giovedì 5 agosto 2021

Il Mezzogiorno moderno. 17c. Il Corriere Lucano del 1860

L’esperimento comunicativo fu pienamente attuato, invece, con la rivoluzione del 1860, un’operazione pianificata, che non casualmente vide confluire nella città capoluogo Potenza patrioti organizzati e non. L’eccezionale esperimento del Governo Prodittatoriale, gli assetti e gli indirizzi politici, la pratica politico-istituzionale che lo caratterizzarono, portarono ad un esperimento di compartecipazione al progetto politico che fece della comunicazione, attraverso il «Corriere Lucano», uno strumento di rilievo.
Il «Corriere Lucano. Giornale Ufiziale della Insurrezione» fu pubblicato a partire dal 23 agosto 1860, il martedì, giovedì e sabato. Il giornale constava generalmente di un editoriale, proclami e atti del Governo Prodittatoriale, informative sugli sviluppi militari e, con minore regolarità, «cronachette interne» della vita del capoluogo.
Secondo una formula che, in ultima analisi, rinviava ai tradizionali fogli volanti a larga tiratura e ad ampia diffusione, come nel caso dei già citati «Giornale Patriottico» e del «Circolo Costituzionale Lucano», il numero di pagine era limitato a sole quattro. Il giornale si presentò fin da subito come organo ufficiale della Prodittatura, recando, infatti, l’indicazione esplicita che la redazione fosse situata nel «Palazzo Prodittatoriale», quel palazzo Ciccotti dal quale Giacinto Albini e Nicola Mignogna avevano proclamato, il 19 agosto, l’insediamento del nuovo governo . Inoltre, proprio in tale direzione, ossia come voce ufficiale e super partes dell’insurrezione, gli editoriali non recavano alcuna firma. 
In base a tali direttive, è presumibile che autore di gran parte degli editoriali fosse lo stesso Giacinto Albini, che a Napoli aveva avuto, nel biennio precedente, esperienze di giornalista per il «Corriere di Napoli» . Gli unici «compilatori» – attestati solo nel primo numero e che, si può presumere, si assunsero l’onere di redigere le notizie giornaliere – furono Giovanni Giura, Giorgio Saverio Favatà e Luigi Masci. Si tratta-va di collaboratori di rilievo, con importanti esperienze professionali e di cultura politica, a partire dal Giura, avvocato nato a Chiaromonte che fece parte, oltre che della Commissione per la redazione del «Corriere Lucano», anche della Legazione per le vettovaglie e vetture . 
Per quanto concerne il Favatà, anch’egli uomo di formazione giuri-dica, ancora studente, nel 1853, era stato incluso tra gli «attendibili» po-litici e sottoposto a sorveglianza di polizia, «relegato» in domicilio coatto a Potenza e, dopo il 1857, a Ruoti. Nell’esercizio della sua professione a Potenza aveva destato sospetti per i suoi rapporti con i fratelli Tiberio, Orazio ed Emilio Petruccelli e, nel giugno del 1859, era stato arrestato perché autore di un opuscolo ritenuto «scandaloso»; scarcerato nel luglio, venne relegato a Lauria, dove aveva fatto parte del locale comitato insurrezionale . Un’esperienza, dunque, di cultura e di pratica politica in senso decisamente democratico, quasi a equilibrare il moderato Giura. 
Infine, Luigi Masci che, nato a Potenza nel 1810, era stato impiegato dell’Intendenza di Basilicata. Personaggio dal forte profilo comunicati-vo, aveva pubblicato poesie d’occasione e, il 15 luglio 1859, aveva tenuto, a Potenza, il discorso ufficiale per la morte di Ferdinando II. Dopo il 1860 sarebbe stato impiegato nella Cancelleria della Corte d’appello di Potenza, ottenendo la direzione dell’Archivio Provinciale per il quale aveva già lavorato in precedenza .
Ai tre collaboratori segnalati dal primo numero, fu aggiunto, sul secondo numero del «Corriere», in data 25 agosto, Francesco Paolo Ambrosini, dottore in utroque jure originario di Armento e anch’egli uomo di comprovata attività «cospirativa».
Fin da subito, dunque, si organizzò una redazione costituita da componenti di comprovata esperienza nel campo della comunicazione politica. 
La stampa del giornale fu affidata a Vincenzo Santanello, in continuità con il precedente snodo del 1848-49, nel corso del quale il tipografo-editore, di origini napoletane, aveva prestato la propria opera per stampare proclami, tra i quali il noto Memorandum e il «Circolo Costituzionale Lucano». Santanello, già componente del decurionato potentino, fu, in effetti, nominato stampatore ufficiale del nuovo governo.

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