Il sito dell'antica Banzi (gr. Βαντία; lat. Bantia) era collocato su un’altura prossima alla riva orientale del Bradano, al confine tra Apulia e Lucania.
Dal pieno VII fino a tutto il IV sec. a.C., secondo il modello tipico di quest’area, l’insediamento era formato da nuclei sparsi comprensivi sia delle strutture abitative sia delle tombe, spesso riutilizzate nell’intento di sottolineare la continuità gentilizia. La ceramica rinvenuta evidenzia la matrice daunia del sito, influenzata comunque dal contatto con la vicina Peucezia. All’incirca in coincidenza con la fondazione della vicina colonia latina di Venusia, nel 291 a.C., l’abitato, entrato nell’orbita romana, si contrasse in modo vistoso, con ogni probabilità a seguito del sorgere di pochi complessi di grandi dimensioni affini alle fattorie italiote. Uno di essi, esplorato in modo integrale, indica una frequentazione durata fino all’epoca della guerra sociale. Le vicende di Banzi nel corso di questo periodo, che vede il passaggio dalla condizione di civitas libera a quella municipale, sono documentate da una serie eccezionalmente ampia di testimonianze (la cui esatta sequenza e cronologia è oggetto di discussione), che include: un breve testo in alfabeto latino e in lingua osca che cita il tribunato della plebe; il templum augurale, che attesta la forte pressione sia delle pratiche cultuali che della lingua latina; la nota Tabula Bantina, che nella faccia in alfabeto e lingua osca, di certo redatta dopo quella in latino, fa riferimento al nuovo ordinamento municipale, peraltro documentato anche da un’ulteriore e più recente iscrizione latina. Gli scavi più recenti hanno permesso di saggiare l’estensione e la regolarità dell’impianto urbano, in uso almeno fino al IV sec. d.C.
FONTE: Voce di A. BOTTINI, in Il mondo dell'archeologia, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2004.
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