Basileo Giovanni
Pasquale Addone nacque a Potenza il 10 febbraio 1772 da Gaetano, dottore
in utroque iure e ricco proprietario. Dopo aver studiato a Napoli, come il fratello maggiore Nicola, tornò a Potenza e, nel corso degli eventi che portarono alla costituzione della Municipalità repubblicana
potentina, costituita il 3 febbraio, all’indomani di quella di Tito e due
giorni prima di quella di Avigliano, fu coinvolto in pieno. La Municipalità, eletta in pubblico parlamento, era stata
fortemente voluta dal vescovo Giovanni Andrea Serrao, uno dei promotori dello
stesso innalzamento dell’albero della Libertà.
La municipalità repubblicana potentina si
distinse nettamente dalle municipalità dovute o imposte, in quanto «democratica
e popolare» proprio per assetti e modalità di elezione diretta dei suoi
componenti. Se, da un lato, la municipalità rispondeva esattamente ai primi
indirizzi del Governo provvisorio della Repubblica, distaccandosi
progressivamente «dal lealismo borbonico», d’altro canto andava a sconvolgere
consolidati equilibri cittadini. Infatti ad appena ventun giorni dalla
costituzione della Municipalità repubblicana, «fedeli seguaci del locale
feudatario conte Loffredo, di concerto con componenti della stessa guardia
civica», dopo aver ucciso brutalmente il vescovo Andrea Serrao, ancora a letto,
e il reggente il seminario diocesano Antonio Serra, ne portarono in giro per la
città quali trofei, le due teste, infilate sulle punte di due pali, istigando
la plebe ad imitarli nella strage e nel saccheggio delle case dei giacobini.
La
I tragici eventi del 24 febbraio,
a Potenza, non riuscirono a cancellare l’esperienza repubblicana: infatti, dopo
tre giorni di gravi e persistenti disordini, il 27 febbraio si riuscì, con il
determinante concorso di forze repubblicane dei centri vicini, a ripiantare
l’albero della libertà in Piazza del Seggio, rieleggendo, sempre in pubblico
parlamento, una seconda Municipalità repubblicana, alla cui presidenza fu
eletto l’ex sindaco Giosuè Ricciardi, mentre il comando della nuova Guardia
civica veniva affidato proprio a Basileo Addone.
Attirati e uccisi nella propria
casa gli assassini del Serrao, Addone partecipò allo scontro armato contro le residue
forze antirepubblicane che ancora minacciavano la città. Un documento testimonia,
appunto, l’eroica difesa dei fratelli Addone contro gli uomini della guardia
civica sospettati di averli assaliti nel loro palazzo. Lo scontro si tenne nel
palazzo comitale della Cavallerizza, adiacente al palazzo Loffredo, in pieno
centro cittadino, a poca strada dal Duomo e nei pressi della piazza del Sedile
che, in quell’occasione, aveva assunto l’emblematica funzione di rappresentare
il legame tra la nuova borghesia repubblicana e il clero aderente al programma
della Repubblica napoletana.
Restaurata la municipalità, Basileo
Addone partecipò attivamente alla resistenza contro le forze del cardinale
Ruffo.
Nel maggio del 1799, occupata Potenza dalle
truppe di Sciarpa, Nicola Addone era riuscito a sfuggire alla cattura,
nascondendosi per lungo tempo nei boschi e riparando successivamente in
Francia; ritenuto «immeritevole della Reale indulgenza» insieme al fratello
Basileo, il 13 febbraio 1800 veniva deciso il sequestro dei loro beni. In totale, nella Provincia
di Basilicata si contarono 189 condannati, cui si aggiunsero i giustiziati, dal
giugno 1799 al settembre del 1800, in base alla sentenza della Suprema Giunta
di Stato. Tra i processati, sette furono i “rei di Stato” che il tribunale di
Matera condannò a morte: Oronzo Albanese, uno dei protagonisti di primo piano,
nell'area del Potentino, del movimento democratico-repubblicano, giustiziato a
Matera il 30 dicembre del 1799, e sei potentini giustiziati, sempre a Matera,
il 15 marzo del 1800: Michelangelo Atella, sacerdote, Romualdo Saraceno,
«industriante di vatica», Rocco Napoli, negoziante, ex componente della
Municipalità repubblicana, Giosuè Ricciardi, funzionante pro regio iudice ad
contractus, Gerardo Molinari e
Gerardo Antonio Vaglio.
Mentre il padre fu costretto a trasferirsi in
Napoli, Basileo Addone, con il fratello Nicola, riparò in Francia. Fece parte
dell'Armata d'Italia e, dalla Lombardia, rientrò a Potenza soltanto nel 1806.
Basileo, seppure all’ombra del
fratello, svolse un ruolo notevole nella politica di espansione della famiglia
sul territorio. Il minore dei fratelli Addone, infatti, fu colonnello della
Legione Provinciale di Basilicata ed ottenne il titolo di «cavaliere»
trasmissibile agli eredi. Nel marzo del 1807 represse i moti contadini di
Brindisi di Montagna e fu sindaco a Potenza nel 1808 e nel 1819.
Basileo Addone morì a Potenza il
9 agosto del 1845.
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