giovedì 30 maggio 2013

Scrittori di Magna Grecia. 1. Ocello e la scuola di Pitagora

È noto come Pitagora insegnasse, per quarant'anni della sua vita, a Metaponto, dove sarebbe morto. Nella sua scuola, fra le donne, erano note le lucane Esara e Bindaice. Proprio di Metaponto furono Brontino, Parmisco, Orestada, Leone, Damarmeno, Enea, Chilante, Melesia, Aristea, Lafaone, Evandro, Agesidamo, Senocade, Eurifemo, Aristomene, Agesarco, Alcia, Senofante, Trasea, Eurito, Epifrone, Irisco, Megistia, Leocide, Trasimede, Eufemo, Procle, Antimene, Lacrito, Damotage, Pirrone, Ressibio, Alopeco, Astilo, Lacida, Antioco, Lacrale, Glicino, Aresa (che sarebbe stato a capo della scuola) e Eurifamo.
Ma il più noto resta Ocello, del quale si ricordano Sulla natura dell'universo, Sul regno, Sulle leggi e Della giustizia.
Sotto il suo nome – ma si tratta probabilmente di una falsificazione tardo-ellenistica -, oltre ad un frammento dello scritto Sulle leggi, ci è pervenuto un trattato integrale, Sulla natura dell’universo, sicuramente spurio e che non può essere anteriore al I secolo a.C. L'opera porta avanti la dottrina che l'universo è increato ed eterno, che alle sue tre grandi divisioni corrispondono i tre tipi di esseri (dei, gli uomini e demoni) e, infine, che la razza umana con tutte le sue istituzioni (la famiglia, il matrimonio e la come) deve essere eterna. L'autore raccomanda un modo ascetico di vita, al fine di una perfetta riproduzione della razza e della sua formazione in tutto ciò che è nobile e bello.
Qui si riporta la traduzione integrale del prof. Vinci Verginelli, alla guida del Circolo Virgiliano di Roma dal 1971 al 1987:

1. Ocello Lucano ha scritto queste riflessioni sul mondo: qualcune gli sono state suggerite dagli indizi manifesti della natura, alcune altre per sua opinione e per ragionamento, e qualche altra per le considerazioni e per le congetture su ciò che appare più probabile.

2. Il mondo mi sembra che non debba mai essere stato prodotto e debba essere imperituro: come esso è sempre sta­to, così esso sussisterà sempre. S'esso fosse sottomesso al tempo, esso non esisterebbe più. Così dunque, esso è increa­to ed imperituro. Se qualcuno pensa ch'esso sia stato prodot­to, certamente egli non potrà concepire il mezzo nel quale esso sarà dissolto e come finirà. Dappoiché il mezzo nel qua­le esso sarebbe stato prodotto sarebbe la prima parte del mondo, e nello stesso tempo il mezzo nel quale esso dovreb­be essere dissolto ne sarà l'ultima parte. Ma se il mondo fosse stato prodotto, esso lo sarebbe stato unitamente a tutte le sue parti, e s'esso dovesse venir distrutto lo sarebbe con tutte le sue parti; il che è impossibile: dappoiché è necessario che ciò dal quale esso è stato prodotto sia stata la sua prima parte e che ciò nel quale esso sarà dissolto sia la sua ultima parte: la prima di queste parti sarebbe dunque esistita prima del mondo; la seconda esisterebbe dopo la di lui distruzione; poiché essa è ciò nel quale esso sarebbe dissolto: né l'una né l'altra di queste cose può essere. Il mondo dunque non ha avuto principio e non avrà affatto fine; è impossibile che sia altrimenti.

3. Ogni cosa che ha ricevuto un principio di produzione e che debba partecipare alla distruzione riceve due mutamenti. L'uno si fa dal meno al più e dal peggio al meglio: e la cosa per mezzo della quale questo mutamento comincia ad operarsi si chiama produzione, e ciò entro il quale esso (mutamento) avviene si chiama vigore. Il secondo mutamento si fa dal più al meno e dal meglio al peggio: e la fine di questo mutamento è denominata distruzione o dissoluzione.

4. Se l'Universo dunque è ingenerato e corruttibile, esso deve per conseguenza cambiare dal meno al più e dal peggio al meglio; e così in seguito egli deve cambiare dal più al meno e dal meglio al peggio; è ancora necessario che il mondo (sempre nell'ipotesi ch'esso sia stato prodotto) prenda un accrescimento ed una più grande forza, ed infine egli deperirà e finirà: dappoi­ché tutta la natura prodotta ha una progressione di tre termini e di due intervalli. I tre termini sono la generazione, la forza e la fine; gli intervalli sono quello dopo la nascita sino alla forza e quello dopo la forza sino alla fine.

5. Il mondo non ci dà al riguardo alcun indizio e noi non vediamo che sia stato ingenerato dappoiché egli non cambia punto in meglio né in più, ed egli non decresce né diventa peg­giore. Egli persevera invece sempre nello stesso stato ed egli è sempre uguale e simile a se stesso.

6. Le prove e gli indici evidenti di questa verità sono gli adattamenti, le simmetrie, le forme, le situazioni, le distanze, le potenze, le velocità e le lentezze reciproche, dappoiché tutte queste cose e quelle ad esse simili ricevono un cambiamento od una diminuzione a seconda della progressione di una sostanza prodotta e per loro mezzo le migliori cose seguono lo stato di forza a causa della loro potenza e le più piccole e le più cattive tendono alla distruzione a causa della loro debolezza. Ma nel­l'essenza e nella stabile natura del mondo nulla di ciò si nota.

7. Io denomino mondo ciò che si chiama il tutto, l'Universo: è a causa di questa universalità ch'egli ha ottenuto il nome che gli si è dato. Esso è ornato di tutte le perfezioni. Esso è infine lo specchio completo e perfetto della natura e di tutte le sostanze. Nulla esiste fuori di lui. Se qualche cosa esiste, essa esiste in lui e con lui. Esso comprende tutti gli esseri differenti; gli uni come delle parti e gli altri come delle produzioni accidentali.

8. Se ne deduce che le cose contenute nel mondo hanno un accorcio ed una affinità con lui. Il mondo invece non ha alcuna affinità ed alcun accordo se non con se stesso: tutte le altre cose sussistono avendo una natura non perfetta in sé ed esse hanno ancora bisogno di un legame con le cose che esistono fuori di loro; come gli animali con la respirazione, la vista con la luce, gli altri sensi con l'oggetto sensibile che loro è proprio; le piante con la nascita e l'accrescimento, il sole, la luna, i pianeti le stelle fisse con la parte della sistemazione generale delle cose. Ma il mondo al contrario non ha alcun rapporto con alcuna cosa se non con lui stesso: e la natura sua è indipendente da quella di tutti gli esseri particolari.

9. Ci basterà approfondire questa verità con una semplice comparazione. Se noi consideriamo che il sole scaldando gli altri corpi deve necessariamente essere caldo lui stesso e per se stesso, il miele essendo dolcificante deve essere dolce lui stesso, i principi di dimostrazione essendo significativi, per esprimere le cose oscure devono essere chiari e sensibili per loro stessi. Se noi consideriamo dunque tutte queste cose, noi dobbiamo con­cluderne che una sostanza per essere causa ad altre di loro per­fezione, deve essere perfetta in sé e per se stessa: e che una sostanza per essere causa ad altre della loro conservazione e della loro durata deve essere conservante e perseverante da per se stessa e che infine una sostanza per essere la causa di armo­nia e di adattamento in altre, deve essere armonica ed adattabile per se stessa. Ora il mondo essendo la causa dell'esistenza della conservazione e della perfezione di tutte le cose, è dunque imperituro e durerà tutta l'eternità poiché egli è per se stesso la causa della durata di tutte le cose.

10. Se l'Universo viene ad essere dissolto, è necessario ch'esso sia dissolto in ciò che è o in ciò che non è; è impossibile ch'esso sia dissolto in ciò che è dappoiché ciò che è, è l'Univer­so stesso, o, almeno, una certa parte dell'Universo; esso non può d'altra parte essere dissolto in ciò che non è poiché ciò è parimenti impossibile, che ciò che è sia composto di parti inesi­stenti: che ciò che esiste sia dissolto in ciò che non esiste. Dunque l'Universo è indistruttibile ed imperituro.

11. Se qualcuno pensa che il mondo sarà distrutto, occorre che egli convenga ch'esso sarà distrutto perché sormontato o da qualcosa fuori del tutto o da qualcosa compresa nel tutto. Ciò non sarà per mezzo di una cosa fuori del tutto poiché fuori del tutto nulla può esistere tutti gli esseri esistendo nel tutto, e il mondo o Universo è precisamente il tutto. Ciò non avverrà per mezzo di una cosa che sia in esso (Universo) dappoiché biso­gnerebbe che questa cosa fosse più potente e più grande che il tutto e questo non può essere poiché tutte le cose sono neces­sariamente poste in essere nel tutto; esse devono a lui la loro esistenza. Il tutto non potendo dunque essere distrutto né per cosa al di fuori né per cose al di dentro, il mondo deve essere eterno indistruttibile ed imperituro, poiché l'Universo o mondo è il tutto.

12. Intanto, se noi consideriamo in generale la natura intie­ra, noi vediamo ch'essa interrompe la continuità delle cose prin­cipali e più eccellenti: essa attenua questa continuità, in una cer­ta proporzione conducendola alla mortalità e ricevendo una progressione nella sua propria costituzione. Dappoiché le cose prime non essendo che gusci (gabbie, spoglie) cambiano la loro natura a seconda delle loro qualità e cambiano parimenti il loro ciclo che è una progressione che non è né di seguito né conti­nua e che non è della specie di quella che si fa nel luogo, ma di quella che si fa per mutamento.

13. Per esempio: il fuoco ove sia concentrato in un punto di riunione ingenera l'aria e l'aria l'acqua e l'acqua la terra: e lo stesso ritorno e lo stesso periodo di mutamento ha luogo dalla terra al fuoco, di dove egli fuoco ha cominciato a mutarsi. Allo stesso modo i frutti, le piante, gli alberi, hanno ricevuto un prin­cipio di generazione per mezzo dei semi, in seguito essendo divenuti frutti e giunti alla loro perfezione essi si risolvono di bel nuovo nel loro germe, compiendo la natura questa progres­sione per mezzo della stessa cosa e nella stessa cosa.

14. Gli uomini e gli altri animali cangiano successivamente e corrono più presto al termine della natura. Poiché non vi è affatto per essi un ritorno verso il primo stadio né di antiperistasi e di mutamento, come ve ne sono per il fuoco, l'aria, l'acqua e la terra; ma avendo finito il ciclo diviso in quattro parti per mez­zo delle quattro età; e disseccati i mutamenti di tali età essi peri­scono e non sono più generati. Tutte queste antiperistasi e que­sti differenti mutamenti formano delle figure e degli indici che l'Universo, o il tutto che contiene tutti i corpi, conserva e così tutte le cose che in lui sono contenute e quelle che in lui furono distrutte.

15. La forma del mondo, il movimento, il tempo e la sostan­za non avendo né principio né fine sono sicure garanzie che l'Universo non è mai stato prodotto e non sarà mai dissolto. La forma del mondo è rotonda e fa un cerchio, questo cerchio è uguale e simile da ogni lato, esso è dunque per conseguenza senza principio e senza fine, e così la specie o la natura del movimento essendo a sua volta in cerchio, essa è eterna: non può ricevere alterazione. Quanto al tempo nel quale questo movimento avviene, esso è infinito, poiché ciò che è compene­trato a lui non ha avuto principio e non avrà fine, dappoiché l'Universo non è né passeggero né mutevole; ed esso non è di natura soggetta a cambiare, né in peggio né in meglio. Egli è dunque manifestamente certo dappertutto ciò che stiamo dicen­do, che il mondo è improdotto ed indistruttibile. E noi non dire­mo di più su questo soggetto.

1 commento:

La cultura meridionale. 6. Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi (audiolibro)

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