Un cittadino di Potenza,Niccolò Addone, ricco, fiero per
natura, devoto della cristiana religione, amante di repubblica, ma occulto,
perché temeva nelle dubbietà di quello stato arrischiare le sue ricchezze,
quando vide lo spettacolo atroce, giurò vendicarlo, e noi potendo apertamente,
usò d'inganni. Conciossiachè, fingendosi Borboniano, allegro della morte del
vescovo, chiamò a convito gli uccisori, e, dopo lauta mensa e bevere
trasmodato, tutti gli spense; né già di veleno, ma di ferro; e più col braccio
proprio che de' suoi fedeli, che pure a mensa o nascosti nella casa attendevano
il comando della strage.
Orrida scena, che spiacque a' partigiani medesimi di
repubblica; e l'Addone, ciò visto, fuggì di Potenza, e tenutosi lungo tempi ne'
boschi, si riparò in Francia. Anni appresso, perdonato di quei misfatti per
decreti del nuovo re Giuseppe Bonaparte, tornò in Regno; e l'età nostra lo vide
accusatore calunnioso di delitti di maestà a pro de' Borboni, e a danno di
onesti cittadini. Né fu punito; e vive ancora tra ricchezze avite, o mal tolte.
Da P. COLLETTA, Storia
del Reame di Napoli, su liberliber.it
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