Iniziamo, con questo post, la pubblicazione di tabelle inerenti i rei di Stato lucani del 1799, meritoriamente schedati, nel 1961, da Tommaso Pedio. Risulta, comunque, utile, premettere alla pubblicazione di tali tabelle, fondate proprio sull’opera del Pedio, alcuni dati contestuali.
Il 24 giugno 1799, dopo la resa di Sant’Elmo e le capitolazioni (peraltro non rispettate) il ripristinato regime borbonico, come già detto, iniziava una massiccia politica di repressione in tutte le province del Regno. In Basilicata, dove era stata opposta strenua resistenza alla avanzata sanfedista, fu inviato come visitatore il marchese della Valva che, coadiuvato da «assessori», iniziò la propria attività diretta ad individuare ed a punire i nemici della Corona ed a segnalare coloro che si fossero distinti contro il movimento repubblicano. Suddivisa la provincia in vari «riparti», ad ognuno di questi fu delegato un assessore con il compito di procedere alla cattura dei rei e di giudicare gli stessi «more belli ad horas».
Il compito del visitatore di Basilicata si presentò, comunque, molto più complesso del previsto. Infatti, a differenza di altre province, nelle quali le forze popolari avevano nascosto i propri propositi di “rivoluzione sociale” dietro le insegne sanfediste, in Basilicata il movimento repubblicano aveva assunto vaste proporzioni e aveva resistito all’avanzata sanfedista: di conseguenza, il visitatore destinato in Basilicata dovette indagare non soltanto tra la borghesia, ma anche e soprattutto nel ceto contadino.
I vari assessori chiamati ad indagare sull’attività svolta da ogni cittadino durante i fatti del pentamestre repubblicano ricorsero ad ogni mezzo affinchè nessuno rimanesse impunito, tanto che, a chiunque denunciasse i propri compagni erano promesse l’impunità o impieghi. Alla fine delle indagini in Basilicata, si contarono 1.307 “rei di Stato”, in gran parte popolani, schedati come nemici della Corona.
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