giovedì 15 ottobre 2015

Risorgimento lucano. 24. Emilio Petruccelli, un patriota democratico

Emilio Petruccelli nacque a Moliterno il 24 settembre 1817. Diventato avvocato, nel 1848, dopo essersi iscritto al Circolo Costituzionale Lucano, prese parte attiva agli avvenimenti di quei mesi partecipando agli scontri di Campotenese e promuovendo, l’8 luglio, il tentativo di istituire a Potenza un Governo Provvisorio.
Ricercato dalla polizia, rimase latitante per alcuni mesi: arrestato nel 1850, fu condannato a 19 anni di carcere e per questo tradotto a Procida nel 1854, anche se poi la pena gli fu prima ridotta di 6 anni e poi commutata in «esilio perpetuo». Durante l’esilio fu a contatto con Luigi Settembrini e Silvio Spaventa, dai quali si allontanò dopo aver conosciuto a Londra Giuseppe Mazzini ed aver aderito al suo progetto politico.
Rientrato in Italia il 5 agosto 1860, sottoscrisse a Napoli il programma del Partito d’Azione e poi fu fra gli animatori della rivolta di Corleto. Il 18 di quel mese guidò a Potenza gli insorti e contribuì alla proclamazione del Governo Prodittatoriale dal quale, però, rimase escluso per le sue posizioni radicali, ottenendo, come parziale contropartita, la nomina a Capo di Stato Maggiore della Brigata Lucana con cui raggiunse le truppe garibaldine sul Volturno, partecipando alla presa di Aversa.
Nei primissimi anni dell’Unità d’Italia fu ancora attivo in Basilicata sia come militare (venne nominato Maggiore della Guardia Nazionale e partecipò alla repressione dei moti del Melfese dell’aprile 1861), sia come politico (fu consigliere comunale di Potenza e componente del Consiglio Sanitario di Basilicata). In questa seconda veste, però, le sue posizioni radicali lo tennero lontano da ruoli di particolare prestigio istituzionale ed infatti il governo sabaudo non gli riconobbe il titolo di presidente della Gran Corte Criminale di Basilicata perché «sospetto mazziniano e repubblicano».
Arrestato nuovamente dopo le vicende dell’Aspromonte, fu amnistiato nel 1863 e tentò la carriera politica nel Parlamento Nazionale, ma uscì sconfitto nel duello elettorale con il moderato Giuseppe d’Errico. In seguito si dedicò alla carriera giornalistica dirigendo “Il Risveglio” e “La Nuova Lucania”, settimanale radicale che egli stesso fondò nel 1874. Morì il 4 settembre 1884 per i postimi delle ferite causate da una caduta avvenuta proprio in occasione della celebrazione dell’insurrezione lucana del 18 agosto.

giovedì 8 ottobre 2015

La Basilicata medievale. 6. San Canio di Acerenza

Canio, o Canione, nacque a Iulia, presso Cartagine nella prima metà del III secolo, come tramanda la Passio Sancti Canionis.
Durante la persecuzione dell'imperatore Diocleziano il vescovo Canio, avendo rifiutato di fronte al Prefetto Pigrasio di venerare gli idoli e di riconoscere la divinità dell'imperatore, fu sottoposto a torture di ogni tipo e imprigionato nella speranza che la fame, gli stenti e le torture piegassero la sua resistenza. Tuttavia, continuava nel carcere ad annunciare il Vangelo e a convertire con la parola e la sofferenza quanti lo avvicinavano.
Informato della ostinata resistenza del prigioniero, il prefetto lo condannò alla decapitazione. Un violento nubifragio accompagnato da scosse sismiche, però, spaventò i soldati ed il boia, che si diedero alla fuga, sicché Canio, con alcuni fedeli, poté imbarcarsi su una vecchia nave, con la quale  fortunosamente approdò nei pressi del Volturno.
Ad Atella (l'attuale Sant'Arpino) gli sono attribuiti molti miracoli. Nell'anfiteatro di Atella un uomo in fin di vita per una angina pectoris si disse guarito al tocco delle mani del santo, mentre una donna cieca di nome Eunemia ottenne la vista ed un ragazzo posseduto dai demoni ne fu liberato. Ormai vecchio e malato il vescovo Canio si ritirò in un eremo, dormendo in un folto roveto dove lo colse la morte. Il vescovo Elpidio, informato prodigiosamente della morte del santo, eresse sul luogo un piccolo tempio per custodirne le venerate spoglie.
Intorno all'800, infine, il vescovo di Acerenza Leone costruì la cattedrale sui resti di un antico ciborio e traslò da Atella il corpo di san Canio, finché Nel 1080, ritrovato il corpo di san Canio, sotto la protezione del santo Acerenza pose la nuova cattedrale e la diocesi.