Il passaggio dall’attenzione primaria per la Capitale del Regno alle province, in concomitanza con una più decisa attenzione ad esse, da parte del Viceregno, come preziose fonti fiscali in concomitanza con la ripresa della lotta anti-turca, creò un'opera che sarebbe stata modello strutturale ed espositivo nelle sezioni introduttive delle storie locali, la Descrittione del Regno di Napoli di Scipione Mazzella , ricca di «utilissime notizie, sebben senza troppo accorgimento ammassate», secondo il giudizio del Soria, incentrato sull’utilità dell’opera del Mazzella. Esso può essere ancora valido, in quanto la Descrittione appare come un serbatoio ricchissimo di dati, inaugurando il modello espositivo non solo delle successive descrizioni, ma anche delle sezioni proemiali delle storie locali, nelle quali l’attenzione al sito, alla conformazione geografica e topografica della zona, alle costruzioni ed ai dati economico-fiscali diventava una vera e propria ‘porta d’ingresso’ per introdurre le caratteristiche originali della comunità.
Se l’opera del Mazzella inaugurava una vera e propria tradizione parallela, situandosi all’inizio della tradizione
di un genere con alte potenzialità di consumo, fu, tuttavia, la meno accurata descrizione di Enrico Bacco a diventare un modello canonico per le storie provinciali lungo il Seicento, se non altro per le molte edizioni ed ampliamenti che conobbe lungo il secolo. Il Regno di Napoli diviso in dodici provincie dello scrittore-libraio di origine tedesca , infatti, ponendosi più decisamente nel solco della letteratura ‘utile’, epitomava, per così dire, l’ampia struttura parastoriografica del Mazzella e, pur riprendendone modi e forme espositive, concentrava in forme più accessibili, quasi a mo’ di prontuario, i dati geografici, storici, politico-istituzionali di ciascuna provincia, introducendo, altresì, il criterio delle rubriche cittadine. Infatti, laddove il Mazzella aveva armonizzato, secondo il modello biondiano ed albertiano, la breve descrizione delle città più importanti della provincia nel tessuto della descrizione dell’intero contesto provinciale, il Bacco introdusse un struttura assai più schematica e segmentata, molto più manualistica. In effetti, ad una brevissima descrizione della provincia, completa di cenni cursori di toponomastica e dell’indicazione di diocesi e vescovati, seguiva l’elenco dei centri abitati, con relativi fuochi, come già nel modello Mazzella, seguita da una «breve relatione dell’origine di alcune Città, e Terre della presente Prouincia», comprendente un rapido riassunto della storia cittadina, delle famiglie nobili e degli uomini illustri. Un modello, dunque, quello del Bacco, assai più utilizzabile in sede di presentazione della città, se non altro perché molto più segmentato, e quindi più ‘smontabile’, di quello narrativo del Mazzella.
BIBLIOGRAFIA:
P. VENTURA, Mazzella, Scipione, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2009, vol. 72, pp. 554-557.
F. SORIA, Memorie storico-critiche degli storici napolitani, in Napoli, nella Stamperia Simoniana, 1781
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