giovedì 22 luglio 2021

Il Mezzogiorno moderno. 17a. I giornali in Basilicata tra 1806 e 1840

Il giornalismo in Basilicata iniziò nel 1808, anno in cui, in seguito a quanto stabilito dalla riforma murattiana della pubblica amministrazione, ogni capoluogo di provincia del Regno ebbe l’obbligo di dotarsi di una tipografia attraverso la quale poter stampare e diffondere gli Atti dell’Intendenza: si trattava di una modalità attraverso la quale il governo centrale rendeva possibile ai sudditi la conoscenza delle leggi, dei decreti e delle informative attraverso le rappresentanze territoriali e i loro giornali ufficiali. Il 20 agosto 1808 la Basilicata ebbe il suo primo «Giornale degli Atti dell’Intendenza», che nacque come quindicinale, ma ebbe periodicità irregolare e testata mutevole, con l’ultimo numero nel 1832. Fu con il «Giornale degli Atti dell’Intendenza» che la Basilicata si aprì a nuovi obiettivi culturali e l’obbligatorietà dell’abbonamento per tutti i Comuni segnò «l’apertura di spazi, di ambizioni, di prospettive culturali» .
Nella provincia vi erano, dunque, le premesse per l’avvio di una stampa periodica, progetto che trovò difficile accoglienza in una realtà socio-economica come quella della Basilicata del tempo. La Restaurazione completò il quadro di «resistenza» culturale, «poiché caduto il Regno murattiano, un nuovo regime di assolutismo politico, sospettoso verso ogni manifestazione di pensiero e soprattutto verso la stampa, si instaurò e fece tragicamente rientrare, fra l’altro, ogni speranza di pubblicare liberamente giornali e riviste» . Tra il 1815 e il 1820 il panorama editoriale nella Basilicata non fu incrementato, registrando anzi un passo indietro rispetto agli anni murattiani e alle aspettative suscitate dal «Giornale dell’Intendenza». 
La censura dilagò ovunque, nel Mezzogiorno e ancor più in Basilicata: dopo il Congresso di Vienna e la Restaurazione mancò una stampa popolare, in quanto «la borghesia meridionale non aveva ancora maturato grande interesse al progresso dell’industria e dell’agronomia, che la popolazione era quasi analfabeta e, infine, che il Governo dei Borbone mostrava scarsa attenzione alla cultura» . Nel corso della rivoluzione del 1820-21 in Basilicata fu edito un notevolissimo periodico, il «Giornale Patriottico della Lucania Orientale» , che, pubblicato a Potenza a partire dal 10 luglio 1820 con cadenza decadale, esaurì la sua funzione informativa rapidamente all’indomani della concessione della libertà di stampa, voluta dal Parlamento napoletano il 26 luglio. Esso può considerarsi, dunque, data la breve esistenza e la mancanza di seguito, dopo l’entusiasmo rivoluzionario, alla stregua di una prova di giornalismo politico. Il «Giornale», in effetti, si situa al limitare dell’età napoleonica, con la quale condivide il carattere di comunicazione altamente politicizzata, pur se ancora in senso piuttosto retorico che informativo, certamente su influsso di periodici come la nota «Minerva Napoletana» . Dopo i giornali editi durante il 1820-21, ci fu un lungo periodo di silenzio per la stampa lucana. Fu solo dal 1830 che il nuovo sovrano Ferdinando II permise la pubblicazione, accanto ai fogli ufficiali, di testate indipendenti come il «Giornale Economico Letterario della Basilicata», un periodico trimestrale, che, pubblicato per la prima volta nel 1838, nell’ex tipografia dell’Intendenza, pubblicava non solo articoli tecnici, ma si occupava anche di argomenti letterari e culturali. 

BIBLIOGRAFIA: 
Antonio CATERINO, La Basilicata e la sua stampa periodica. Bibliografia: 1808-1996, Bari, Catalogo Unico delle Biblioteche Apulo-Lucane, 1968.
Pantaleone SERGI, Storia del giornalismo in Basilicata, Roma-Bari, Laterza, 2010.

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