martedì 16 dicembre 2025

La Basilicata moderna. 44. 16 dicembre 1857: il terremoto secondo Giacomo Racioppi

Ma ne paure, né pressure di polizia avrebbero tenuto a lungo interrotte le fila dell’organismo; se ai miserandi tremuoti del 16 dicembre 1857, scrollate fieramente terre e città di quasi mezza provincia, sepolte diecimila vittime, rapito ogni schermo di abitazione pel crudo inverno a più che cinquantamila anime di popolo, rase al suolo così che, da tre edifizii infuori, nell’altro restasse in pié alla popolosa terra di Montemurro, operoso centro di liberali impulsi, non fossero venute negli animi dell’universale, con la pietà e lo sgomento, le necessità prime della vita e del focolare domestico.

Della quale sciagura e de’ danni infiniti parlò chi scrive, in altre carte; e dei soccorsi governativi e della carità ufficiale discorse uno scrittore straniero con animo, se avessero al governo di Napoli, non però alla verità.

Certo è che il governo di Napoli sovvenne a tanta jattura scarsissimo e male; e il male men per trista indole o tristo proposito, che per la condizion delle cose stesse, per la sciagura larghissima, e per l’azione deleteria di un governo ignavo nei tempi tranquilli ai civili progressi. La Basilicata non ligata al centro dello Stato, né solcata allo interno da strade carreggiabili, non ebbe, né aver poteva gli aiuti, che il tempo e la qualità del caso richiedevano. Carichi di tavole e tende non giunsero che ai disfatti paesi del Salernitano, accessibili a ruote, e alla città di Potenza; ove, fu detto, servirono meno a ricetto dé poveri che a riparo di lusso: e i soccorsi in tele e coperte e vestimenta non giunsero, che quando già uno schermo avevano rizzato alla intemperie le migliaia d’infelici.

E di quelle, come di provende opere e moneta, fecero i distributori ufficiali cotale un uso infedele, che ei fu noto a tutti, come la brutta piaga, che ha brutto nome e dà bruttissima fama alla napoletana società, non fosse mancata a si nuovi e pietosi eventi. Alle migliaia di sepolti sotto le ruine di Montemurro, di Saponara, di Viggiano, adequate al suolo, e di Marsico, Carbone, Castelsaraceno, Guardia Perticara e trenta altri sobbalzati paesi, non fu potuto recare soccorso di vita che scarsissimo e tardo; perché le braccia mancavano a tanto danno; e le mercedi alla illimitata richiesta balzarono senza misura e termini, che la morale condanna. La pubblica autorità provvide non organando legioni operai da paesi men tocchi; ma affin che venissero legioni soldati. E vennero di questi un cinquecento; ma, poiché la burocrazia non ha le ali ai piedi a correre spedita, se giunsero tardi a salvare la vita di chi era già spento di stenti nelle cieche viscere dell’ammontate ruine, potevano ai superstiti salvare dalla jattura masserizie, derrate e ricchezze sepolte; e non fu. Il soldato lavorando di mala voglia a lavori non proprii; tolto ai freni della disciplina o per scema vigilanza o per tristo esempio dei capi, non fece che maggiori ruine, a pretesto men che ragione l’urgenza della sicurezza pubblica; non fece che maggiori danni, quando, a ragione le necessità proprie, abbruciò senza misura ogni sorta legname, che sospinti su a galla, quasi da vorticose onde, covrivano il mare delle macerie.


A sollievo di tanta miseria il governo chiese conforti dalla carità pubblica, forastiera e domestica. La quale non fruttò per vero gran fatto, se gittò un 177,000 ducati; colpa senza dubbio la poca simpatia, e la minor fiducia di probità, che si godeva nell’Europa civile il governo chiuso e intollerante del re. E a prova della poca fiducia il molto danaro che raccolsero nella città di Napoli i commercianti stranieri, massime inglesi, non commisero alle case governative; ma deputarono un onta loro a dispensarlo sui luoghi. E questi che fu un signor Major inglese venne e tornò; lasciando appresso il popolo esempio di quanto valga l’efficacia della carità privata sopra le burocratiche fasce dell’uffizial carità, e di quanto erano al di sotto delle private associazioni gli uffiziali del governo.

Costui la polizia invigilava; ne ebbe sospetto come inglese ch’egli era; sdegno, come rampogna vivente alla pigra azion del governo: a lui protestante recò brighe lo zelo permaloso dell’alto clero e del sovrano cattolicissimo. Come egli ebbe dispensati larghi e continui soccorsi in vettovaglie e moneta; e rizzate ai poveri in gran numero capanne; provvisto Saponara di farmaci, e, primissime necessità, di calcare e tegolaie; come ebbe largito a Brienza mille ducati, perché dai lavori di una sua strada carreggiabile traesse pane e profitto il minuto popolo e il paese, volle alquanti fanciulli orbi di famiglia salvare dalla miseria della ignoranza e del vizio. Ma il Re comandò fosse tolta cotesta briga allo zelo di lui; perché le anime tenerelle non pericolassero sullo sdrucciolo del protestantismo! Questo il ceto di liberi commercianti: e non altrimenti anche il Vescovo di Modena, poiché, a partire le collette di sua diocesi, volle deputato non altri che il Vescovo di Marsico e potenza. Né questa, per verità, fu diffidenza ingiuriosa al governo napoletano, quando ci fu nota la distribuzione che esso ebbe fatta del limosinato danaro. Del quale il piissimo Monarca volle assegnati ducati 20, 159: 65 a restaurazione di chiese, di cappelle e monasteri di ricchissime suore; e 20,000 ducati a colonizzare un territorio pantanoso nel Salernitano: così nella pienezza di sua potestà, invertendo in limosina allo Stato l’obolo, che i pietosi non dettero al povero, perché sopperisse a servigii che erano obbligatorii al bilancio dello Stato ed alla Mensa del Vescovo. Di altri 18,000 ducati dotarono alcuni monti di pegni; che fu buona intenzione d’instituti invecchiati: e 19,479 alla casa delle Girolomine nella città di Potenza, perché ricoverasse otto orfane giovinette; opera meritoria di carità, se a minor prezzo mercata.

FONTE: G. RACIOPPI, Storia dei moti di Basilicata e delle provincie contermine nel 1860, Napoli, Morelli, 1867, pp. 79-81.

Nessun commento:

Posta un commento

La Basilicata moderna. 44. 16 dicembre 1857: il terremoto secondo Giacomo Racioppi

Ma ne paure, né pressure di polizia avrebbero tenuto a lungo interrotte le fila dell’organismo; se ai miserandi tremuoti del 16 dicembre 185...