Pur nel metodo ancora erudito, limitato alla revisione delle fonti edite, Sergio de Pilato (1875-1956) è figura esemplare di un lungo periodo di studi “eruditi” su testi e fonti a stampa più che d’archivio e inizio di una stagione di rinnovata attenzione al territorio ed alle risorse storiche e culturali della città, che si avviava, dopo la guerra, a prendere anche a livello culturale il suo posto di capoluogo di regione, non più semplice trampolino di lancio verso Napoli e le grandi città del centro-nord, ma anche possibile punto di raccolta delle giovani generazioni che intendessero fare ricerca “sul campo”.
De Pilato si avviò da giovane, come tradizione delle famiglie borghesi potentine, sulla strada della giurisprudenza: fu vice segretario del “Circolo giuridico napoletano” e componente della redazione della rivista “Il progresso giuridico”, dedicandosi nel contempo alla pubblicazione di suoi scritti letterari in prosa e in versi su “Il Mattino”, con lo pseudonimo di Almansor.
Tornato a Potenza, fondò la rivista giuridica “Temi lucana”, sull’esempio del “Progresso” a cui aveva collaborato: “La temi Lucana: rivista mensile di dottrina e di giurisprudenza” uscì tra il luglio del 1901 ed il 1902. Il provincialismo imperante nella conduzione del diritto avrebbe poi portato de Pilato a lasciare definitivamente l’avvocatura e lo studio della giurisprudenza nel 1945. De Pilato fu altresì direttore della Biblioteca Provinciale di Potenza nel periodo compreso tra il 1911 ed il 1941, oltre ad rivestire la carica di pretore nel periodo 1914-18, occupandosi di diritto civile e militare, oltre che di diritto penale, come testimonia la sua collaborazione, nel 1931, alla rivista «Basilicata forense». Tra le numerose opere di De Pilato spiccano, nel campo della ricerca storico-erudita, l’importante Saggio bibliografico sulla Basilicata, pubblicato grazie al sostegno materiale e morale di Giustino Fortunato (Potenza, Garramone e Marchesiello, 1914); Fondi, cose e figure di Basilicata, Roma, P. Maglione & G. Strini Succ. Loescher, 1922; Leggende sacre di Basilicata, Napoli, Giannini, 1925; Il 1799 in Basilicata, Tivoli, Arti Grafiche A. Chicca, 1939. Tra gli studi di diritto, il giovanile Sulla Delegazione dei Consoli in materia di pruove, Napoli, Tip. Di Gennaro M. Priore, 1899; il saggio letterario-giuridico Balzac e il mondo giudiziario, Napoli, Edizioni La Toga , 1937; Ricordi e confessioni di vita giudiziaria, Potenza, Tip. Cappiello, 1945; Di alcune viziose maniere di giudicare in civile, Potenza, tip. Giornale di Basilicata, 1932 (già pubblicato in «Basilicata Forense» I (1931), n.3).
Non è facile una delineazione della figura complessiva di de Pilato, sia come studioso del diritto che come ricercatore, bibliofilo, storico, erudito che dir si voglia. Di certo va detto che, come Tommaso Pedìo, l’esperienza giuridica gli consentì una maggiore padronanza delle fonti e gli fece acquisire quel metodo di ricerca e consultazione che, ancorché basato solo su fonti edite, costituiva un’esigenza ormai irrinunciabile della nuova ricerca scientifica potentina e lucana in generale. Sul suo Saggio, primo organico studio bibliografico sulla Basilicata e primo frutto di una sorta di rinata coscienza, negli studiosi potentini, di una più seria ricerca delle fonti, valgano gli accenni di Tommaso Pedìo: «in un saggio ancora oggi di utilissima consultazione, completato da Cenni sui basilicatesi più degni di ricordo, da Appunti di bibliografia complementare e da un accurato indice dei luoghi e dei nomi, il de Pilato raccolse, in 785 schede distribuite in ordine alfabetico per autore, scritti editi ed inediti che interessavano, direttamente o indirettamente, la storia della Basilicata».
“Di utilissima consultazione”. Forse è questo il merito delle ricerche di Sergio de Pilato che, ancora a metà tra ricerca vera e propria e “spigolatura” erudita, offrono ancora oggi una miniera di notizie su vari aspetti della storia regionale e costituiscono un precedente delle numerose rasegne bibliografiche che negli ultimi decenni sono andate ad arricchire il lavoro degli studiosi di storia lucana.
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