venerdì 28 giugno 2013

La Basilicata napoleonica. 4. Legge 132 dell'8 agosto 1806

(N° 132) LEGGE sulla divisione ed amministrazione delle provincie del regno.

Napoli 8 agosto.

GIUSEPPE NAPOLEONE Per la grazia di Dio Re di Napoli e di Sicilia, Prncipe Francese, Grand'Elettore dell'Impero.

Udito il nostro Consiglio di Stato;
Abbiamo ordinato ed ordiniamo quanto segue:

T I T O L O    I.

Divisione del territorio.


Art.   i. Il territorio del regno di Napoli è diviso tredici provincie, come segue:

            Napoli, i tre Abruzzi, Terra di Lavoro, Principato citeriore, Principato ulteriore, Capitanata e contado di Molise, terra di bari, terra di Otranto, Basilicata, Calabria citeriore, e Calabria ulteriore
           Le loro capitali, per l'amministrazione, sono: Napoli, Teramo, Aquila, Chieti, S. Maria, Salerno, Avellino, Foggia, Bari, Lecce, Potenza, Cosenza, e Monteleone.

            2. Ogni provincia è, per l'amministrazione, divisa in distretti, i cui capi-luoghi sono indicati nella seguente tavola.

 


Provincie Loro capitali   Capi-luoghi dei Distretti
 
Napoli.................................. Napoli...........................            
Napoli
Pozzuoli
Castellammare
 
Prima d'Abruzzo ulteriore........... Teramo.......................... Teramo
Civita di Penna
 
Seconda d'Abruzzo ulteriore........ Teramo.......................... Aquila
Pozzuoli
Sulmona
 
Abruzzo citeriore..................... Chieti........................... Chieti
Lanciano
 
Terra di Lavoro....................... S. Maria........................ S. Maria
Gaeta
Sora
 
Principato citeriore.................. Salerno......................... Salerno
Bonati
Sala
 
Principato ulteriore.................. Avellino........................ Avellino
Montefusco
Ariano
 
Capitanata e contrada di Molise.. Foggia......................... Foggia
Manfredonia
Campobasso
Isernia
 
Terra di Bari........................... Bari............................ Bari
Barletta
Altamura
 
Terra di Otranto....................... Lecce.......................... Lecce
Taranto
Mefagne
 
Basilicata............................... Potenza........................ Potenza
Matera
Lagonegro
 
Calabria citeriore...................... Cosenza........................ Cosenza
Rossano
Castrovillari
Amantea
Calabria ulteriore..................... Monteleone.................... Monteleone
Catanzaro
Reggio
Gerace
 
 
 
 
 
            3. Ogni distretto è diviso in università; il circondario di ciascuno di essi, ed il numero delle università, che ne dovranno dipendere, saranno, secondo le convenienze locali, determinati da Noi sul rapporto del nostro ministro dell'Interno, e dietro l'avviso del consiglio di Stato.

T I T O L O    II.

Amministrazione provinciale.


            1. In ogni provincia vi è un magistrato incaricato dell'amministrazione civile, e finanziera, e dell'alta polizia, che ha il nome d'Intendente, e vi sono inoltre un Consiglio d'Intendenza, ed un Consiglio provinciale.

§.     I.

Amministrazione.


            2. L'amministrazione civile si compone di tutte le attribuzioni del ministero dell'Interno secondo il nostro decreto de' 31 marzo del presente anno. In queste diverse materie gl'intendenti corrisponderanno col nostro ministro dell'Interno.
            L'amministrazione finanziera si compone di tutto ciò, che concerne la percezione delle pubbliche imposizioni, e la vigilanza su gli agenti di siffatta percezione; in questa parte delle loro funzioni gl'intendenti dipenderanno dal nostro ministro delle finanze, e corrisponderanno col medesimo.
           L'alta polizia si compone di tutto quel, che riguarda la pubblica sicurezza. Gl'intendenti la eserciteranno sotto gli ordini immediati del nostro ministro della polizia generale, da cui dipenderanno esclusivamente per questo ramo.
           Oltre a queste speciali attribuzioni, gl'intendenti corrisponderanno con gli altri nostri Ministri, e dipenderanno rispettivamente da essi in tutto ciò, che commetteranno loro nel nostro real nome.
            3. L'intendente della provincia di Napoli è solamente incaricato dell'amministrazione civile, e finanziera, restandone la polizia presso il commissario generale, e gli altri commessarj di quartieri del litorale, e delle isole, a' quali è stata da Noi affidata.
           4. Nel pubblicare le nostre leggi, e rescritti, ed i regolamenti de' nostri Ministri, daranno gl'intendenti quegli ordini, che crederanno più confacenti ad assicurarne, ed accelerarne l'esecuzione.
           Quando si tratterà di richiamare in osservanza una legge caduta in obblio, ne richiederanno anticipatamente l'approvazione dal ministro rispettivo. Essi daranno agli atti, che pubblicheranno, il nome d'istruzioni, o di ordinanze di polizia, secondo i casi.
           5. Gl'intendenti riceveranno le domande, e le doglianze delle università, e de' particolari nelle materie di lor competenza, e presi i necessari informi, e pareri, vi adatteranno le provvidenze, che risulteranno da leggi, o rescritti, o da regolamenti ministeriali esistenti in vigore : ove sorga dubbio, e qualora il caso non sia preveduto ne riferiranno col loro avviso al ministro rispettivo.
           6. La gendarmeria, e le guardie provinciali sono alla disposizione degl'intendenti per l'esercizio delle di costoro funzioni; restando però l'una, e le altre per lo servizio militare sotto la dipendenza de'rispettivi loro superiori.
           7. Gl'intendenti possono richiedere la forza militare, quante volte il buon ordine pubblico lo esigga, senza che possa esser loro negata.
           8. Gl'intendenti faranno nel corso di ogni biennio una visita delle provincie rispettive, ne riconosceranno la situazione fisica e morale, e proporranno a Noi il modo di migliorarla: troncheranno sopra luogo le controversie, che abbisognano della loro oculare ispezione, ed osservando da vicino i bisogni de' Comuni , sottoporranno a Noi i mezzi di farli cessare.
           9. Ogn'intendente ha un segretario generale nominato da Noi, ed incaricato della custodia, e spedizione delle carte: egli accompagna con la   sua firma quella dell'intendente, negli atti pubblici.
           10. In caso di malattia, morte, o altro impreveduto accidente, le funzioni dell'intendente saranno interinamente esercitate dal segretario generale, fino a che non venga da Noi altrimenti deciso: in tutti gli altri casi l'intendente ne riferirà a Noi per attendere la designazione del funzionario, che dovrà temporaneamente rimpiazzarlo.

§.    II.

Consigli d'intendenza.


            II. I Consigli d'intendenza in ogni provincia pronunziano sommariamente, I° in tutti gli affari derivanti dalla tassa, ripartizione ed esazione delle contribuzioni dello stato, e de'Comuni; 2° in tutti gli affari derivanti dagli appalti, sia tra il fisco ed i particolari, sia tra costoro e le università, per tutti i pubblici lavori, o derivanti dall'esecuzione de'medesimi.
            Ove si tratti di controversie, che riguardano proprietà di beni stabili, le parti dovranno adire i tribunali competenti. Le università non possono però intentare alcuna lite, senza esservi prima autorizzate dal rispettivo Consiglio d'intendenza.          
           12. Ognuno degli anzidetti Consigli è composto di tre membri nominati da Noi. Ed è preseduto dal più anziano fra essi; l'intendente però può assistervi quante volte lo giudichi opportuno, ed intervenendovi, n'è il presidente; in caso di parità, il voto dato da lui decide la controversia.

§.    III.

Consigli generali di provincia.


            13. I Consigli provinciali si riuniscono una volta l'anno nell'epoca che sarà da Noi intimata; la loro sessione non può durar più di venti giorni.          
            14. I membri di ogni Consiglio non possono eccedere il numero di venti, né esser meno di quindici; il modo, in cui saranno eletti, e le condizioni di proprietà, che si richiederanno in essi, verranno da Noi determinate con nostro particolar decreto; il presidente n'è nominato da Noi tra i proprietari della provincia; il segretario n'è scelto dal presidente fra i membri del Consiglio.
           15. Ogni Consiglio fa nella sua provincia la ripartizione de' dazj diretti fra i distretti; pronunzia su le loro doglianze, relative alla quota degli anzidetti dazj, a cui sono stati tassati; riceve ed esamina i conti dell'intendente, riguardo alle spese fatte a carico della provincia su i fondi a ciò destinati dallo stesso Consiglio provinciale; il rapporto di questi oggetti sarà dal Consiglio rimesso per mezzo dell'intendente al ministro delle finanze: ma il Consiglio rimetterà al ministro dell'Interno il suo parere sullo stato della provincia, e proporrà i mezzi che crederà conducenti a renderlo migliore.

T I T O L O     III.

Distretti.

            1.  In ogni distretto vi è un sotto-intendente, ed un Consiglio di distretto.

§.     I.

Sotto-intendenti.

            2. Il sotto-intendente dipende dall'intendente, ed è incaricato di eseguire, e far eseguire gli ordini, che riceverà dal medesimo, e di dare il suo parere sulle doglianze, e petizioni de' particolari, o delle università del suo circondario, sia collettivamente, sia individualmente.
            3. Nel primo distretto di ogni provincia, in cui se n'è situata la capitale, non vi è sotto-intendente, e l'intendente medesimo ne fa le funzioni.
            4. Li sotto-intendenti de' distretti di Napoli non sono incaricati della polizia de'medesimi, egualmente che non lo è l'intendente.

§.    II.

Consigli di distretti.

            5. I Consigli de' distretti si riuniscono una volta l'anno nell'epoca, che sarà da Noi intimata; la loro sessione non può durar più di 15 giorni.
            6. I membri di siffatti Consigli non possono eccedere il numero di dieci; il modo della loro elezione sarà da Noi determinato, siccome è detto per gli Consigli provinciali art. 17.
           Il presidente n'è nominato da Noi tra i proprietari del distretto, ed il segretario n'è eletto dal presidente fra i membri del Consiglio.
           7. Ogni Consiglio di distretto si riunisce dopo la sessione del Consiglio generale, e ripartisce la rata delle contribuzioni stabilite pel suo circondario fra le università che lo compongono, dopo di che ne invia il rapporto all'intendente.

T I T O L O     IV.

Università.

            I. Le università del regno, per tutto ciò che concerne la loro comunale amministrazione, non dipendono che dagli intendenti provinciali sotto gli ordini del nostro ministro dell'Interno.
           2. Le università trattano de'loro comunali interessi per mezzo de' decurioni eletti in pubblico parlamento da' capi di famiglia, compresi nel ruolo delle contribuzioni.
           3. I decurioni nominano gli amministratori delle università nel modo, e nell'epoca come finora si è fatto; essi ne ricevono e ne discutono i conti alla fine di ogni anno.
           Essi sull'avviso, che ricevono dal sotto-intendente, della quota delle contribuzioni dirette tassata alla propria università, ne fanno la ripartizione tra i cittadini, secondo la norma che sarà da Noi stabilita nella legge sulle finanze del regno.
           4. Gli amministratori delle università porteranno d'oggi innanzi tutti egualmente il nome di sindaci ed eletti, né fuori di essi vi possono essere altri agenti comunali.
           5. Il sindaco è solo incaricato dell'amministrazione del Comune propriamente detta, ed ha tutte le funzioni ed attribuzioni annesse finora agli amministratori delle università.
           6. Uno degli eletti è esclusivamente incaricato della polizia municipale e rurale; l'altro eletto assiste il sindaco, e supplisce nelle occasioni le veci del medesimo o del suo collega incaricato della polizia.
           7. I sindaci ed eletti possono esser provvisoriamente sospesi dall'intendente della provincia, ma la loro destituzione avrà luogo, qualora venga ordinata da Noi; in questo caso l'intendente farà procedere alla nomina del successore del destituito nella forma prescritta nell'art. 3 di questo titolo; quante volte poi l'intendente stimi che il sindaco, o eletto, o altro funzionario amministrativo meriti di esser sottoposto ad un formale giudizio per delitti in impiego ì, ne farà rapporto al nostro ministro dell'Interno, il quale sarà da Noi rimesso all'esame e decisione del Consiglio di Stato.
           8. Le domande delle università di vendere, o comprare beni stabili, o di dargli in enfiteusi, saranno egualmente indirizzate a Noi dagl'intendenti col loro parere per mezzo del nostro ministro dell'Interno, per esser rimandate da Noi all'esame, e decisione del Consiglio di Stato.
           9. Gli affitti de' fondi, e delle gabelle comunali si faranno, previa l'autorizzazione dell'intendente, per mezzo di licitazioni all'asta pubblica, ed al maggior offerente, purché dia le necessarie cautele.
           10. Egualmente all'asta pubblica, ma al ribasso, si faranno i partiti di tutti i lavori da eseguirsi nell'abitato delle terre. e città, e nelle vie vicinali.
           11. Il decurionato di ogni università formerà lo stato discusso delle rendite, e de' pesi, ed esiti della medesima, e lo trasmetterà al sotto-intendente,il quale esaminatolo, lo invia col suo parere all'intendente, da cui sarà definitivamente fissato rispetto a' Comuni, che hanno una popolazione inferiore a seimila abitanti; nelle città, che ne contengono un numero maggiore, sarà definitivamente stabilito dal nostro ministro dell'Interno dietro gli avvisi dell'intendente, e del sotto-intendente: una volta determinati i pesi, e gli esiti delle università, non vi si potrà nulla cambiare, senza precedente nostra autorizzazione.
           12. L' amministrazione municipale della città di Napoli, e suoi sobborghi è confidata ad un corpo, che porterà il nome di Corpo della città, ed avrà oltre alle funzioni municipali, tutte le attribuzioni stesse, che attualmente ha il Senato; questo corpo sarà composto di sei membri, e di un presidente, che avrà il nome di presidente della città; tutti gli anzidetti membri saranno da Noi nominati sulla proposta del nostro ministro della polizia generale.

  T I T O L O     V.

Fissazione de' soldi.

            Gl' intendenti provinciali avranno di soldo all'anno ducati ................................     1800
            I segretari generali ..............................................................................       600
            I sotto-intendenti ................................................................................       600
            I consiglieri d' intendenza .....................................................................       180
            Agl' intendenti per impiegati subalterni, servienti, e spese di segreteria, sarà accorda-
            ta una indennità annuale di ducati ........................................................     1500
           A' sotto-intendenti quella di ducati ...........................................................        360
Vogliamo, e comandiamo, che questa nostra legge si pubblichi con le rituali solennità, non solo ne' luoghi soliti di questa capitale, ma anche ne' suoi borghi, e casali, e nelle provincie del regno, da Noi sottoscritta, e munita del nostro sigillo, e riconosciuta dal nostro ministro dell' interno, vista dal nostro Vice-protonotario, e la di lui vista autenticata dal segretario della nostra real camera di Santa Chiara.

Firmato GIUSEPPE

                                                                                         Andrea Francesco Miot.

Vidit Carovita Praeses S.R.C
   & Vice-Protonotarius.

lunedì 24 giugno 2013

La Basilicata contemporanea. 4a. Pietragalla e il brigantaggio

I fatti della lotta al brigantaggio a Pietragalla  partono da una lettera del 7 novembre 1861, indirizzata dal sindaco di Vaglio a quello di Pietragalla, descrivendogli l’attacco dei briganti a Trivigno e il successivo massacro, per poi proseguire con una lettera del Prefetto di Potenza del 15 novembre, contenente l’informativa della sconfitta, a Grassano, dei briganti, diretti verso i boschi di Lagopesole, che dovevano essere presidiati dalla Guardia Nazionale pietragallese. L’assedio di Pietragalla era, ormai, inevitabile: a Borjes, non pratico dei luoghi, si affiancò il brigante Carmine Crocco, incontrato proprio nel bosco di Lagopesole. Gli abitanti di Pietragalla, il 16 novembre, si rifugiarono nel Palazzo Ducale e, quando la vedetta della Guardia Nazionale annunciò l'imminente arrivo dei briganti, tutto era già predisposto per sostenere l'assalto della colonna di 400 briganti, che invase il paese, dandosi al saccheggio su comando di Crocco, mentre Borjes studiava il piano di attacco al Palazzo Ducale. Come avrebbe raccontato Saverio De Bonis: «Prima dell’attacco Borjés invitò il comandante della Guardia nazionale ad arrendersi; la risposta negativa fu accompagnata da una bandiera tricolore issata sul punto più alto del palazzo ducale. L’attacco ebbe inizio e la battaglia fu cruenta. Solo durante la notte il luogotenente Marginet riuscì a trovate un varco, in breve tempo l’intero paese fu occupato, tranne che il palazzo ducale, somigliante ad una vera fortezza da cui si domina tutto il paese. Il mattino dopo la battaglia si acuì nuovamente e tutti i tentativi di assalto al palazzo ducale risultarono vani, da lì i cittadini opposero una valida resistenza, fulminando qualsiasi dei briganti si fosse spinto innanzi o fosse passato a tiro di fucile». Anche la Guardia Nazionale di Acerenza, comandata da Canio Giuseppe Vosa, intervenne all’assedio, il 17 novembre, dando un contributo fondamentale alla cacciata delle bande Borjes e Crocco.
Quattro giorni dopo, sventato l’assedio, il Consiglio Comunale, su richiesta del Prefetto, avrebbe stilato un elenco di 81 cittadini distintisi nella lotta al brigantaggio: l’elenco comprende 8 civili ( il sindaco, un calzolaio, un cantiniere, uno studente, un sarto, un falegname, un contadino e un barbiere); 17 esponenti del clero secolare (13 sacerdoti, un vicario foraneo, un seminarista, un accolito, un cantore); un esponente del clero regolare; 62 esponenti della Guardia nazionale di Pietragalla (2 capitani, 10 sergenti, 4 luogotenenti, 10 caporali, 3 sottotenenti, 20 militi, 13 riserve).
Menzione onorevole ai pietragallesi sarebbe stata, il 18 novembre, conferita dal prefetto Giulio De Rolland, la cui lettera (conservata in copia in un archivio privato ed esposta nella mostra) sarebbe stata apposta come epigrafe sul Palazzo Ducale: «Abitanti di Pietragalla, l'eroica resistenza da voi opposta ad un'orda di assassini che scorrazza per una parte di questa provincia, è degna di ogni elogio. Voi avete dimostrato una volta di più che liberi cittadini, quando vogliano, non possano e non debbano temere un'accozzaglia di furfanti reclutati fra i galeotti ed il rifiuto delle altre nazioni. Usi sempre a fuggire innanzi le milizie italiane, che l’inseguono ed a sorprendere, aggredire e saccheggiare le tranquille popolazioni, han dovuto per ben tre volte retrocedere dalle vostre mura e partirne insanguinati lasciando sul terreno quarantadue cadaveri, e seco trasportando il doppio forse dei feriti. Voi potrete alta tener la fronte innanzi agli abitanti degli altri municipi della Basilicata […]».
L’11 gennaio 1862, in seduta straordinaria del Consiglio Provinciale di Basilicata, i cittadini di Pietragalla sarebbero stati nominati «benemeriti della patria», per aver «arrestato la marcia di Borjes» contro Potenza. Conseguentemente, i pietragallesi più noti sarebbero stati insigniti con medaglia d’argento o menzione onorevole dal Prefetto.

venerdì 21 giugno 2013

Materiali didattici. 6. Le descrizioni del Regno di Napoli

Fiumi, strade, monti, localizzazioni delle città e delle comunità minori del Regno di Napoli nella prima età moderna, quando il Mezzogiorno d’Italia si trovò a doversi confrontare con il potere spagnolo, erano familiari agli abitanti delle diverse comunità locali, ma virtualmente ignote al Regno stesso nella sua interezza. L’immagine mentale - alquanto idealizzata - che gli umanisti avevano davanti ai loro occhi era alquanto distante dalla realtà: un territorio vasto e fiorente, ben provvisto di risorse e abbastanza popoloso.
Questa ‘immagine del sé’ si divise, comunque, tra rappresentazione scritta, ad uso dei gruppi dirigenti locali e napoletani, con, appunto, la storiografia, e «visibile parlare», rivolto a tutti, tramite la monumentalità di chiese e dimore palazziate. Uno specchio, dunque, che restituiva, sia pur moltiplicata, frazionata, spesso migliorata, una stessa immagine: la città come emblema di virtù morali e civiche e persona, figura del potere o dei patriziati cittadini. A livello monumentale e storiografico, dunque, le comunità locali cominciarono a connotarsi nettamente nei moduli dell’organizzazione del territorio cittadino e della rappresentazione delle proprie origini, pagane e cristiane.
Da parte della Capitale, invece, l’analisi cominciò a fissarsi gradualmente sulle province secondo una forma ibrida, a metà tra storiografia e geografia, ossia la descrizione. Nessuna formulazione teorica, in parallelo alla mancata formulazione di una definita ars historica in ambito napoletano, bensì uno scopo pratico, che componeva un nuovo genere, misto di diversi altri e mirato ad illuminare la scena del Regno, usando la geografia come catalizzatrice. La consistente tradizione delle descrizioni, direttamente derivata da Flavio Biondo e, con più continuità, dalla nota Descrittione di tutta Italia di Leandro Alberti, divenne una fonte canonica di informazioni, un serbatoio classico, per così dire, di dati ai quali attingere, spesso in decisa continuità con quanto offerto dalla storiografia, che rimaneva, per quanto riguarda la tipologia di informazioni, su un piano più alto. Le descrizioni, confrontate con questi grandi modelli ‘generali’, si posero come una sorta di manualistica più ‘spicciola’, in quanto nate con uno scopo ben definito, quello di mostrare al lettore, in forma inizialmente apologetica, i vari aspetti sociali, economici e geografici del Regno di Napoli, in forma, dunque, decisamente più politicizzata del carattere di semplice periegesi che ancora caratterizzava le opere del Biondo o dell’Alberti. Un modello, dunque, non solo espositivo, ma anche, e soprattutto, strutturale, con la compresenza di componenti apologetiche, quali le lodi del territorio, e descrittive in senso specifico, quali le istituzioni politiche e le genealogie delle famiglie illustri.
Il passaggio dall’attenzione primaria per la Capitale del Regno alle province, in concomitanza con una più decisa attenzione ad esse, da parte del Viceregno, come preziose fonti fiscali in concomitanza con la ripresa della lotta anti-turca, sviluppò notevolmente la struttura ed i metodi espositivi dei descrittori. In tale contesto rientra una notevolissima fonte di informazioni per tutto il periodo compreso tra la fine del xvi secolo e tutta la prima metà del secolo successivo, nonché modello strutturale ed espositivo nelle sezioni introduttive delle storie locali, la Descrittione del Regno di Napoli di Scipione Mazzella.
Se l’opera del Mazzella inaugurava una vera e propria tradizione parallela, situandosi all’inizio della tradizione di un genere con alte potenzialità di consumo, fu, tuttavia, la meno accurata descrizione di Enrico Bacco a diventare un modello canonico per le storie provinciali lungo il Seicento, se non altro per le molte edizioni ed ampliamenti che conobbe lungo il secolo. Quest’immagine parcellizzata e ‘rubricabile’, per così dire, delle città fu continuata, senza alcuna pretesa di originalità, da un altro scrittore-stampatore, il calabrese Ottavio Beltrano, che dal Bacco riprese struttura e scopi per la sua più volte stampata ed aggiornata Descrittione del Regno di Napoli diviso in dodeci province; schemi, questi, seguiti decisamente in una più compilativa descrizione del Regno, la Raccolta di varie notizie istoriche di Tobia Almagiore.
Una fase non epigonica, ma di deciso sviluppo rispetto a tali schemi ‘classici’ fu rappresentata, nel xviii secolo, dall’opera del Pacichelli, con una descrizione che solo in minima parte riprendeva l’apparente neutralità di quelle seicentesche. Nel corso del xviii secolo, il rinnovato sviluppo scientifico-culturale e l’attenzione per le province portò ad una riformulazione, quasi uno stravolgimento, di scopi e metodi delle descrizioni, che da semplici manuali distinti in rubriche divennero esami quasi scientifici delle diverse realtà provinciali. Ragion per cui, ferma restando la canonicità di alcune di esse, anche l’uso che gli storici locali ne facevano cambiò in maniera sensibile. In tale alveo, anche le descrizioni, più chiaramente ‘scientifiche’, in concomitanza con la trasformazione della storiografia locale post-giannoniana, andavano assumendo caratteri di visione più organica e complessiva delle realtà esaminate, come visibile nei casi, ormai su un terreno più ampio, organico e scientifico, delle opere di Giuseppe Maria Galanti e Lorenzo Giustiniani. 

BIBLIOGRAFIA


-          L. Alberti, Descrittione di tutta Italia di F. Leandro Alberti Bolognese, nella quale si contiene il sito di essa, l'origine, & le signorie delle città, & delle castella, co i nomi antichi e moderni, [...] Et più gli huomini famosi che l'hanno illustrata, i monti, i laghi, i fiumi [...], in Bologna, per Anselmo Giaccarelli, 1550
-          G. M. Alfano, Istorica descrizione del Regno di Napoli diviso in dodici provincie, Napoli, Manfredi, 1795
-          T. Almagiore, Raccolta di varie notitie historiche, non meno appartenenti all'Historia del Summonte, che curiose, le quali contengono i nomi delle Provincie, Città, Terre, e Castella con i loro fuochi, secondo l'ultima numeratione, stampata nell'anno 1670 [...] le famiglie nobili, così de' seggi di Napoli [...] et vn indice di tutti i re che hanno dominato il medesimo Regno [...] data in luce dal signor Tobia Almagiore, in Napoli, a spese di Antonio Bulifon libraro all'insegna della Sirena, 1675
-          E. Bacco, Il Regno di Napoli diuiso in dodici prouincie, con vna breue descrittione delle cose più notabili. I nomi delle città, e terre, e castella, che vi sono, con la nuoua numeratione. I Re, che vi han regnato, et i Vicerè statiui da Bellisario in qua, [...] E le famiglie nobili delle città più principali. Raccolte per Henrico Bacco Alemanno, in Napoli, appresso Gio. Giacomo Carlino, e Costantino Vitale, 1608 e 1609; Il Regno di Napoli diuiso in dodici prouincie, con vna breue descrittione delle cose più notabili, e de’ corpi santi, che sono in ciascuna di essa [...] Raccolto per Henrico Bacco Alemanno, e dato in luce, da Pietro Antonio Sofia napolitano, in Napoli, nella stamperia di Tarquinio Longo, 1611
-          O. Beltrano, Breue descrittione del Regno di Napoli diuiso in dodeci prouincie, nella quale con breuità si tratta della città di Napoli, & delle cose più notabili di essa [...] Et in questa vltima impressione arricchita del memoriale di tutti quelli, che hanno dominato il Regno dopo la declinatione dell'Imperio rom. [...] Con vn catalogo di tutti 7. Offici del Regno, e di tutti i titolati, con la vltima numeratione de' fuochi, e regij pagamenti. Raccolti, e dati in luce da Ottauio Beltrano di Terra Noua di Calabria Citra, in Napoli, appresso il Beltrano, 1640
-          F. Biondo, Italia illustrata. Autoribus Blondo Flauio. R. Volaterrano. M. Anto. Sabellico: & Georgio Merula: opus propter historiarum: rerum: illustriumque uirorum cognitionem […], In Augusta Taurinorum, Taurinum nunc appellant, impressit Bernardinus Sylua, impensis & aere partiario Ioannini Baudi theologi. Io. Bremii, & Gulielmi Ferrarii, 1527
-          G. M. Galanti, Descrizione geografica e politica delle Sicilie, in Napoli, presso i Soci del Gabinetto Letterario, 1786-1794
-         L. Giustiniani, Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, in Napoli, nella Stamperia Simoniana, 1802
-          A. Lerra, Un genere di lunga durata: le descrizioni del Regno di Napoli, in Il libro e la piazza. Le storie locali dei Regni di Napoli e di Sicilia in età moderna, a cura di A. Lerra, Manduria-Bari-Roma, Lacaita, 2004
-         R. Maffei, R. Volaterrani Commentariorum vrbanorum liber, Romae, per Ioannem Besicken Alemanum, 1506
-         S. Mazzella, Descrittione del Regno di Napoli di Scipione Mazzella napolitano. Nella quale s'ha piena contezza cosi del sito d'esso, de' nomi delle prouincie antichi e moderni, de' costumi de' popoli [...], in Napoli, ad istanza di Gio. Battista Cappelli, s.d. [ma 1586]
-          G. B. Pacichelli, Il Regno di Napoli in prospettiva, diviso in dodici provincie, Napoli, Parrino e Mutio, 1703 

mercoledì 19 giugno 2013

Due parole su san Gerardo La Porta

Gerardo apparteneva alla nobile famiglia La Porta di Piacenza. Peregrinò verso l’Italia Meridionale, forse alla ricerca di solitudine o per essere più vicino ai punti di imbarco dei crociati diretti verso i luoghi santi ma, giunto a Potenza, decise di dedicarsi alla missione sacerdotale. Fu tale il suo impegno che, quando morì il vescovo in carica della città, il popolo ed il clero lo scelsero come successore. Fu così proclamato vescovo nel 1111 ad Acerenza e portò la Chiesa avanti per otto anni. Morì nel 1119 e, dopo un solo anno, Papa Callisto II lo proclamò santo. 
Da quel momento in poi, i potentini riconobbero in san Gerardo il loro principale protettore. Le sue reliquie furono seppellite in un luogo nascosto per timore che venissero trafugate, come accadeva non di rado in quei tempi e, dopo una serie di scavi e di sondaggi, furono rinvenute nel 1250, riposte in una pregevole urna e conservate in un sarcofago che per un certo periodo fu l’altare maggiore del Duomo. 
Così lo storico piacentino Umberto Battini:

Certamente già dal XI secolo in Potenza era presente una Famiglia o Colonia piacentina dei Della Porta, sappiamo che fin da allora un altro vescovo piacentino Guglielmo Della Porta era in Potenza ed anche il vescovo di Melfi era di Piacenza. Il Casato dei Della Porta proprio per i suoi trascorsi legami con la terra di Puglia, cui Potenza era compresa nel Ducato, mutò il nome in Porta-Puglia, lo stesso stemma araldico della Famiglia è lo stesso sia in Potenza che a Piacenza. 
Probabilmente S. Gerardo era giunto a Potenza già sacerdote, sulla spinta della riforma gregoriana che aveva coltivato nel piacentino nelle aspirazioni spirituali. Potenza è centro di raccolta dei crociati così come Piacenza vede Papa Urbano II riunirvi il Concilio del 1095 che porterà proprio alla indizione della prima crociata. A Piacenza in questo tempo nel monastero di S. Sisto vi erano delle suore scandalose che il Papa sostituisce con i monaci benedettini chiamati da Clearmont e Mantova. Giovanni da Matera nel 1139 fonda il monastero benedettino di Pulsano e parimenti il monastero piacentino di Quartazzola è pulsanense senza scordare che questi monaci avevano proprietà terriere presso la “Puglia” di Calendasco, frazione al ridosso del fiume Trebbia.
Successore immediato di San Gerardo fu il vescovo Manfredi la cui memoria scritta e autentica lo ricorda come uomo pacifico, dotto, prodigo con i poveri e dedito all’insegnamento ai giovani della cultura. E’ doveroso segnalare che appena fuori ai confini provinciali, presso la città di Fidenza, nel portale laterale destro del Duomo, troviamo scolpito S. Raimondino Palmerio di Piacenza e appena sotto la figura di Vescovo benedicente, che è la tipica ed antica immagine tramandata di S Gerardo e che fa supporre quindi possa trattarsi dello stesso Vescovo santo piacentino: infatti la Cattedrale di S. Donnino in Fidenza, mostra la costruzione attuale iniziata verso il 1160 quale Santuario e che quindi porta scolpite figure di santi, fino a che nel 1601 acquistò titolo di Cattedrale con Sede vescovile.
Un documento fatto in Borgo S.Donnino (attuale Fidenza) il 22 agosto 1197 relativo al rinnovo del giuramento di fedeltà a Piacenza ci mostra presenti tra i “consulis communis Placentie” Oberto figlio di Oberto Della Porta, un legame quindi anche con la nostra città.
Segni tangibili della vita del Patrono S .Gerardo li estraiamo dalle letture proprie dell’Ufficio della Festa: “Gerardus, Placentiae ex illustri familia De Porta originem duxit. A pueritia hausta cum literis pietate, clericali militiae se nuncupavit” (Gerardo nacque a Piacenza dall’Illustre famiglia Della Porta. Educato da bambino nelle lettere e nella pietà, entrò nelle file del clero).
Come lo stesso S. Corrado che in Calendasco “originem terreman duxit”, ugualmente S. Gerardo in Piacenza “originem duxit”. Nella Cattedrale piacentina troviamo murata sulla parete destra della prima campata, a sinistra della porta laterale che immette ai chiostri, una lapide sepolcrale del canonico e Diacono del Duomo Nicolò Copallati Della Porta, che fu anche Arciprete di Settima in cui si legge traducendo dal latino: “+1349 11 del mese di luglio – Sepolcro del Signore Nicola dei Copallati – Della Porta canonico – di questa Chiesa Maggiore – di Piacenza e arciprete – della pieve di Settima”. I monumenti di Piacenza riguardano un ramo della Famiglia Della Porta, i Coppalati o Copallati; il Santo piacentino Gerardo fu del ramo dei Della Porta che poi si chiamarono Porta-Puglia in seguito alla presunta origine pugliese. Anche nella Basilica di S.Antonino, all’esterno vi è una arca lapidea del secolo XIV sepoltura di un discendente Coppalati-Porta.
A Potenza, nella Lucania oggi Basilicata, si ingegnò nell’educare ai buoni costumi i giovani inclini al male ed aprì una scuola per tutti in cui gratuitamente insegnava con “singulari humanitate ac patientia”. Eletto Vescovo della città divenne modello per il popolo, già da vivo fece un miracolo straordinario: trovandosi presso il luogo detto di S. Maria, per la calura estiva le genti soffrivano la sete, venne a mancare il vino, Gerardo si fece portare acqua dalla vicina fonte e con un segno di croce la tramutò in vino: gli fu concesso “Cana Galileae renovare miraculum, et ita suos mirabiliter recreare”.
Per otto anni resse la Chiesa potentina fino al giorno della sua morte il 30 ottobre 1119, molti i miracoli succedutesi, tra i quali ciechi che riebbero la vista, guarigione del paralitico.
Il 30 maggio si celebra a Potenza la Festa della Traslazione delle Reliquie alla Cattedrale avvenuta nel 1250, in questa occasione si svolge la famosa manifestazione civico-sacra di San Gerardo e i Turchi. La processione consiste in una nave, con un drappello di cavalieri vestiti alla turca, segue il Carro medioevale di S. Gerardo e in carrozza siede il Gran Turco con valletti seguito da alabardieri cristiani;si ricorda con questo solennissimo evento la vittoria sui Turchi per intercessione del Santo.
Questo insigne piacentino che tanto ha segnato la storia di un territorio della nazione e che riscopriamo con curiosità e affetto, così come auspica don Messina nella sua lettera: “...possa riuscire utile per una migliore conoscenza – e spero devozione – del vostro e del nostro Santo...”. Come San Corrado Confalonieri anche San Gerardo Della Porta Patrono di Potenza possa con iniziative culturali-religiose future essere un nuovo stimolo per la crescita orgogliosa della terra di Piacenza che sempre più spesso mostra d’avere degnissimi avi che segnarono tempi e luoghi lontani e che accrescono l’identità piacentina.
(da http://www.templarisanbernardo.org/San%20Gerardo%20il%20patrono%20di%20Potenza.htm) 

martedì 18 giugno 2013

Materiali didattici. 5. Sindaci a Potenza in età napoleonica

L’età napoleonica nel Regno di Napoli si pose nel segno di una riformulazione dei rapporti tra potere centrale e rappresentanze periferiche. Si trattò non solo di novità istituzionale, con la nascita delle intendenze, ma anche, e soprattutto, di una riogranizzazione degli assetti sociali che, tenendo conto di nuove spinte che attendevano solo un punto di riferimento politico, spostò l’asse del potere. Una dislocazione, più che perifericità, che fece dei gruppi dirigenti locali protagonisti diretti dell’attività gestionale. I centri di organizzazione della vita provinciale, nettamente diversi da quelli di antico regime, cambiarono in base ad una gerarchizzazione ormai basata sui rapporti di forza e sulla rete sociale istituita da nuove oligarchie cittadine.
Nel caso del nuovo capoluogo della provincia di Basilicata, Potenza, ciò significò un assestamento e una netta ascesa dei ceti della borghesia terriera cresciuta all’ombra del feudo e della locale Chiesa e rappresentata da poche famiglie, tra le quali le più attive, nel corso dell’età napoleonica ed oltre, risultano essere gli Addone, gli Amati, i Cortese, i Castellucci.
La società potentina era cresciuta, infatti, intorno al potere del capitolo cattedrale di san Gerardo e dei conti Loffredo, amministrandone i vasti possedimenti – come nel caso della famiglia Cortese, che amministrava i beni dei conti ancora nel 1792, con Michelangelo Cortese e dei Giuliani -. Tuttavia, il reddito di tali famiglia risultava ben al di sotto di altre realtà della provincia. In un solo caso, infatti, come evidente nel Catasto Onciario, erano superati i 450 ducati di imponibile, come, ad esempio, per il dottore Francesco Giuliani e Nicola Addone, non a caso proprietari di grandi armenti. Gli Addone e i Giuliani, del resto, appartenevano alla categoria dei massari, che, attraverso un’intensa attività delle proprie aziende agricole, erano riusciti a raggiungere una notevole indipendenza economica (tanto che, in alcuni casi, erano più ricchi degli stessi nobili). I massari riuscirono, inoltre, grazie alle accresciute competenze dei propri figli, che grazie agli studi a Napoli avevano acquisito professionalità e relazioni politiche salde, ad estendere la loro presenza negli sviluppi politici locali, come dimostrato dagli eventi della municipalità repubblicana potentina nel 1799. Del resto, è noto come «forensi, preti o soldati […]» fossero «gli sbocchi obbligati per un giovane […] a Napoli […]. E sul primato dello sbocco forense, le testimonianze sono fin troppo frequenti e abbondanti».
Era, dunque, ormai in atto a Potenza, dunque, fin dalla metà del Settecento, uno spostamento dell’asse sociale, con la sostituzione di nuovi ceti terrieri alle antiche famiglie del patriziato cittadino. Si andava formando, infatti, un primo nucleo di borghesia agraria che traeva le rendite più importanti dall’allevamento del bestiame e, in misura minore, dalla terra, che amministrava in qualità di affittuaria dei beni ecclesiastici, che coprivano il 59% del territorio potentino contro il 9% del locale feudatario. Diversi esponenti di tali famiglie, attraverso accorte manovre basate su operazioni economiche, strategie familiari e matrimoniali, avrebbero realizzato, nel giro di una generazione, una notevole ascesa economico-sociale anche grazie all’alienazione dei beni ecclesiastici che, in parallelo alle quotizzazioni dei corpi demaniali, diede modo alla borghesia potentina di estendere ulteriormente i propri possedimenti tramite l’acquisto di terreni già appartenuti alla Grancia della Certosa di S. Lorenzo di Padula. Nicola Addone, tra i più attivi, avrebbe acquisito per 22.663 ducati quattro lotti rivenienti dai conventuali.
Tale scalata al potere tramite l’allargamento economico è confermata dallo Stato dei più ricchi proprietari della provincia di Basilicata, compilato nel 1809 per l’inclusione nella lista degli eleggibili. Infatti, tra i 313 galantuomini della Provincia tassati per un imponibile superiore ai 250 ducati, 12 erano potentini. Di certo si trattava di una élite socio-economica piuttosto ristretta, tuttavia basata proprio su esponenti delle famiglie che già a metà Settecento avevano iniziato a costruire la propria fortuna. È il caso Nicola e Basileo Addone, nipoti del Nicola che già nel Catasto Onciario figurava, come detto, tra i maggiori contribuenti e possessori di armenti. Gli Addone avrebbero continuato ad estendere il proprio potere tramite il matrimonio, nel 1822, tra Basileo e Lucrezia Amati, figlia del sindaco Giacinto ed erede di una famiglia di massari di campo. Un altro sindaco (nel biennio 1814-15) e discendente da un massaro era Gerardo Castellucci, peraltro legatosi agli Addone per aver sposato Caterina Addone. Per questa ristretta borghesia, le alleanze familiari restavano ancora, evidentemente, un’importante risorsa per la costruzione e l’allargamento della rete del potere cittadino. Contemporaneamente, tuttavia, se per un verso si continuò a cercare di raggiungere il titolo di dottore in utroque iure per poter aumentare le possibilità di prestigiosi e duraturi incarichi amministrativi legati alle funzioni del nuovo capoluogo, non si tralasciò, comunque, alcuna occasione per continuare l’opera di irrobustimento del patrimono, tramite l’acquisto dei beni ecclesiastici, l’affitto delle terre comunali o gli appalti per le opere pubbliche.
In effetti, dopo la nomina di Gerardo Catalano nel 1807, primo sindaco del nuovo capoluogo di Provincia, molti sindaci, tra i quali Basileo Addone, Gerardo Cortese, Luigi Maffei, risultano appartenenti alla categoria dei galantuomini.

lunedì 17 giugno 2013

La Basilicata contemporanea. 4. Il Liceo Classico di Potenza a inizio Novecento

Notevole, all’inizio del Novecento, fu il tentativo di alcuni docenti del Liceo “Salvator Rosa” di Potenza di creare una rivista che, lungi dall’essere manifesto di una scienza “di paese”, allargasse la ricerca storica a dimensioni più ampie, inquadrando la città e la regione nel nuovo corso di studi dello scorcio del secolo. La “Rivista Storica Lucana”, nata nel 1901, ospitò, nella sua breve vita - fu pubblicata a cura dell’Archivio di Stato di Potenza tra il 1900 e il 1901, cessando le sue publicazioni nel maggio del 1901 -, articoli che, ispirati al nuovo indirizzo degli studi lucani dato da Giustino Fortunato, tentarono una più attenta ricostruzione dei fatti del 1799 basata sull’esame dei documenti dell’Archivio di Stato di Potenza, già studiati, per quanto riguarda l’intera regione, proprio da Fortunato secondo la nuova metodologia che si accostava alla documentazione archivistica, più che alle sole fonti edite  o ricostruirono i problemi del dibattito politico lucano postunitario. In questo senso,  notevole fu l’attività di Antonino Tripepi, “conservatore capo” dell’Archivio di Stato di Potenza, che analizzò l’evoluzione di Potenza sotto il profilo storico e giuridico, conformemente a questo metodo, ancorché sviluppato in modo ancora “rozzo”, di ricerca delle fonti. Proprio avvalendosi dei documenti dell’Archivio di Stato di Potenza, Tripepi pubblicò un primo, ancorchè sommario, elenco di intendenti, prefetti e presidenti del Consiglio Provinciale. Altri contributi del Tripepi furono pubblicati ancora nel “Lucano”. A proposito del suo metodo, gli si deve riconoscere il merito di “avere intuito il valore delle fonti e di avere, sia pure con scarsi risultati, cercato di indirizzare gli studiosi di storia patria alla ricerca del documento”.
Notevole fu anche la produzione di Edoardo Pedìo, professore anch’egli al Liceo potentino e studioso di momenti e figure del risorgimento in Basilicata di andamento prosopografico e di interpretazione politica dei fatti. Per citare alcuni esempi, cfr. Garibaldi e l’insurrezione lucana del 1860, Potenza, La Squilla Lucana, 1908; Francesco Lomonaco nel centenario della morte, Potenza, La Squilla Lucana, 1910; Francesco Mario Pagano eroe e martire del Risorgimento, Potenza, La Squilla Lucana, 1916.
Che il Liceo di Potenza fosse, in questo periodo, “fucina” di nuove proposte volte ad inserire la scienza lucana nel più ampio panorama nazionale lo dimostra anche il percorso di un filologo quale Salvatore Rossi, di Pomarico, che a Potenza fu docente di materie classiche e che si distinse per i suoi studi senecani, quali lo Studio critico e grammaticale su la tragedia "Il Tieste" di L. Anneo Seneca, del 1897, e, dopo il suo passaggio ad ordinario dell’Università di Messina, del saggio La critica letteraria in Lucio Anneo Seneca, edito negli atti dell’Accademia Peloritana di Messina. 

venerdì 14 giugno 2013

Popolazione della Basilicata dal 1500 al 1800. Tavole

Centro

1601

1622

1671

1675

1703

1736

1798

1805
Abriola
1.880

2.105
2.105
2.105
2.050
3.015
3.000
Accettura
910
1.505
1.290
1.290
1.290
1.400
2.001
2.000
Acerenza
2.090
1.500
1.260

1.260
2.500
3.598
3.598
Albano
1.940
2.400
745
745
745
2.000
2.607
2.625
Alianello
310
1.355
65
65
65
100
336
330
Aliano
1.620
210
560
560
560
560
1.813
1.464
Anzi
1.665
2.585
400
400
400
2.000
3.092
3.092
Armento
2.240
1.580
330
330
330
1.400
2.439
2.420
Atella
3.105
2.865
685
685
685
820
1.500
1.500
Avigliano
1.080
2.190
3.005
3.005
3.005
5.500
9.228
9.000
Banzi






488
500
Baragiano
460
1.035
345
345
345
830
2.500
1.500
Barile
5
490
820
820
820
2.700
3.500
3.000
Bella
995
1.375
1.370
1.370
1.370
3.000
5.623
5.623
Bernalda
1.420
3.340
1.935
1.935
1.935
2.000
3.160
3.160
Brindisi


410

410
1.600
2.036
2.036
Calciano
1.180
895
165
165
165
250
365
400
Calvello
2.130

1.280
1.280
1.280
3.700
5.640
5.640
Calvera


145

145
1.400
1.284
1.780
Campomaggiore






387
410
Cancellara

1.930
1.425
1.425
1.425
1.160
3.143
3.143
Carbone
1.695
1.460
600
600
600
2.000
2.556
2.588
Casalnuovo

225
190
190
190
550
864
864
Castelgrandine
565
810
510
510
510
1.500
3.476
3.476
Castelluccio Inferiore
1.720
1.780
585

585
1.600
2.382
2.381
Castelluccio Superiore
285

285
2.010
2.015
Castelmezzano
455
630
690
690
690
900
1.807
1.807
Castelsaraceno
2.185
4.400
835
835
835
1.500
3.288
388
Castronuovo
975
920
255
255
255
1.000
2.119
2.220
Cersosimo
115

120
120
120
155
600
600
Chiaromonte
1.080
1.035
375
375
375
1.500
2.243
2.243
Cirigliano
875

350
350
350
500
1.554
974
Colobraro
2.350
2.915
840
840
840
1.000
1.771
1.771
Corleto
785
1.125
895
890
895
1.800
3.846
3.900
Craco
2.590
2.325
1.105
605
1.105
1.700
2.076
218
Episcopia
1.025
1.235
335
335
335
1.000
1.557
1.500
Fardella






1.026
1.026
Favale
740
345
195
195
195
600
1.096
1.100
Ferrandina
3.430
5.140
5.045
5.045
5.045
5.000
4.895
4.895
Forenza
3.000
3.585
1.940
1.940
1.940
2.700
5.000
4.937
Francavilla
580
1.430
345
345
345
1.200
1.779
1.779
Gallicchio
200
490
350
350
350
850
1.014
1.016
Garaguso
170
250
170
170
170
190
388
400
Genzano
1.595
1.800
1.225
1.225
1.225
2.060
2.716
2.716
Ginestra







600
Gorgoglione
1.015
725
385
385
385
300
1.056
1.100
Grassano
620
880
1.330
1.330
1.330
1.750
3.320
3.370
Grottole
2.785
3.225
2.820
820
2.820
1.800
2.216
2.216
Guardia Perticara
610
910
495
495
495
1.000
1.654
1.160
Lagonegro
2.580
3.530
2.850
2.850
2.850
2.465
4.200
4.622
Latronico
1.995
1.920
285
285
285
2.200
4.321
3.242
Laurenzana
2.310
2.600
2.170
2.170
2.170
4.830
7.143
7.143
Lauria

5.485
1.840
1.840
1.840
6.000
7.900
7.705
Lavello
2.870
3.510
2.105
2.105
2.105
1.400
2.300
2.300
Maratea
2.820
3.245
1.370
1.370
1.370
3.500
4.344
4.334
Marsicovetere
1.780
1.510
330
330
330
1.000
2.700
3.100
Maschito

2.385
780
780
780
1.300
2.700
2.798
Matera





14.000
12.308
12.308
Melfi
8.860
5.900
6.405
6.405
6.405
5.525
7.000
8.000
Miglionico
3.965
3.280
2.930
2.930
2.930
2.460
2.745
2.745
Missanello
690
1.250
250
250
250
250
833
845
Moliterno
1.255
1.625
1.615
1.615
1.615
3.500
5.000
5.000
Monte Albano
3.020
2.395
1.085
1.085
1.085
3.000
2.536
2.600
Montemilone
275
675
230
230
230
700
1.400
1.400
Montemurro
2.770
1.590
1.195
1.195
1.195
3.500
5.021
5.000
Montepeloso
2.930
4.555
3.125
3.125
3.125
3.071
5.021
4.877
Montescaglioso
4.230
4.270
2.850
2.850
2.850
3.400
5.594
5.594
Muro
3.610
4.240
3.045
3.045
3.045
4.000
7.030
7.030
Noja
965
395
450
450
450
450
1.505
1.446
Oliveto
295
195
290
290
290
200
682
700
Oppido
1.505
1.535
880
880
880
2.600
3.050
3.050
Palazzo
5
410
275
275
275

3.717
3.717
Papasidero
1.255
1.225
510
510
510
800
1.879
1.874
Pescopagano
1.325
1.870
1.545
1.545
1.545
2.600
3.787
4.000
Picerno
2.340
2.740
1.805
1.805
1.805
2.700
5.191
4.000
Pietrafesa
750
520
590
590
590
1.900
2.000
2.000
Pietragalla
730

870
870
870
2.200
3.422
3.422
Pietrapertosa
2.715
1.665
860
860
860
1.300
2.566
2.566
Pisticci
3.915
4.690
4.260
4.260
4.260
4.200

5.786
Policoro






400
18
Pomarico
2.755
3.365
2.650
2.650
2.650
2.500
4.160
4.160
Potenza
5.410
5.895
4.415
4.415
4.415
8.000
6.585
9.000
Rapolla
895
930
605
430
605
1.300
3.400
3.000
Rapone
250
375
430
605
430
1.100
1.543
2.304
Rionero


280
280
280
3.050
8.118
10.000
Ripacandida
815
830
1.045
1.045
1.045
1.500
3.600
3.000
Rivello
2.730
3.245
1.285
1.285
1.285
4.000
3.660
5.125
Rocca Imperiale
3.440
1.740
770
770
770
2.000
2.330
2.120
Roccanova
450
855
300
300
300
500
1.765
1.765
Rotonda
1.660
1.220
575
575
575

2.802
2.802
Rotondella
115
485
250
250
250
1.500
2.225
2.225
Ruoti
455
500
660
660
660
1.080
1.772
2.500
Ruvo
1.115
1.835
1.030
1.030
1.030
1.200
2.304
2.304
Salandra
1.330
1.740
1.575
1.575
1.575
1.400
1.320
1.376
San Chirico Nuovo
45
145
385
385
385
705
1.703
1.703
San Chirico Raparo
1.340
1.245
640
640
640
300
3.582
3.582
San Costantino

290
275
275
275
475
1.040
-
San Giorgio

45
165

165
50
1.315
1.235
San Martino

1.230
610
610
610
1.500
1.927
1.900
San Mauro
1.700
2.040
955
955
955
2.200
2.786
2.929
Sanseverino





700
2.218
2.200
Sant'Arcangelo
940
1.750
1.205

1.205
3.000
3.704
3.680
Santo Fele
1.140
2.005
2.115
2.115
2.115
3.200
6.167
6.167
Sarconi
990
595
1.190
1.190
1.190
1.300
1.600
1.600
Sasso
520
765
495
495
495
1.500
2.019
2.700
Senise
2.610
1.370
1.170
1.170
1.170
1.700
2.880
2.280
Spinazzola
1.845
2.780
2.455
2.455
2.455
2.800
4.800
4.588
Spinoso
885
550
275
275
275
1.500
2.577
2.660
Stigliano
2.570
3.395
2.070
2.070
2.070
2.500
4.134
4.200
Teana





900
1.197
1.200
Terranova


585

585
300
1.171
1.100
Tito
2.540
2.835
2.400
2.400
2.400
2.200
3.000
4.000
Tolve
1.635
1.925
1.770
1.770
1.770
2.550
3.382
3.382
Tramutola
2.010
3.015
1.165
1.165
1.165
3.000
4.016
4.000
Trecchina
1.160
1.320
465
465
465
1.800
1.880
1.851
Tricarico
5.365
6.430
3.210
3.210
3.210

4.655
4.800
Trivigno


175

175
1.500
2.506
2.506
Tursi
8.995

1.900
1.900
1.900
4.200
4.629
4.629
Vaglio
1.270
1.640
1.475
1.475
1.475
2.300
2.612
2.612
Venosa
5.475
5.270
2.365
2.365
2.365
3.700
5.700
5.978
Viggianello
1.325
1.300
510
510
510
1.400
3.215
3.213
Viggiano
2.410
2.935
1.905
1.905
1.905
4.000

5.700
Vignola
1.190
1.580
3.270
3.270
3.270
3.000
4.209
4.000
TOTALE
185.330
201.575
138.475
131.155
138.475
237.586
364.567
374.779

Le perle lucane. 2. Lagonegro

«Partiamo da Lauria dopo avervi passata la notte, ma ancor troppo presto per poterne discernere la posizione; abbiamo fatto ventotto miglia ...