e produce volentieri frumenti bellissimi, li migliori che si possono desiderare, orgio, fave, lini et ogni sorte di legume. Vi è molta copia d’olio dulcissimo, che molte terre di Puglia e di Basilicata si servono di quello.
I Venusini per l’obbliquità della sfera celeste hanno il Polo Artico elevato sopra l’Oriente in quaranta gradi, secondo Claudio Tholomeo, ma secondo l’altri astrologi l’hanno quarantuno e mezzo in circa distante dal polo che è frigido e dall’Equinotiale che è caldo. Hanno l’aere temperato, che ne l’inverno né l’estate se veggono estreme qualità di freddo o di caldo, per la qual cosa la siccidità, temperata in parte dall’humidità, partorisce e fa l’homini d’acuti ingegni, perciocché la crassezza del cerebro se tempera per la siccidità dell’aere; e di qui è nato che dall’origine di detta città, in tutti i suoi tempi, quella sempre ha partorito l’homini in tutte l’arti e scientie liberali di gran stupore ingegnosissimi, come si dirrà a suo loco.
La siccidità dell’aere medesmamente a i Venosini se causa da i molti e spessi venti australi set-tentrionali e boriali, dalli quali veggo a i cittadini partorire duoi danni, l’uno lì è che non ponno troppo in alto edificare i loro palagi, l’altro che molti di detta città, per il troppo soffiare di detti venti, spessissime volte cascano ammalati di ponture, e molti di quelli di ciò passano a miglior vita. Nel resto detta città, d’inverno e d’estate, è salubre e comoda, per la qual cosa i medici famosi e dotti, che per molto tempo in essa sono dimorati, han detto causarsi dal perfettissimo aere, e dalle perfettissime e leggerissime acque che in quella vi si trovano.

FONTE: G. CENNA, Cronica Antica della Città di Venosa, ms., 1614-1640, in BIBLIOTECA NAZIONALE DI NAPOLI, Rari, cc. 7r-9v.

lunedì 17 marzo 2014

Materiali didattici. 10. Potenza nel Seicento: una descrizione

S’estende d(ett)a Città, e solamente murata intorno delle mura delle Case d’essi Cittadini e tiene quattro Porti delli q(ua)li solamente si può entrare, et uscire; Fuora la Porta che viene in Napoli vi sono certe case matte quali la maggior parte sono dishabitati per causa delli banditi e sono ritirati dentro la Città p(er) timore; […] dentro di d(ett)a Città vi sono molte ecclesie, et precise la Madre Ecclesia p(er) Episcopato, nella q(ua)le fa residenza il Rev(erendissi)mo Sebastiano Barnaba al p(rese)nte Episcopo di d(ett)a Città, quale Ecclesia, è bene or(dina)ta, et officiata p(er) li Canonici p(rese)nti Diaconi e Suddiaconi ascendenti al num(er)o circa quarantacin(que) e tutti vivono dell’Entradi seu Cappellanie, che p(er)veneno da Territorij, vi è anco il convento con l’Ecclesia di San Francesco d’Assisi nelli quali assistono circa ventiquattro Padri della Scarpa, vivendo similmente dell’Entradi che tiene d(ett)o Convento, vi è anco uno Monasterio di Vergini nominato di S. Luca dell’ordine dell’osservanti, et un’altra Ecclesia di S. Michele, dove si celebrano messe ogni mattina molti preti fuori la porta di d(ett)a Città verso settentrione vi è un altro monastero con bellissima fabbrica, et il giardino dove assistono circa 20 Fratri de Zoccolanti del d(ett)o ordine d’osservanti con loro Inclaustro, conforme agli altri conventi e vivono d’elemosina, atteso si reserva la regola, e sono Padri di S(anta) vita e danno buon esempio […] et in una casa del d(ett)o Inclaustro, e vicino l’Ecclesia si conservano dentro le Cascie di Chiuppo l’ossa delli Padroni di Potenza, con loro figli e moglie . […]questa Città sta edificata sopra un promontorio ed è circondata d’una grandissima valle piana in mezzo alla quale d’una parte verso mezzo giorno vi corre un fiume chiamato Valente, più oltre di d(ett)a Valle sono territorij parte piani, e parte in collina, quali tutti si coltivano da Massari di d(ett)o Loco, a questi Territori sono ottimi per Vittuvaglie, e lino, secondo ho visto e confina con il Territorio di S. Demitro Grancia di S. Lorenzo della Padula, con il Territorio di Picerno, con il T(errito)rio di Tito, con il T(errito)rio di Petragalla, con il T(errito)rio di Vaglio, con il T(errito)rio di Ruoto e con il T(errito)rio d’ Avigliano.

FONTE: ARCHIVIO DI STATO DI NAPOLI, Fondo Loffredo, sez. Potenza, fasc. I, carp. I, n. 1.

lunedì 10 marzo 2014

Materiali didattici. 9. Una descrizione del castello di Melfi

Roberto il Guiscardo Duca di Puglia abellì assai, e nobilitò non poco questa città havendovi alzato un nobile sontuoso castello, che oggidì si conserva ed ha pochi pari fuori di Napoli ed è l’istesso che habitano i Governatori. 
Non solamente è bello, commodo, e magnifico questo castello, e capacissimo di alloggiare ogni gran signore e corteggio, ma è forte assai per batteria, da mano col suo fosso ben formato, controscarpa ben intesa, circondato da sette torri, e grossi torrioni, e d’alte mura fabbricato, Entro vi è un cortile assai largo, et alla entrata dalla porta maestra una piazza assai grande e magnifica. Anche dal cannone potrebbe difendersi non essendovi alcun posto vicino che lo predomini da poterlo offendere, et insoma non dico nella Basilicata, ma ardisco in tutto il Regno non vi è castello più comodo d’habitare di questo. […]
Il sito di questa città non è men bello, che comodo, perché sembra una pianura fra monti ed uno giardino fra selve. Riposa nella Basilicata alla cima di un monte assai piano, ma è circondata tutta all’incontro da altri monti che la predominano. Ha le mura molto antiche, ma assai buone et in stato da potersi in ogni occorrenza difendere. Casamenti sì antichi che moderni, fabbriche assai conspicue. Le strade assai lunghe e piane da potersi nelle principali comoda-mente correre le carrozze.

FONTE: P. B. ARDOINI, Descrizione del Stato di Melfi (1674), introd. e note di E. Navazio, Melfi, Casa Editrice «Tre Taverne», 1980, pp. 6, 12.

lunedì 3 marzo 2014

Paesi lucani. 15. Oppido nel Settecento: una descrizione

La Terra e Feudo d’Oppido sian egli in Provincia di nostro Regno detta Basilicata, capo della quale è la città di Matera ove risiede il R. Tribunale dell’Udienza, che amministra giustizia an-che a detto Feudo. […]
Risiede detta Terra poco men che alla sommità di un assai erto ed elevato colle in mezzo a due altri minori, quali attaccano da parte di Levante con una concatenazione di dolci montagne che una assieme avvallandosi formano ai piedi uno spazioso piano, che poi dai fiumi e da altre valli vien chiuso e terminato; è esposta ai venti tutti, se non che ha i Boreali da cui vien difesa per la cima del monte che le sovrasta, godendo perciò quella dalla parte di Levante e Mezzodì una assai lunga e sterminata veduta di monti e piani, e di molte Terre e Castella ch’ivi sono.
È quella fabbricata senz’ordine alcuno o semetria, siccome neppure tutte le altre di nostre Provincie, né vi è dirittura nel ripartimento delle di lei strade, ma come più il caso ed il comodo del luogo malagevole e penninoso have somministrato: tiene quasi la figura ellittica, chiusa ove da mura delle case, ed ove da altre a tal fine edificate, anzi dalla parte superiore vien chiusa dalle muraglie del Castello o sia Palazzo baronale, che circondasi da Torri angolari e rotonde per tutto il recinto esteriore.
A questa si ascende per ordinario anche con doppia strada, per una che sarebbe la carrozzabile assai lunga e tortuosa, anzi ripida che per il colle di man destra poggiando porta fin dentro il Castello; l’altra che comincia dai piedi del monte assai tortuosa e malagevole, e appena da praticarsi da uomo a cavallo; tiene perciò la detta terra tre porte, una grande dalla parte superiore vicino il Castello; l’altra dalla parte inferiore a cui termina la seconda strada, ed altra infine dal di lei lato di man destra verso Tramontana, assai piccola detta perciò la Portella.
Le abitazioni poi, o siano case ch’ivi sono, vedonsi quelle per lo più semplici e d’un sol piano, coverte universalmente da tetti, tutte di pietre vive mischiate con mattoni, a riserba d’alcune poche che sono di doppio piano, e con qualche semitria e grandezza, trattene ancora le Chiese e Palazzo Baronale che mostrano qualche spezialità. Sono poi dette case compartite da vicoli e strade per lo più stretti e tortuosi, che avendo il suolo di pietre vive di mala struttura sono nei tempi piovosi assai scomodi a praticarsi; sono però dette case tutte luminose, né tanto soggettansi l’una coll’altra a cagion del sito ineguale, per cui sempre l’una sormonta l’altra, e perciò godono tutte la loro veduta di mezzogiorno e levante, osservandosi queste assai cresciute nel lor ricinto  e tuttavia avanzarsi ancora di fuora, in atto fabricandocene.

FONTE: Apprezzo del feudo di Oppido compilato dal Tavolario D. Pietro Vinaccia (1728), in F. GIANNONE, Memorie Storiche Statuti e consuetudini dell’antica Terra di Oppido in Basilicata, Palermo, Stab. Tipo-Lit. Fratelli Marsala, 1905, pp. 56-58.