La Terra e Feudo d’Oppido sian egli in Provincia di nostro Regno detta Basilicata, capo della quale è la città di Matera ove risiede il R. Tribunale dell’Udienza, che amministra giustizia an-che a detto Feudo. […]
Risiede detta Terra poco men che alla sommità di un assai erto ed elevato colle in mezzo a due altri minori, quali attaccano da parte di Levante con una concatenazione di dolci montagne che una assieme avvallandosi formano ai piedi uno spazioso piano, che poi dai fiumi e da altre valli vien chiuso e terminato; è esposta ai venti tutti, se non che ha i Boreali da cui vien difesa per la cima del monte che le sovrasta, godendo perciò quella dalla parte di Levante e Mezzodì una assai lunga e sterminata veduta di monti e piani, e di molte Terre e Castella ch’ivi sono.
È quella fabbricata senz’ordine alcuno o semetria, siccome neppure tutte le altre di nostre Provincie, né vi è dirittura nel ripartimento delle di lei strade, ma come più il caso ed il comodo del luogo malagevole e penninoso have somministrato: tiene quasi la figura ellittica, chiusa ove da mura delle case, ed ove da altre a tal fine edificate, anzi dalla parte superiore vien chiusa dalle muraglie del Castello o sia Palazzo baronale, che circondasi da Torri angolari e rotonde per tutto il recinto esteriore.
A questa si ascende per ordinario anche con doppia strada, per una che sarebbe la carrozzabile assai lunga e tortuosa, anzi ripida che per il colle di man destra poggiando porta fin dentro il Castello; l’altra che comincia dai piedi del monte assai tortuosa e malagevole, e appena da praticarsi da uomo a cavallo; tiene perciò la detta terra tre porte, una grande dalla parte superiore vicino il Castello; l’altra dalla parte inferiore a cui termina la seconda strada, ed altra infine dal di lei lato di man destra verso Tramontana, assai piccola detta perciò la Portella.
Le abitazioni poi, o siano case ch’ivi sono, vedonsi quelle per lo più semplici e d’un sol piano, coverte universalmente da tetti, tutte di pietre vive mischiate con mattoni, a riserba d’alcune poche che sono di doppio piano, e con qualche semitria e grandezza, trattene ancora le Chiese e Palazzo Baronale che mostrano qualche spezialità. Sono poi dette case compartite da vicoli e strade per lo più stretti e tortuosi, che avendo il suolo di pietre vive di mala struttura sono nei tempi piovosi assai scomodi a praticarsi; sono però dette case tutte luminose, né tanto soggettansi l’una coll’altra a cagion del sito ineguale, per cui sempre l’una sormonta l’altra, e perciò godono tutte la loro veduta di mezzogiorno e levante, osservandosi queste assai cresciute nel lor ricinto e tuttavia avanzarsi ancora di fuora, in atto fabricandocene.
FONTE: Apprezzo del feudo di Oppido compilato dal Tavolario D. Pietro Vinaccia (1728), in F. GIANNONE, Memorie Storiche Statuti e consuetudini dell’antica Terra di Oppido in Basilicata, Palermo, Stab. Tipo-Lit. Fratelli Marsala, 1905, pp. 56-58.
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