mercoledì 3 luglio 2013

L'antica Lucania. 7. Il mito di Melanippe e Metaponto

Nettuno sedusse la bellissima Melanippe, figlia di Desmonte oppure, secondo altri poeti, di Eolo, e generò da lei due figli. Quando Desmonte lo seppe, accecò la figlia e la rinchiuse in prigione; per di più ordinò che le venisse dato poco da mangiare e da bere e che i bambini fossero gettati in pasto alla fiere. E così fu fatto; ma poi arrivò una vacca da latte e offrì ai piccoli le mammelle. Quando i pastori lo videro, presero i bambini con loro per allevarli. 
Nel frattempo, Metaponto re d’Icaria, chiese alla moglie Teano di partorirgli dei figli, per poter lasciare loro il regno. Teano, spaventata, fece chiamare i pastori perché le trovassero un bambino da presentare al re; quelli le mandarono i due che avevano trovato e Teano fece credere al marito che fossero suoi.
In seguito Teano ebbe due figli da Metaponto; ma dato che il re preferiva i primi due, perché erano bellissimi, Teano volle sbarazzarsene, per riservare il regno ai figli che aveva partorito lei stessa. Giunse il giorno in cui Metaponto soleva andare a sacrificare a Diana Metapontina. Teano colse l’occasione per svelare ai suoi figli che i loro presunti fratelli non erano tali: “Perciò, quando andranno a caccia, uccideteli a pugnalate”. Quelli salirono dunque sul monte, seguendo le esortazioni della madre, e cominciarono a combattere, ma con l’aiuto del dio loro padre i figli di Nettuno vinsero ed uccisero i figli di Metaponto; quando i corpi di questi ultimi vennero riportati alla reggia, Teano si uccise con un coltello da caccia. I due vendicatori, Beoto ed Eolo, si rifugiarono presso i pastori che li avevano allevati; là Nettuno rivelò loro che erano suoi figli e che la loro madre era tenuta prigioniera. I due si precipitarono allora da Desmonte, lo uccisero e liberarono la madre dalla sua prigione; e Nettuno le rese la vista. In seguito i figli la portarono in Icaria e svelarono al re di Metaponto la perfidia di Teano. Metaponto sposò allora Melanippe e ne adottò i due figli, che poi fondarono nella Propontide due città che chiamarono Beozia ed Etolia, dai loro rispettivi nomi.

Da IGINO, Fabulae, 186

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