Estremamente ampio e composito era l'ambito di competenza della Regia Camera della Sommaria. Esso spaziava dalla redazione e dalla approvazione dei bilanci pubblici ai censimenti di città, terre e villaggi, dalle verifiche contabili alla vendita degli uffici regi, dalla definizione delle imposte feudali all’amministrazione delle diocesi e chiese di patronato regio, dalle richieste di cittadinanza alla numerazione delle pecore nella transumanza. Particolarmente rilevante, infine, la supervisione su altri organismi finanziari, quali la Tesoreria generale e la Scrivania di Razione.
Come organo giurisdizionale, la Regia Camera era competente in tutte le ipotesi in cui il fisco fosse attore in altri tribunali. In quest’ultimo caso, i procedimenti venivano rimessi, a pena di invalidazione, alla Camera. Le cause tra privati erano, invece, assolutamente escluse dalla giurisdizione camerale, anche se gli ufficiali della Sommaria tentarono di acquisirne la competenza. Nelle cause discusse nel Sacro Regio Consiglio, ove fosse emerso il timore di un pregiudizio, anche secondario e remoto, per il fisco, sorgeva una competenza incidentale della Sommaria, che partecipava al giudizio con l’assistenza dell’avvocato fiscale e, eventualmente, di più presidenti. Si applicava la medesima procedura quando il processo era direttamente avocato dalla Camera. La Sommaria era, infine, corte di ultimo appello per i tribunali minori di natura finanziaria. I suoi decreti, che avevano valore di legge circa il regime dei beni patrimoniali, erano reclamabili in via straordinaria o mediante una supplica al sovrano, ma, come nel caso del Sacro Regio Consiglio, l’esecuzione non veniva interrotta.
Un ruolo di estrema importanza ricopriva l’avvocato fiscale, ufficio istituito per la Camera della Sommaria intorno al 1530. A metà strada tra un pubblico ministero e un giudice ordinario, egli fungeva da referente diretto della corte madrilena.