giovedì 9 marzo 2023

La Basilicata moderna. 43. Le resistenze antinapoleoniche

La Basilicata napoleonica non fu un'oasi di pace e di integrazione. Il governo napoleonico, specie nel periodo murattiano, dovette affrontare una situazione con risse, con ferimenti o uccisioni di soldati francesi e conflitti tra gendarmi e briganti o affissioni di cartelli sediziosi. Ed ancora, bande armate che infestavano il paese commettendo ogni sorta di violenze contro le persone e la proprietà, uccidendo, incendiando, saccheggiando e distruggendo ovunque. 

Qualche esempio dall'Archivio di Stato di Potenza potrà chiarire quanto affermiamo. Infatti, il fondo Atti e processi di valore storico contiene numerosi riferimenti utili a capire la violenta dialettica tra integrazione e resistenze.

Contro il Governo francese, ad esempio, si ebbe una rivolta a Spinoso già nel 1806 (proc. n. 154) e l'anno dopo, nel 1807, una congiura fu ordita a Rionero in Vulture da Savino Valenzano contro il Governo francese (n. 206), mentre a Sarconi 45 individui venivano processati come rei di brigantaggio e di sollevazione contro il Governo (n. 250), e a Roccanova veniva soffocata una ribellione contro le forze francesi (n. 253). 

E mentre trenta briganti a cavallo, armati di insegne e di em­blemi reazionari, facevano una scorreria ad Avigliano (n. 260), sempre nel 1807, a San Chirico Raparo si reclutavano uomini per combattere le truppe del Murat (n. 257). 

A Bella, nel 1808, venne processato don Gennaro Panari perché aveva diffuso voci atte a spargere il malcontento contro il Governo francese (n. 295).  

In ciò, comunque, un ruolo aggregante fu svolto dalla Carboneria, di cui conosciamo il primo processo contro i carbonari lucani conservato nell'Archivio di Potenza, ossia quello di Tricarico del 1815 (n. 418). Le circoscrizioni carbonare in Basilicata, in Campania e negli Abruzzi erano: Regione Lucana Occidentale, centro Salerno; Regione Lucana Orientale, cen­tro Potenza; Regione Irpina, centro Avellino; Regione Prepuziana, centro Teramo; Regione Amiteana, centro Aquila; Regione Marrucina, centro Chieti; Regione Sannitica Occidentale, centro Isernia. A Napoli risiedeva l'Alta Vendita a cui facevano capo tutte le vendite del regno. Ogni provincia era governata da un Senato, costituito da 12 membri, da una rappresen­tanza dell'intera comunità, carbonara della provincia (Gran Dieta), alla quale spettava il potere legislativo, e da una Magistratura alla quale spettava il potere esecutivo. In ogni Regione gli adepti erano distribuiti in Tribù e Famiglie, ossia Vendite e in Classi, cioè Gradi.

Non tutta la provincia, comunque, dipendeva dalla Vendita di Potenza: il Lagonegrese, il cui centro era in Tramutola, dipendeva dalla Vendita di Salerno, centro della Regione Lucana Occidentale.

Nella Basilicata, regione chiusa tra la Calabria, prevalentemente borbonica, e la Pu­glia, fautrice di re Gioacchino, prevalse nella setta carbonara un indirizzo filoborbonico, sebbene non fosse mancata, specie in Potenza, una corrente simpatizzante per Murat. Accanto alla Società Carbonara, comunque, sue filiazioni sorgevano nei paesi lucani nuove società segrete: l'Aurora Lucana a Moliterno, la Filarete Lucana a Lagonegro, la Neo Sparta Febea a Polla, la Consilina Cosmopolita a Sala Consilina, la Scuola dei Costumi a Marsico Nuovo, i Figli di Bruto ed il Vulture Illuminato a Melfi.

FONTE: T. PEDIO, Processi e documenti storici della sezione di Archivio di Stato di Potenza (PRIMA SERIE ANNO 1783-1864), in "Rassegna Storica del Risorgimento", XXX (1943), pp. 378-380.

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