mercoledì 11 dicembre 2019

Dopo sei anni: LA MISSIONE DI UN BLOG

La passione per la ricerca, per la rilettura e l’analisi delle proprie radici è un tema che negli ultimi anni è stato coltivato con impegno costante da storici di professione e dilettanti. Tanto più importante questo tema si situa in una terra come la Basilicata, ormai definitivamente sottratta allo stereotipo di territorio chiuso e immobile di leviana memoria, soprattutto perché, una volta messa in correlazione con la grande storia meridionale e italiana, nel lungo periodo, essa risulta di peculiare interesse. Infatti, nell'ambito del più generale contesto storiografico inerente il complesso sistema delle realtà locali del Mezzogiorno d’Italia in età moderna, di particolare interesse risulta lo studio delle piccole e medie città del Regno di Napoli nella loro variegata realtà istituzionale-amministrativa ed economico-sociale.
Si trattò, in effetti, di realtà diversificate, vitali, spesso molto dinamiche rispetto anche al contesto provinciale, profondamente legate al loro contesto territoriale e con un rapporto spesso conflittuale con i rappresentanti del potere centrale, con fasi in genere altalenanti.
Si tratta forse di microstoria nel senso negativo del termine? Risulta difficile dirlo... Quella nota con questo nome fu una pratica storiografica nata in Italia a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta del XX secolo: sul piano metodologico, la microstoria seria ha prodotto indagini di lunga durata che si concentrano su aree geografiche molto circoscritte, per offrire una ricostruzione minuziosa e analitica della storia di piccole comunità locali: avvenimenti, personaggi e atteggiamenti mentali che inevitabilmente sfuggono alla storia di vasta scala, fatta di grandi processi storici analizzati per mezzo di categorie generali (Stato, ordini sociali, sistemi economici ecc.) e periodizzazioni convenzionali (Età medievale, moderna e contemporanea). I maggiori contributi forniti da questo indirizzo di ricerca (per cui è stata avanzata la proposta di autonomo genere storiografico) sono la capacità di cogliere elementi di continuità e mutamento nascosti dietro i modelli sociali tradizionali (che in tal modo vengono stimolati all’aggiornamento, alla correzione e alla sintesi), e l’introduzione di fonti e metodi nuovi (da un lato la quotidianità, i piccoli dettagli di biografie minori, dall’altro la dimensione dei comportamenti, delle strategie, del ricordo, della memoria, delle credenze, delle paure e dei dubbi collettivi). I contributi degli esponenti più rappresentativi della microstoria, come Ginzburg, Grendi, Cerutti ed altri, sono confluiti nella collana Einaudi Microstorie, che dal 1981 ha affiancato il dibattito promosso dalla rivista Quaderni storici (1976-83). 
Da questo tipo di storia nasce il progetto Di Storia, di storie, avviato nel febbraio del 2013 e che, partendo da quanto detto, si è sviluppato con cadenza settimanale per pubblicare fonti, materiali didattici, lavori originali di studenti liceali e universitari, segnalazioni di libri ed eventi, link a opere rare, bibliografie tematizzate relative alla Basilicata e al Mezzogiorno d’Italia. Il blog è gestito dal sottoscritto, con la collaborazione di due redattori/segretari e di diversi collaboratori occasionali, per un totale di 482 post pubblicati, con cadenza settimanale e, laddove ci siano eventi e temi di particolare rilevanza, con pubblicazione domenicale, spesso riservata a collaboratori free lance che inviino alla redazione pezzi di interesse scientifico peculiare.
Esso è diviso in vari temi: Editoriali (su eventi e temi di attualità per studiosi e studenti), Documenti, Materiali didattici, Territorio, Personaggi, Storia generale, Storie locali
Proprio a proposito di queste ultime, si è partiti dal più recente dibattito sulla storiografia locale dei regni di Napoli e di Sicilia lungo tutto il percorso della modernità, che indica la necessità, da parte degli studiosi, di comprendere appieno un discorso vario e complesso nelle sue diversificazioni e stratificazioni, in passato liquidato dalle istanze positivistiche e "modernizzanti" e solo da pochi decenni pienamente rivalutato nella sua giusta prospettiva, come evidente risultanza di una necessità, da parte delle comunità del Regno di Napoli, di autorappresentazione verso la Capitale e nei confronti di se stessa, divisa tra modalità comunicative visibili a tutti - rappresentate dalle dimore signorili - e modalità di comunicazione verso l’esterno, nell’ottica, sempre, di un costante riferimento alla cultura ed alla rappresentazione della comunità. Non un monolito, comunque, è questa storiografia locale, ricca di generi storiografici, ma allo stesso tempo saldamente imperniata su tali grandi direttrici tematiche. Le "storie di città", ad esempio (riprodotte con appositi link a portali come Internet Archive o Internet Culturale) riflettono il legame tra patriziato e territorio nell'ampio periodo delle riforme dei seggi cittadini e dell'emergere, come si è detto in precedenza, di famiglie "rampanti" che vogliono la nobilitazione e cercano di realizzarla anche tramite la figura dello storico "di mestiere". Si evidenzia la presenza di temi che, ferma restando la necessità di cadere in tipologie eccessivamente schematiche, puntano ad un "pubblicismo apologetico", in cui l'opera storiografica tende a farsi discorso di seggi e famiglie, quindi con un forte richiamo al passato come origine e perno della costituzione presente ed allo stesso tempo tronco su cui si innesta la fedeltà verso i regnanti. La necessità di salvare dall'oblio i fasti patrii, così presente e diffusa nelle introduzioni, diviene dunque discorso politico, riassunzione di un'antichità che non è solo modello esemplare, ma origine di tutto quello che la città ha di peculiare. 
Strettamente intrecciati, nel blog, sono, poi, i post relativi al rapporto tra storia generale e il territorio. Nel primo caso, la sezione Storia generale intende offrire non solo spaccati della storia della Basilicata, spesso ignoti al grande pubblico o disinvoltamente manipolati in siti non sufficientemente informati, ma soprattutto propone anche riassunti, utili a studenti e insegnanti, di periodi fondamentali per la storia del Mezzogiorno, con particolare attenzione a snodi politico-istituzionali ed amministrativi altrimenti relegati a manuali specialistici difficilmente raggiungibili al pubblico e, laddove consultabili, poco comprensibili per i tecnicismi ivi presenti. Un autore guida, per i centri lucani, è stato Lorenzo Giustiniani, di cui sono riprodotte le schede del suo Dizionario geografico ragionato relative ai singoli paesi, volte a fornire l’ubicazione e una breve descrizione del luogo; la riproduzione delle schede vuole aiutare appassionati e studiosi a tracciare anche un profilo storico con notizie relative allo status giuridico-amministrativo, alla provincia di appartenenza, alla diocesi, agli elementi tipici del territorio e dell’economia, all’evoluzione demografica secondo uno schema standardizzato ma al contempo flessibile, che può occupare poche righe o intere pagine.
I documenti, in questo senso, vanno a completare l’operazione di recupero, valorizzazione e fruizione degli elementi identitari, con la trascrizione o la riproduzione fotografica di testi rari o poco conosciuti che possano essere letti direttamente dagli appassionati per costituire una sorta di traliccio non solo per la conoscenza storica, ma anche, in alcuni casi accertati, dell’operazione di scrittura e analisi di eventi e problemi legati alle realtà locali. Ulteriore rilevanza, in questo contesto, assume la sezione relativa ai Materiali Didattici, che raccolgono mappe concettuali, schemi, riassunti utili a studenti universitari e delle secondarie superiori, nonché ai docenti di storia, per costruire percorsi e progetti a carattere storico.
La sezione Personaggi non intende riproporre l’ormai obsoleta storia per medaglioni, tanto cara all'erudizione locale, quanto piuttosto offrire all’attenzione del grande pubblico personalità che, in un modo o nell’altro, da artefici o da oppositori, contribuirono alla costruzione dell’identità della Basilicata: in tal senso, sono stati privilegiati non tanto – o non solo – i grandi, quanto soprattutto personaggi di spicco nella cultura lucana e nazionale, come Francesco Lomonaco o Francesco Mario Pagano, o uomini di cultura ingiustamente dimenticati dal pubblico e dagli studi, come gli illuministi Onofrio Tataranni e Nicola Fiorentino. Ad ognuna di queste personalità è stata dedicata una serie di post biobibliografici, con appositi link alle opere (ove reperibili), per consentire una lettura il più diretta possibile del loro pensiero. Altrettanta cura è stata dedicata ai cosiddetti patrioti, dai più celebri e studiati, con riproposizione di studi anche di rilievo, come quelli del Dizionario Biografico degli Italiani o dei vari dizionari del Risorgimento, a quelli “di seconda fila”, che contribuirono, spesso da posizioni radicali, alla costruzione dell’Unità e dello Stato italiano. 
Fortemente legato, a complemento, per così dire, di quest’operazione di divulgazione su solide basi scientifiche è la pagina Facebook, gestita altresì in modo collettivo, dove vengono pubblicati link alle pagine recenti e articoli storici di vario genere, con una prevalenza delle pagine della rubrica “Basilicata Storica” ospitata sul quotidiano locale “La Nuova del Sud”, al quale collaborano diversi dei redattori del blog. Rispetto al blog, la cadenza dei post sul social è varia e rispetta più lo sviluppo di una sorta di “blog parallelo” a carattere di news ed eventi, con collaborazioni di vario genere con Enti e Istituti di Ricerca, quali l’Università della Basilicata, oltre a varie associazioni storico-culturali presenti sul territorio regionale e dell’intero Mezzogiorno d’Italia. 
Il pubblico dei lettori e fruitori del blog è composto soprattutto da italiani, con circa 60.000 visualizzazioni, seguiti da statunitensi (con circa 10.000 visualizzazioni), che si connettono essenzialmente tramite pc e raggiungono il blog tramite Google e Wikipedia. 
Dunque, l’operazione di public history perseguita da Di Storia, di storie è quella del recupero della memoria storica, tra identità sommerse e identità svelate lungo questi sei anni di vita. Il blog si propone, oggi più che mai, di stimolare alla valorizzazione, recupero e condivisione degli elementi identitari non le grandi istituzioni centrali, quanto, piuttosto, le associazioni, le Società Storiche e delle Deputazioni: l’ancoraggio sul territorio, il legame con le tradizioni e l’identità locale, in rapporto con i contesto più generali, permettono, infatti, a queste istituzioni di recuperare una dimensione civile della Storia. La progressiva attenzione verso le province operata dalle istituzioni locali, in effetti, corrisponde all’allargarsi del rapporto tra centro e “patria locale” e restituisce una dimensione più ampia alle appartenenze regionali. È questo, dunque, il senso di Di Storia, di storie, ossia l’uso politico della Storia nel senso più nobile: contribuire a ricostruire l’identità nazionale attraverso il coinvolgimento, una volta ancora, delle piccole patrie locali, dei “mattoni” base dello Stato, i cittadini. Uscire dal chiuso dell’Accademia e parlare, ancora una volta, ai cittadini con un linguaggio più accessibile potrà permettere al mestiere di storico di avere ancora un senso civico.


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