martedì 26 agosto 2014

Brienza in età moderna. 2. I poteri in lotta (Cataldo De Luca)

Abbiamo detto, in un post precedente, che a Brienza i rapporti tra Università, feudo e Chiesa non furono facili. Lo testimonia, nel XVIII secolo, una causa in cui il clero sosteneva e dimostrava che il marchese aveva occupato ingiustamente i terreni  di sua proprietà e quindi chiedeva che bisognava pagare l’affitto dei terreni, mentre il marchese sosteneva che il clero non poteva dimostrare con documenti certi che quei territori erano di sua proprietà: questa situazione poté essere sciolta solo nel 1806 con l’abolizione della feudalità. 
Più drammatica è la vicenda dei beni di una congregazione laicale (la cappella del Rosario) che a Brienza svolgeva attività creditizia ed assistenza. Il marchese iniziò a sostenere che la confraternita fosse di sua proprietà  il vescovo decise di dividere le rendite affidandole a suo nipote e al marchese di Brienza. Quando fu eletto procuratore della cappella  Antonio Caselli, egli inviò a Napoli una denuncia in cui raccontava la storia della Cappella, sicché fu imprigionato e torturato dalle truppe baronali: con la sua morte il recupero dei beni usurpati fu messo a tacere. 
Ed infine, numerose furono anche le cause per questioni di confine tra le università: infatti nel 1727 l’università di Atena ricorreva al Consiglio Collaterale  per essere reintegrata nel possesso di alcuni territorio demaniali ai confini con Brienza, tanto che il sindaco di Atena (Agatino Pepe) capeggiato da un gruppo di abitanti occupò questi territori, sicché l’università di Brienza denunciò il sindaco e gli eletti di Atena che vennero arrestati. 
Altre liti per questioni di confine si registrarono anche con l’università di Sant’Angelo Le Fratte. mentre per porre fine a liti col barone l’università di Brienza aveva deciso di prendere in affitto dal barone la bagliva, la portolania, il diritto proibitivo dei forni diritto di piazza zecca censi sulle case e terraggi del feudo del monte. Con un pagamento annuo di 1.200 ducati 1.200 tomoli di grano e 600 di orzo.ma ben presto il grave peso del canone annuo indeboliva l’autonomia amministrativa, tanto che soltanto col passare del tempo si riuscì a ridurre questo canone.

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