giovedì 15 ottobre 2020

Il Mezzogiorno moderno. 13. Le Sale d'Istruzione Patriottica

La creazione delle sale d’istruzione rientrava nella politica “culturale” della Repubblica napoletana del 1799 (come dimostra il diffuso accenno ad esse da parte del Conforti, nel "Monitore Napoletano" n. 12, p. 133), accanto alla diffusione dei giornali ed alla ripresa di tragedie “educative”. 
La prima sala, inaugurata il 10 febbraio nella sala dei concorsi dell’Università, ebbe tra i suoi più assidui frequentatori Pagano, Russo, Logoteta, Ciaia e Serio, in una significativa mistione di esponenti moderati e radicali per una discussione pubblica delle decisioni governative, spesso discusse a porte chiuse. La sala d’istruzione e la Società Patriottica di Salfi, tuttavia, per il loro stesso ca-rattere pubblico, non moderato da significativi interventi degli esponenti dell’ala moderata, diventarono ben presto espressione del dissenso dei radicali, in special modo del Russo, in netto dissenso, quindi, con l’auspicio del generale Championnet, che si augurava non dessero “campo a personalità, e doglianze, ed a continue accuse” (Monitore 9, p. 90).
Si trattò, dunque, come per il teatro, di un approccio diretto - basato sulla parola come le feste repubblicane erano basate sul “visibile” parlare - del governo al popolo, altrimenti limitato ai generici, e comunque appassionati, riferimenti della Fonseca dalle colonne del Monitore. 
BIBLIOGRAFIA
A. M. RAO, La Repubblica Napoletana del 1799, Roma 1997, pp. 51-52. 
EAD., Il sapere velato. L’educazione delle donne nel dibattito italiano di fine Settecento, in A. MILANO (a cura di), Misoginia. La donna vista e malvista nella cultura occidentale, Roma 1992, pp. 243-310. 

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