Giacomo Racioppi nacque il 21 maggio 1827 a Moliterno da Francesco (insegnante di materie giuridiche e giudice di pace, che, in quanto liberale e carbonaro, aveva avuto una parte importante nei moti del 1820) e da Anna Teresa Padula. In tenera età Giacomo continuò la sua istruzione sotto la guida di uno zio, l’abate Antonio Racioppi , con lui si trasferì prima a Cirigliano poi a Spinoso e infine a Napoli dove orientò i suoi interessi verso gli studi umanistici, coltivando al tempo stesso sentimenti liberali.
Nel 1845 il padre, che nel 1842 era stato sindaco di Moliterno e nel 1843 consigliere distrettuale, morì lasciando una situazione economica familiare molto critica di cui il figlio Giacomo dovette farsene carico. Come da tradizione familiare, Racioppi fu sempre antiborbonico; non partecipò direttamente ai moti del 1848 ma, il 22 febbraio del 1849 venne arrestato perché nel suo domicilio, tra i vari documenti, venne trovata qualche copia della famosa Protesta di Luigi Settembrini contro i Borbone. Il caso venne discusso dal Consiglio di Guerra nel 1851: Racioppi fu rinchiuso a Napoli nelle carceri di Santa Maria Apparente dove, accanto ai delinquenti comuni, ritrovò altri detenuti politici come Antonio Scialoja, Luigi Settembrini, Michele Pironti, Francesco Trinchera e Giuseppe Vacca. Nel luglio del 1852 fu trasferito alle carceri centrali di Potenza, il 7 giugno 1853 fu rilasciato, iscritto nel registro degli attendibili politici e obbligato al domicilio coatto a Moliterno dove visse fino al 1860. Nel comune nativo Racioppi riprese i suoi studi di storia ed economia e sposò Vincenzina Gilberti, da cui in seguito ebbe tre figli.
Nell'agosto del 1860 fu nominato Direttore dell’Amministrazione provinciale e municipale-affari demaniali (4 Ufficio) del Governo Prodittatoriale di Basilicata, istituito il 18, e si occupò in maniera capillare, con circolari e dispacci, dei demani e delle amministrazioni comunali.
Racioppi fu, inoltre, dopo la nomina di Giacinto Albini a governatore di Basilicata (5 settembre), nominato segretario della provincia. Presentatosi come candidato al parlamento in tre collegi (Lagonegro, Tricarico e Chiaromonte) perse nel primo, ma vinse negli altri due; tuttavia rinunciò al seggio, dovendo, per incompatibilità, scegliere tra l'elezione e l'incarico di segretario. L'8 settembre 1860 divenne consigliere della prefettura di Potenza e in questa veste si trovò, a partire dal 23 dicembre, alla guida della Basilicata fino al 28 aprile 1861 quando venne nominato governatore il piemontese Giulio De Rolland. De Rolland ebbe seri dubbi sull'operato di Racioppi, sospettando presunte omertà e ambiguità sugli eventi relativi al brigantaggio, oltre ad un'eventuale connivenza con il brigante Carmine Crocco. Racioppi, comunque, si dimise dall'amministrazione prefettizia ritirandosi a vita privata e vivendo nel suo paese natale fino al 1874. Nel 1867 a Napoli uscì la sua Storia dei moti di Basilicata e delle province contermine nel 1860 dedicata al comune di Corleto Perticara. Nel 1874 fu nominato direttore della Statistica al Ministero dell'agricoltura e si dedicò a completare la monumentale Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata, pubblicata nel 1889 ed elogiata dallo stesso Benedetto Croce; successivamente fu reggente del Banco di Napoli (fino al 1896), in seguito consigliere di Stato e, infine, senatore nel 1905. Si spense tre anni dopo.
Tra le sue opere: Sui tremuoti di Basilicata nel dicembre 1857. Memoria, Napoli, Stab. Tipografico della Gazzetta dei Tribunali, 1858; La spedizione di Carlo Pisacane a Sapri. Con documenti inediti, Napoli, Giuseppe Marghieri, 1863; Storia dei moti di Basilicata e delle provincie contermine nel 1860, Napoli, Tipografia di Achille Morelli, 1867; Antonio Genovesi, Napoli, A. Morano, 1871; Storia della denominazione di Basilicata per Homunculus, Roma, Tipografia Barbera, 1871; Paralipomeni della storia della denominazione di Basilicata per Homunculus, Roma, Tipografia Barbera, 1875; Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata, Roma, E. Loescher e C. , 1889.
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