Di due autori lucani abbiamo testimonianze tali da farci riflettere sul proliferare degli studi letterari anche in Basilicata durante il regno di Federico II.
Di Eustachio sappiamo che fu giudice a Venosa, visto che dice, in un frammento:
Nomen Matera genitrix Eustacius, omen / Judicis, et Scribae Venusiaque dedit: / Excidium Patriae velut alter flet Hyeremias / Mundi conflictus, Italiae que malum: / Italiae fata queror Urbis, et Orbis onus.
("Mi fu madre Matera, il nome è Eustachio, / giudice di mestiere e a Venosa / fui scriba: la rovina della Patria, / la guerra mondiale e il mal d'Italia, / sì come piange un nuovo Geremia / io canto, e dell'Italia i fati / e il peso universale" - nostra traduzione).
Riccardo dedica l'opera a Federico II (v. 11: Hoc acceptet opus Fredericus Cesar), probabilmente iniziando a scriverla quando l'imperatore, nel 1228, parte da Brindisi per la sua Crociata, lasciando come luogotenente Rainaldo di Urslingen. A lui si appella (vv. 1073-1110) un personaggio della commedia, Fulcone, secondo un modulo giuridico poi sancito nelle Constitutiones Melphitanae, il che ci consente di datare l'opera agli anni 1228-1231, anche perché nel biennio '30-31 è attestata la presenza dell'imperatore nella zona del Vulture.
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