A Napoli, già il 9 febbraio 1799 circolò l’annuncio di un nuovo periodico, il «Corriere d’Europa», con cui Angelo Coda, riproponendo una testata già nota, riprese la sua attività editoriale. Una prima versione del «Corriere d’Europa» fu pubblicata da Coda in collaborazione con Giovanni De Silva già a partire dal 28 agosto del 1798, per offrire al pubblico notizie di affari e di commercio.
Inizialmente il «Corriere» era conosciuto solo per una notizia riportata dal «Monitore»: più tardi, Giovanni Beltrani entrò in possesso occasionalmente dell’intera raccolta, acquistandola presso il libraio Casella di Napoli. Beltrani, nel 1921, segnalò l’opera pubblicando un Manifesto di annuncio con un indice cronologico. L’intera collezione entrò nuovamente nel circuito commerciale nel 1939 e fu acquistata, presso il libraio Ruggiero, da Benedetto Croce.
La pubblicazione del «Monitore» e la promulgazione, il 5 febbraio, della legge che riconosceva la libertà di stampa, risvegliarono l’istinto giornalistico del De Silva e l’interesse imprenditoriale del Coda, i quali si ripresentarono al pubblico, professando l’impegno di assumere il linguaggio della verità. Direttore del periodico fu De Silva, dotto canonico, che dal 1783 al 1785 aveva pubblicato una rivista letteraria, che comprendeva saggi di letteratura, di poesia e di scienze.
La collezione completa del periodico è costituita da ventisei fascicoli ordinari e uno supplementare, che furono pubblicati con una cadenza bisettimanale nei giorni di sabato e martedì, dal 16 febbraio al 26 maggio.Il «Corriere», dalla sede di S. Gregorio Armeno, si propose come una finestra sull’Europa e diffuse notizie di avvenimenti politici e militari, utilizzando sia corrispondenze con gli altri Stati europei sia, presumibilmente, periodici stranieri che giungevano a Napoli. I curatori del «Corriere d’Europa» espressero la volontà di servire il pubblico e per questo motivo aprirono ogni numero con un articolo riguardante la vita e le istituzione della Repubblica napoletana, riportando anche proclami e atti del governo.
Il «Corriere», proprio per la sua “europeità”, non seguì la quotidianità dei problemi connessi alle trasformazioni apportate dalla Repubblica, ma preferì soffermarsi su quegli avvenimenti o temi ritenuti di interesse generale, come quelli finanziari, religiosi, morali, o problemi come quelli derivanti dalle insorgenze, dalla coscrizione militare, dalla feudalità, dalla nomina degli amministratori pubblici. Ad esempio, per introdurre la pubblicazione della legge sull’eversione della feudalità sul «Corriere» apparve un annuncio semplice, ma significativo:
La felicità della Repubblica è fondata sulla legge dell’eguaglianza. A questo grande oggetto il governo si è occupato con molte leggi. Di gran momento e la più interessante si è considerata sempre quella dell’abolizione de’ feudi tanto desiderata da tutta la nazione. Finalmente ha veduto la luce.
Il «Corriere» sostenne uno spirito di tolleranza e di integrazione culturale e religiosa, come si evidenzia dalla proposta tesa a favorire gli ebrei e il loro culto, liberandoli da ogni sopruso. Infatti, in un articolo del 26 marzo venne riportato il discorso del ministro di polizia all’ambasciatore Bertholio in Roma:
Se mi fosse lecito proporre un mio particolare sentimento, io vorrei che si togliesse questa diversificazione degli Ebrei con farli partire dal ghetto acciocché eglino perdessero le loro maniere, e non fossero più disgiunti dall’altro popolo. La famigliarità e l’uso farebbero dimenticare la ridicola inimicizia di religione, la cui rivalità particolarmente fomentata dai Capi de’ loro culti, dai Rabbini cioè, e dai Preti verrebbe a mancare insensibilmente colla indistinta abitazione e commercio.
Il «Corriere d’Europa» si interessava, come detto, soprattutto agli avvenimenti esteri, proprio nella consapevolezza che il futuro della Repubblica napoletana e delle altre Repubbliche giacobine in Italia fosse legato al conflitto in atto tra le potenze europee: con la corrispondenza da Parigi, volle tranquillizzare i propri lettori riguardo alle sorti di Napoli, cercando di scongiurare il pericolo di un possibile utilizzo della Repubblica come pedina di scambio per equilibrare il peso delle diverse forze in campo.
L’“europeismo” del periodico venne sostenuto anche dalla solida formazione letterario-scientifica del De Silva, che dichiarò non solo di essere aperto a temi artistici, letterari e scientifici, ma anche di interessarsi alle attività agricole e commerciali, anche se solo raramente si incontrano riferimenti al commercio, con pochi esempi riguardanti le difficoltà finanziarie di alcuni Stati o della marineria di corsa. Gli altri interessi manifestati, invece, non furono nemmeno toccati, a meno che non si consideri, per una caratterizzazione letteraria, qualche piccolo annuncio della costituzione, a Torino, di una società letteraria o a pubblicazioni napoletane di vario genere; o, per una caratterizzazione scientifica, la notizia del caso di un longevo norvegese, morto a Londra all’età di 160 anni, o qualche bollettino meteorologico da Parigi con riferimenti ad un esperimento di “freddo artificiale”. Molto probabilmente il disimpegno non fu da imputare ai collaboratori, che avrebbero dovuto garantire le rispettive rubriche annunziate, ma al riguardo per il «Giornale letterario di Napoli», diretto da Aniello Nobile, interessato specificamente a temi letterari e artistici, del quale fu uno dei principali collaboratori Luigi Targioni, noto per i suoi scritti di storia dell’economia.
BIBLIOGRAFIA
- Napoli 1799. I giornali giacobini, a cura di M. Battaglini, Napoli 1988.
- A. D'ANDRIA, La libertà trionfante. Il «Corriere di Napoli e di Sicilia» del 1799, Manduria-Bari-Roma, Lacaita, 2020.
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