giovedì 18 dicembre 2014

L'antica Lucania. 13. Il territorio in età imperiale

Il processo di romanizzazione, in atto almeno dai primi del III secolo, si configura come un momento di ulteriore profonda ristrutturazione socioeconomica della regione, che conserva comunque il suo aspetto di distretto rurale correlato a un numero ridotto di centri urbani, per lo più periferici rispetto alla sua estensione. Significativa appare soprattutto la concentrazione che si registra nella Lucania occidentale dove, oltre a Paestum, colonia nel 273 a.C., si contano le civitates foederatae (al pari di altre trasformate in municipia dopo il bellum sociale) di Eburum (Eboli), Volcei (Buccino), Arma (Atena Lucana), oltre all’importante centro di Forum Popillii (Polla). Nell’entroterra si possono invece annoverare solo Grumentum (Grumento), che peraltro si ricollega ancora al sistema appena menzionato, e Potentia (Potenza), insieme alla città (di cui non conosciamo pressoché nulla) che sostituisce l’indigena Serra di Vaglio. Sulla costa ionica si registra infine la continuazione delle antiche poleis: Metaponto esibisce tuttavia i segni di un’accentuata quanto precoce decadenza.
Nella divisione augustea dell'Italia la Lucania e i Bruzî formarono, uniti, la terza regione: limiti di essa a settentrione, verso la Campania, e ad oriente, verso l'Apulia erano rispettivamente il basso corso del Silaro (oggi Sele) e il Bradano: da quest'ultima parte pertanto Metaponto, con il suo territorio, entrava nella Lucania. Questa era a sua volta divisa dai Bruzî dal fiume Lao (Laino) sul Tirreno, dal Sibari (Coscile) e dal corso inferiore del Crati sullo Ionio. La regione, che nel periodo preromano aveva visto fiorire sulle sue coste le molte e ricche colonie greche, aveva ormai, dopo le molte guerre combattute sul suo territorio, fra Greci e Lucani, fra Lucani e Romani, dei Romani contro Pirro e contro Annibale, e il conseguente spopolamento, perduta gran parte della sua prosperità economica: così durante tutto l'impero la parte che essa rappresenta nella vita d'Italia è di secondaria importanza. Nella Lucania, paese arido e montuoso, sono larghe estensioni di pascoli e di terre quasi deserte: scarsissime sono le città; i Bruzî conservano un poco di floridezza soltanto nelle zone più prossime al mare, soprattutto sul versante tirreno. Dal punto di vista amministrativo, quando dalla metà del sec. II d. C. si ebbero anche per l'Italia funzionarî imperiali (iuridici, procuratores ad alimenta, ecc.) la terza regione fu assai spesso riunita con la seconda, l'Apulia, o con la parte estrema peninsulare di essa, la Calabria, l'attuale penisola salentina.
Con la riforma dioclezianea la regione acquistò ordinamento autonomo di provincia, retta da un corrector; i suoi confini vennero tuttavia leggermente mutati, in quanto, verso Oriente, ne fu distaccata Metaponto, passata alla Calabria, e verso settentrione le fu invece aggregato il territorio di Salerno, che prima faceva parte della Campania; mutarono fors'anche i confini interni fra la Lucania e i Bruzî: ché Buxentum passò da questi a quella. La residenza del corrector, che era alle dipendenze del vicarius Urbis Romae, era normalmente a Reggio (Rhegium Iulium): sembra però che talvolta esso si trasportasse a Salerno.
Arteria principale della regione era la via Popilia, costruita nel 159 a. C. dal censore M. Popilio Lenate (secondo altri nel 132 dal console P. Popilio); essa, venendo da Capua, entrava, attraverso il Silaro, nella Lucania, e, tenendosi dapprima nell'interno lungo la valle del Tanagro e l'alta valle del Crati, e scendendo poi sul mare, raggiungeva Reggio: sue stazioni principali erano Acerronia, Forum Popilii, Marcelliana, Nerulum, Consentia, Tempsa, Vibo Valentia, Tauriana, Rhegium.
Dalla Popilia una strada si distaccava a Nerulum, e per Grumento e Potenza, le uniche due città notevoli dell'interno della Lucania, si dirigeva verso Venosa: l'ultimo tratto di essa verso l'Apulia coincideva con la via Erculia. Altre due vie stabilivano le comunicazioni lungo i due litorali: una da Tempsa a Paestum sul Tirreno, l'altra da Reggio a Metaponto sullo Ionio; un'ultima breve strada tagliava la punta dello stivale, nel punto più stretto, da Vibo Valentia a Squillace.

FONTI: Voce di P. ROMANELLI, in Enciclopedia Italianahttp://www.treccani.it/enciclopedia/lucania-e-bruzio_(Enciclopedia-Italiana)/, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1934; voce di A. BOTTINI, in Il Mondo dell'Archeologia, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2004.

Nessun commento:

Posta un commento

Le perle lucane. 3. Lagopesole

«Lo stile somiglia a quello di Castel del Monte presso Andria, ma tranne pochi ornamenti alle finestre, archi di porta e cornicioni non esis...