Matera Città caduta nell’avvilimento, e desolazione sotto il duro giogo della passata occupazione militare, in cui non regnava, che lo spirito di rovesciare tutti i sistemi adottati dalla legittima Dinastia, non sa più vedersi languire senza i Tribunali, e le altre Autorità provinciali, delle quali era stat’antica fede. Cerca risorgere or che vede ristabilito il Trono di un Sovrano tanto protetto da Dio; e scomparso finanche dal Mondo colui, che non esisteva se non per procurar stragi e rovine. La Sua Causa tocca l’interesse di una numerosa popolazione che si volle perdere in odio di aver adempito al proprio dovere nelle circostanze più calamitose, spiegando una costante fedeltà, ed attaccamento a favore del vero Re. Tocca l’interesse di trecentomila sudditi che compongono la Basilicata, e che isdegnano di aver Potenza per Capitale. Le voci di tanti meritano di essere a preferenza ascoltate, e lo sperano dalla Clemenza di un Principe da essi adorato come Sovrano, ed amato più che Padre, avendo anche delle ragioni ad esperimentare i suoi effetti = Dettaglio intor- //1v// no l’origine del Tribunale in Matera, sua durata, e capriccioso spoglio seguito a di lei danno = Filippo IV Monarca delle Spagne, essendo ancora Sovrano di Napoli, volle nel 1640 per la più esatta amministrazione della Giustizia aumentare nel Regno il numero dei Tribunali Pro-vinciali. Il Duca Mediana era il suo Vice - Re, e questi dispose, che uno dei nuovi Tribunali, avesse nell’Aquila in Abruzzo Ultra, e l’altro in Stigliano nella Basilicata. Era Stigliano un Paese più approssimativamente al centro della nuova Basilicata, ma molto infelice per i suoi piccioli fabbricati; per la poca stabilità del suolo, che spesso scio-glievasi, e ne portava via gli edificj; per la sua situazione su una montagna elevata, ed esposta a tutti i venti, e per la mancanza di quell’abbondanza di viveri, e delle altre comodità richieste in un Capoluogo. D. Carlo Sanseverino Conte di Chiaromonte fu il primo Preside destinato alla Basilicata. Costui riconoscendo la residenza di Stigliano per inadatta, riferì l’occorrente, e fu ordinato di trasferirsi altrove la sede della Regia Udienza. Girò per Potenza, Vignola, Tolve, Tursi, e nel seguente anno 1641 arrivò in Matera, ove ritrovò la sua stabilità. Né più s’intesero reclamare le popolazioni, come avevano fatto contro gli altri luoghi prima scelti. = Nel 1734 fu questo Regno conquistato dalle vittoriose armi dell’immortale Carlo III, e nell’anno seguente Matera ebbe la sorte di vedersi onorata dalla //2r// sua Reale presenza, in occasione del ritorno da Sicilia, ove fu solennemente coronato. Allora si degnò confermarla Capitale, ed i Materani eccitati dalli più sinceri sentimenti di divozione, e riconoscenza, gli eressero il monumento della Statua Equestre, che fu situata sopra la porta del pubblico Sedile, sporgente alla piazza maggiore della Città, ove tuttavia esiste. = Dopo 25 anni che durò il Governo di sì illustre Eroe, prese le redini del Regno l’Augustissimo suo figlio Ferdinando I, il quale ereditando tutte le virtù di un padre, il cui nome non può essere abbastanza lodato, riconobbe anche Matera per Sede del Preside e della Regia Udienza fino a Febbraio 1806 = Munita la detta Città di titoli così rispettabili, non avea di che temere, ma comparse appena nel Regno le Armi Francesi, si cercò di fare contro di essa una vendetta, per essersi distinta nei rincontri più duri, e specialmente nel 1799 nella difesa della causa del legittimo Sovrano, combattendo con quella città, ove si era insinuato il veleno, che ha poi prodotto stragi, e rovine orribili. Il tempo era opportuno per distruggere i più savii sistemi conservati per tanti secoli, ed i spiriti novatori erano pronti per la riforma, per cui guardati i poveri Materani come di una opinione contraria a quella, che si voleva piantare, fu nello stesso anno 1806 pronunciato il Decreto, perché la loro Patria cessasse di essere Capitale, e prendesse questo nome Potenza, che aveva un merito a mostrare della medesima epoca del 1799. = Pubblicato un tale De- //2v// creto si atterrì l’intera popolazione, ed affinché si fosse allontanato il fulmine, ch’era per desolarla si spedì il Sindaco in Napoli. Questi si presentò da Giuseppe Bonaparte, ed ottenne, che l’affare si fosse proposto in Consiglio di Stato. Nel medesimo il voto del Sig. Saliceti valeva più di quello di tutti i Consiglieri uniti. Egli sia perché sdegnato contro il detto Sindaco, che non si era da lui diretto, sia perché Matera era invisa, sia perché voleva far conoscere la sua grandezza del potere, mentre tutti con-chiusero a favore di Matera, fu il solo ad opporrersi, ed al suo partito fece piegare il detto Giuseppe. Si pentì quindi di un gran male, che si sarebbe fatto all’intera provincia con tale traslocazione, ed impedì, che fusse succedut’alcuna novità, onde si fu, che ritrovandosi il solo Intendente passato in Potenza, questi vi restò, e Matera continuò ad essere sede dei Tribunali, talmentechè ivi fu-rono a Gennaio 1809 istallati all’uso francese, e non in Potenza. = Alla coda dell’Armata era in questo Regno venuto un certo Sig. Luigi Flach della Corsica per fare la sua fortuna. Avea un dritto a togliere il pane ad un Nazionale, ed occupò la carica d’In¬ten¬dente in Potenza. I suoi talenti non erano fatti per sostenere un tal posto, e si ebbe ad abbandonare totalmente nelle braccia dei suoi consiglieri e dei capi delle Divisioni di quel Burò, voca-bolo allora usitato. Tutti questi erano persone dotate di Dottrina, e di onestà, ma erano uomini, che non sapevano ri- //3r// nunciare ai propri vantaggi. Chi era di Potenza, ed avea un interesse per migliorare la sua patria. Chi di un luogo limitrofo, ed in carica, e gli piaceva di esercitarla in una residenza da essere sempre in mezzo alla sua famiglia. Chi ivi stabilito con un buon soldo, e voleva conservarselo. Circondato così il detto Intendente assunse l’impegno, e profittando della circostanza di trovarsi alato di Murat il suo intimo amico, e paesano Gentile, allora Generale di Gendarmeria, gli riuscì col di costui favore in Ottobre del 1811 di far scrivere dal detto Murat un altro Decreto, che fra quindici giorni passassero i Tribunali a Potenza. L’esecuzione fu pronta, ed ecco come restò quella sventurata Città spogliata del suo antico lustro spietatamente, e desolata. Matera è la migliore Città di tutta la Basilicata. Ha titoli efficacissimi, possesso di secoli, e merito per ricuperare il suo primiero lustro di Capitale.
FONTE: ARCHIVIO DI STATO DI MATERA, Fondo Gattini, b. 41, fasc. f, Memorie a pro della Città di Matera perché ottenga di ritornare ad essere Capitale della Basilicata, cc. 1r-2v.
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