giovedì 23 luglio 2015

Bibliografie essenziali. 2. Emigrazione in Basilicata


Autore Titolo Luogo e data
ALLIEGRO ENZO VINICIO La Basilicata e il "Nuovo Mondo". Inchieste e studi sull'emigrazione lucana (1868-1912) Potenza, Consiglio Regionale della Basilicata, 2001
CALICE NINO - PERSICHELLA ENZO (a cura di) Immigrare in Italia. Il caso Basilicata Rionero in Vulture, AB, 1995
FRANCIOSI MARIA LAURA …per un sacco di carbone Bruxelles, ACLI Belgio, 1997
LAFRANCESCHINA FELICE Trenta giorni di nave a vapore. Storia e testimonianze dell'emigrazione lucana in Brasile Potenza, Ermes, 1999
SCELZO CLAUDIA Le politiche migratorie della Regione Basilicata: La Commissione Lucani all'estero Lagonegro, Zaccara, 2009
SCHIRONE MARIA Quelli dal volto bruno. 1. I lucani in Belgio Possidente, Pianeta Libro Editori, 1998
SCHIRONE MARIA Quelli dal volto bruno. 1. I lucani nel mondo Possidente, Pianeta Libro Editori, 1998
SCHIRONE MARIA Dove la terra finisce. I lucani in Cile Possidente, Pianeta Libro Editori, 1999
SCHIRONE MARIA (a cura di) Soffrimento Destino e Avventura. Autobiografia di Giuseppe Lovaglio un lucano nel mondo s.l., Erreciedizioni, 2003
STRAZZA MICHELE Emigrazione e fascismo in Basilicata. Gli emigrati lucani negli Stati Uniti e l'appoggio al Fascismo Melfi, Tarsia, 2004
STRAZZA MICHELE Emigrazione e fascismo in Basilicata. Gli emigrati lucani negli Stati Uniti e l'appoggio al Fascismo Melfi, Tarsia, 2004
D'ADDEZIO GIUSTINO (a cura di) Con i nostri santi in Australia. La pietà popolare degli emigrati Lucani Sidney, Associazione Lucania in Australia, 2002
COVIELLO LUCIA Emigranti dimenticati. Storie e testimonianze di lucani in Paraguay e in Uruguay Potenza, Stes, 2007

giovedì 16 luglio 2015

Bibliografie essenziali. 1. Arte in Basilicata


Autore Titolo Luogo e data
AA. VV. I segni della civiltà contadina: le sculture di Rocco Molinari Salerno, Direzione dei Musei Provinciali, 1983
AA.VV. Le piante del Castello Roma, edizioni Atena, 1987
AA.VV. I paesaggi ad olio di Anna Faraone Potenza, Consiglio regionale della Basilicata, s.d.
ACIERNO PELLETTIERI ANTONIETTA Heimatlos. Dialettica di un frammento Potenza, Circolo Culturale "Silvio Spaventa Filippi", 2003
BENINACASA CARMINE Mastroianni. Monumenti 1945-1986 Napoli, Electa, 1986
CARDONE RINO Moles. Simulazione divina Villa D'Agri, Exe Edizioni d'Arte, s.d.
D'EPISCOPO FRANCESCO Materia e memoria di Lucania. La scultura di Rocco Molinari Galatina, Congedo, 1984
DI PEDE FRANCO Il segno rifatto Milano, Mazzotta, 1992
DI PEDE FRANCO I rifugi dell'anima Matera, Studio, 2000
DI PEDE FRANCO Arte e territorio a Matera Roma-Bari, Laterza, 1986
ENGLAND RICHARD Fraxions Melfi, Libria, 1995
GRELLE IUSCO ANNA Arte in Basilicata Roma, De Luca, 2001
MARINETTI ALDO Segni di terra Potenza, Consiglio Regionale della Basilicata, 2005
MURRO MARIOLINA Il Castello di Federico. Note storico-architettoniche sul castello di Lagopesole Roma, edizioni Atena, 1987
NOTTE EMILIO Dal Futurismo agli anni Settanta. Opere su carta Napoli, Electa, 2001
PALUMBO EDUARDO Pitture d'inizio secolo Napoli, Electa, 2003
PISCOPO UGO (a cura di) Il vigore del magma. Le sculture di Rocco Molinari Potenza, Consiglio Regionale della Basilicata, 2002
RIVELLI ANNA R. G. Al passare di Alfea Potenza, Studio 10 Arte, 1996
RIZZI ALBERTO Scritti sull'Arte in Basilicata (1966-1976). Con disegni dell'Autore Matera, BMG, 2007
ROSATI ANGELA I luoghi sono destini Potenza, Consiglio Regionale della Basilicata, 2004
SCARCIA GABRIELE Il Polittico di Cima da Conegliano a Miglionico Napoli, Electa, 2002
SCARCIA GABRIELE Andrea Miglionico. Un pittore giordanesco tra Basilicata, Puglia e Campania Potenza, Consiglio Regionale della Basilicata, 2005
TALLARICO LUIGI Lucio Rofrano. Forme e luci Anzi, Erreci Edizioni, 1999
VILLANI ROSSELLA Pittura murale in Basilicata. Dal Tardoantico al Rinascimento Potenza, Consiglio Regionale della Basilicata, 2000
VILLANI ROSSELLA La pittura in Basilicata dal Manierismo all'Età Moderna Potenza, Consiglio Regionale della Basilicata, 2006
AA.VV. Coralli segreti. Immagini e miti dal mare tra Oriente e Occidente Potenza, s.e., 2006
GAVIOLI LAURA (a cura di) Visionari primitivi eccentrici. Da Alberto Martini a Licini, Ligabue, Ontani Venezia, Marsilio, 2005

giovedì 9 luglio 2015

Il Viceregno austriaco. 2. Le premesse

Nell’ambito di una crisi ormai cronica per il Regno di Napoli, il XVIII secolo si apriva con il problema della successione di Carlo II, problema che metteva in pericolo l’equilibrio europeo, solo apparentemente ristabilito con la pace di Ryswick del 1697. Il problema della successione riguardava da vicino la Francia di Luigi XIV (dal momento che il sovrano francese aveva sposato una discendente degli Asburgo di Spagna), Leopoldo I (marito della sorella di Carlo II), e Vittorio Amedeo II di Savoia (figlio di una principessa spagnola).
Alla lettura del testamento, tuttavia, risultò evidente che Carlo II aveva designato come suo erede universale Filippo V d’Angiò, nipote del Re Sole, a patto che non riunisse la corona spagnola con quella francese. La situazione portava, quindi, a temere una possibile unione tra Francia e Spagna, creando il casus belli per la guerra di successione spagnola (1701-1714), nella quale l’Inghilterra, l’Olanda, l’Austria e la Prussia si coalizzarono contro la Francia che, dopo la sconfitta subita a Torino nel 1706, abbandonò l’Italia a vantaggio degli austriaci.
Furono proprio le truppe austriache che nel 1707 entrarono a Napoli, ponendo fine alla dominazione spagnola nel Regno e venendo accolti come possibili “sollevatori” di un Mezzogiorno che aspettava una nuova fase politica. Gli Asburgo governarono nel Mezzogiorno dal 1707 al 1734, senza, tuttavia, sostanziali cambiamenti politici e istituzionali.
La direzione del governo centrale fu affidata ai togati, mentre il consiglio Collaterale diventava centro del potere ministeriale. Anche sotto il governo austriaco il Regno di Napoli dovette provvedere ai pagamenti fiscali e, ancora una volta, al centro della gestione fiscale e politica era la feudalità, che alimentava tensioni che spesso sfociavano in rivolte, come quella contadina del 1721. A rendere ancora più difficile il governo del Regno erano i continui tentativi di riconquista da parte di Filippo V che, nel 1718, aveva cercato di ristabilire il proprio controllo in Sardegna e Sicilia, venendo, tuttavia, sconfitto a Capo Passero e, con la pace dell’Aja del 1720, vedendo riconfermato il controllo austriaco.
Tali continue tensioni creavano instabilità soprattutto sull’aspetto finanziario: si cercò, infatti, di limitare il potere dei baroni senza alcun esito, poiché intervenne il Consiglio Collaterale a difesa della feudalità. Nel 1728 il vicerè Michele Federico Althann istituì il pubblico Banco di San Carlo, per finanziare l'imprenditoria privata di stampo mercantilistico, ricomprare le quote di debito pubblico e liquidare la manomorta ecclesiastica. Lo stesso vicerè si procurò l'inimicizia dei gesuiti per aver tollerato la pubblicazione delle opere degli anticurialisti Giannone e Grimaldi.
Un nuovo tentativo di invasione di Filippo V riportò il bilancio del regno nuovamente in deficit, costringendo, nel 1731, Aloys Thomas Raimund a promuovere l'istituzione di una «Giunta delle Università» per controllare i bilanci dei piccoli centri delle provincie, assieme alla «Giunta della Numerazione» per il riordino delle amministrazioni finanziarie, istituita nel 1732. I nuovi Catasti furono, però, ostacolati dai proprietari terrieri e dal clero, che voleva scongiurare i propositi del governo di tassare i beni ecclesiastici. L'ultimo dei vicerè austriaci, Giulio Visconti, fu costretto a far fronte all’invasione borbonica e alla conseguente guerra, ma riuscì a lasciare, nel contempo, ai nuovi sovrani una situazione finanziaria migliore rispetto a quella trovata alla fine del Viceregno ispano-napoletano.

giovedì 2 luglio 2015

Il Viceregno austriaco. 1. Caratteri generali

Una consolidata tradizione storiografica considera questi ventisette anni della storia del Mezzogiorno come una parentesi tra il Viceregno spagnolo (1503-1707) e il regno di Carlo di Borbone (1734-1759). In realtà, sin dagli anni Sessanta del secolo scorso una nuova linea interpretativa (alimentata dagli studi di Raffaele Ajello, di Raffaele Colapietra, di Giuseppe Ricuperati e soprattutto di Giuseppe Galasso, autore di una riflessione continua su questo tratto di storia e, più in generale, sull’intera vicenda del Regno di Napoli) ha sottolineato che si tratta di un periodo intenso di riforme di cui occorre mettere in luce «l’impostazione di una politica giurisdizionalista e anticurialista, l’avvio di una classe dirigente rinnovata che sarà poi al servizio del riformismo carolino». 
Va evidenziato, inoltre, come il periodo del Viceregno austriaco sia stato fortemente articolato al suo interno a causa di varie congiunture politiche e militari quali la guerra di successione spagnola fino al 1713, quella di Sicilia tra il 1718 e il 1720 e l’accordo di Inghilterra e Olanda con Francia e Spagna atto a riconoscere ai Borbone un ruolo importante nella penisola. 
Del resto, all’interno dello stesso periodo, si può distinguere una prima fase fino agli anni Venti indubbiamente dominata da un’economia di guerra e dall’aggravarsi della situazione finanziaria, e una seconda fase, quella successiva agli anni Venti, contrassegnata da una significativa spinta al rinnovamento sostenuta da un riformismo che avrebbe lasciato tracce importanti nella storia del Regno, ancorché i progetti di maggiore portata rimasero incompiuti: basti pensare alla fondazione del Banco di San Carlo e al piano di ricompra dei fiscali. Il bagaglio di conoscenze e di esperienze accumulato negli anni di dominio austriaco sarebbe infatti riaffiorato nei circoli culturali fioriti nella stagione di un Regno finalmente con un tanto atteso re proprio. Un esempio fra tutti: il progetto di riforma degli studi di Celestino Galiani, proposto durante il periodo austriaco, sarebbe stato ripreso e attuato con Carlo di Borbone.