Il festival “Eminalis”, in programma dal 25 al 27 luglio presso Palazzo Fortunato a Rionero in Vulture, si propone di recuperare e reinterpretare questo segno antico come emblema identitario e culturale della comunità locale. L’iniziativa, promossa dall’ArcheoClub del Vulture, si inserisce nel solco della valorizzazione del patrimonio storico-archeologico della regione, proponendosi come momento di riflessione e condivisione collettiva. L’antico bollo “Eminalis” si trasforma così in un logo e in un nome carico di significati simbolici, capace di connettere la memoria storica del territorio con le pratiche culturali del presente.
Un blog sulle "microstorie" della Basilicata e sulla Storia che ad esse si intreccia.
giovedì 17 luglio 2025
EMINALIS. Il festival della Storia a Rionero (25-27 luglio 2025)
La pratica di contrassegnare tegole e mattoni con appositi bolli risale all’età imperiale, quando le manifatture ceramiche (figlinae) venivano insediate in prossimità di giacimenti di argilla e di corsi d’acqua, al fine di ottimizzare le fasi di produzione e distribuzione. Tali impianti erano spesso di proprietà di famiglie influenti, talora collegate direttamente alla domus imperiale. La documentazione epigrafica rinvenuta sui laterizi consente di ricostruire, almeno in parte, l’organizzazione produttiva e la struttura proprietaria di questi complessi. Il bollo “Eminalis”, attestato nel territorio di Rionero, rappresenta uno degli esempi di queste attestazioni. Nel corso dei secoli, i bolli laterizi hanno subito un’evoluzione formale e tipologica: dalle prime versioni rettangolari con iscrizioni lineari, si passa sotto Claudio a forme semicircolari, sotto Domiziano a configurazioni “a mezzaluna”, e successivamente a esemplari di forma circolare o nuovamente rettangolare. Le iscrizioni potevano indicare diverse informazioni: il nome della fabbrica, del proprietario o dell’appaltatore, l’origine dell’argilla, il nome del capofficina, e in alcuni casi un motto. A partire dal regno di Adriano, con la riorganizzazione statale della produzione per i grandi cantieri di Roma, divenne prassi l’inserimento anche dell’anno di fabbricazione. Nei secoli seguenti, il controllo delle fornaci si accentrò progressivamente, con un coinvolgimento diretto dell’amministrazione imperiale.
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