martedì 28 maggio 2013

Personaggi. 7. Basileo Addone di Potenza. Tra rivoluzione e restaurazione

Basileo Giovanni Pasquale Addone nacque a Potenza il 10 febbraio 1772 da Gaetano, dottore in utroque iure e ricco proprietario. Dopo aver studiato a Napoli, come il fratello maggiore Nicola, tornò a Potenza e, nel corso degli eventi che portarono alla costituzione della Municipalità repubblicana potentina, costituita il 3 febbraio, all’indomani di quella di Tito e due giorni prima di quella di Avigliano, fu coinvolto in pieno. La Municipalità, eletta in pubblico parlamento, era stata fortemente voluta dal vescovo Giovanni Andrea Serrao, uno dei promotori dello stesso innalzamento dell’albero della Libertà.
  La municipalità repubblicana potentina si distinse nettamente dalle municipalità dovute o imposte, in quanto «democratica e popolare» proprio per assetti e modalità di elezione diretta dei suoi componenti. Se, da un lato, la municipalità rispondeva esattamente ai primi indirizzi del Governo provvisorio della Repubblica, distaccandosi progressivamente «dal lealismo borbonico», d’altro canto andava a sconvolgere consolidati equilibri cittadini. Infatti ad appena ventun giorni dalla costituzione della Municipalità repubblicana, «fedeli seguaci del locale feudatario conte Loffredo, di concerto con componenti della stessa guardia civica», dopo aver ucciso brutalmente il vescovo Andrea Serrao, ancora a letto, e il reggente il seminario diocesano Antonio Serra, ne portarono in giro per la città quali trofei, le due teste, infilate sulle punte di due pali, istigando la plebe ad imitarli nella strage e nel saccheggio delle case dei giacobini.
La
I tragici eventi del 24 febbraio, a Potenza, non riuscirono a cancellare l’esperienza repubblicana: infatti, dopo tre giorni di gravi e persistenti disordini, il 27 febbraio si riuscì, con il determinante concorso di forze repubblicane dei centri vicini, a ripiantare l’albero della libertà in Piazza del Seggio, rieleggendo, sempre in pubblico parlamento, una seconda Municipalità repubblicana, alla cui presidenza fu eletto l’ex sindaco Giosuè Ricciardi, mentre il comando della nuova Guardia civica veniva affidato proprio a Basileo Addone.
Attirati e uccisi nella propria casa gli assassini del Serrao, Addone partecipò allo scontro armato contro le residue forze antirepubblicane che ancora minacciavano la città. Un documento testimonia, appunto, l’eroica difesa dei fratelli Addone contro gli uomini della guardia civica sospettati di averli assaliti nel loro palazzo. Lo scontro si tenne nel palazzo comitale della Cavallerizza, adiacente al palazzo Loffredo, in pieno centro cittadino, a poca strada dal Duomo e nei pressi della piazza del Sedile che, in quell’occasione, aveva assunto l’emblematica funzione di rappresentare il legame tra la nuova borghesia repubblicana e il clero aderente al programma della Repubblica napoletana.
Restaurata la municipalità, Basileo Addone partecipò attivamente alla resistenza contro le forze del cardinale Ruffo.
Nel maggio del 1799, occupata Potenza dalle truppe di Sciarpa, Nicola Addone era riuscito a sfuggire alla cattura, nascondendosi per lungo tempo nei boschi e riparando successivamente in Francia; ritenuto «immeritevole della Reale indulgenza» insieme al fratello Basileo, il 13 febbraio 1800 veniva deciso il sequestro dei loro beni. In totale, nella Provincia di Basilicata si contarono 189 condannati, cui si aggiunsero i giustiziati, dal giugno 1799 al settembre del 1800, in base alla sentenza della Suprema Giunta di Stato. Tra i processati, sette furono i “rei di Stato” che il tribunale di Matera condannò a morte: Oronzo Albanese, uno dei protagonisti di primo piano, nell'area del Potentino, del movimento democratico-repubblicano, giustiziato a Matera il 30 dicembre del 1799, e sei potentini giustiziati, sempre a Matera, il 15 marzo del 1800: Michelangelo Atella, sacerdote, Romualdo Saraceno, «industriante di vatica», Rocco Napoli, negoziante, ex componente della Municipalità repubblicana, Giosuè Ricciardi, funzionante pro regio iudice ad contractus, Gerardo Molinari e Gerardo Antonio Vaglio.
Mentre il padre fu costretto a trasferirsi in Napoli, Basileo Addone, con il fratello Nicola, riparò in Francia. Fece parte dell'Armata d'Italia e, dalla Lombardia, rientrò a Potenza soltanto nel 1806.
Basileo, seppure all’ombra del fratello, svolse un ruolo notevole nella politica di espansione della famiglia sul territorio. Il minore dei fratelli Addone, infatti, fu colonnello della Legione Provinciale di Basilicata ed ottenne il titolo di «cavaliere» trasmissibile agli eredi. Nel marzo del 1807 represse i moti contadini di Brindisi di Montagna e fu sindaco a Potenza nel 1808 e nel 1819.
Basileo Addone morì a Potenza il 9 agosto del 1845.

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