giovedì 9 marzo 2017

Identità ignorate. Altri danni per la Basilicata

Sono sconvolgenti, in questo periodo di discussioni sulla/sulle province, disinvolti riferimenti a «Lucania» e «Basilicata» quasi fossero state la stessa cosa, nonché a salti plurisecolari nelle riconfigurazioni territoriali e della Lucania e della Basilicata.
Nel rispetto della Storia, alcune precisazioni.
In primo luogo, la denominazione «Lucania» va riferita all’antica provincia romana, compresa tra il Sele e il Lao, ad ovest, e Metaponto e Turi, ad est e che, dunque, pur più estesa dell’attuale Basilicata, non comprendeva, nel periodo della sua massima espansione, né l’area materana, né il Vulture. 


L’antica Lucania secondo il geografo greco Strabone (I sec. a.C.)

Dal XII secolo in poi, eccezion fatta per il periodo 1932-1946 (quando un telegramma di Mussolini ripristinò il toponimo «Lucania»), il riferimento è unicamente a «Basilicata». Il Giustizierato di Basilicata, istituito dai Normanni e poi confermato dagli Svevi, comprendeva principalmente la parte centrale e settentrionale dell’attuale regione, cioè l’area di Potenza, il Vulture con Melfi e Venosa, l’alta valle del Bradano e, in alcune fasi, le valli dell’Agri e del Sinni. Non includeva invece Matera e la zona orientale del Bradano, che spesso rientravano in altre circoscrizioni come il Giustizierato di Terra d’Otranto, e alcune aree del sud lucano verso il Pollino potevano variare di assegnazione a seconda delle riorganizzazioni amministrative normanne e sveve. Il giustiziere rappresentava il re, gestendo giustizia, fiscalità e ordine pubblico, e il territorio fu regolato in modo più organico con le Costituzioni di Melfi di Federico II. In sintesi, il Giustizierato di Basilicata coincideva con il cuore montuoso della regione, escludendo l’area materana più orientale.
Il territorio lucano, però, fu in parte riconfigurato in due ben precisi momenti. Nel 1663, infatti, per poter dare una sede stabile alla autonoma Regia Udienza Provinciale di Basilicata, la città di Matera fu staccata da Terra d’Otranto ed aggregata all’allora provincia di Basilicata. Il che fu possibile perché Matera era città regia, mentre le altre precedenti sedi individuate nel corso del ventennio precedente (Stigliano, Montepeloso, Tolve, Potenza, Vignola) incontrarono precondizionamenti essenzialmente riconducibili alle opposizioni dei locali feudatari. 


La Basilicata d’inizio Seicento. Da I. PRINCIPE (a cura di), Cartografia storica di Calabria e Basilicata, Vibo Valentia, Mapograf, 1989, p. 275.

Nel corso del decennio napoleonico (1806-1815), nell’ambito della normativa di riordino del complessivo assetto istituzionale-amministrativo del Regno di Napoli, alla riconfigurata provincia di Basilicata, con capoluogo Potenza, furono aggregati gli ambiti territoriali dei comuni di Balvano, Brienza, Marsico, Salvia (Savoia di Lucania), Sant'Angelo le Fratte, Vietri, Saponara di Grumento, Bollita (Nova Siri). Nel contempo, Rocca Imperiale passava alla Calabria Citra e Spinazzola a Terra di Bari, mentre la città di Matera perdeva il ruolo di capoluogo della provincia di Basilicata. Una riconfigurazione territoriale che sarebbe rimasta di fatto definitiva.
Nel 1927, infine, sarebbe stata istituita la nuova provincia di Matera, da inseirre nel più ampio contesto della riforma amministrativa del regime fascista. Fino a quel momento, l’area materana faceva parte della provincia di Basilicata, o, più precisamente, era divisa tra le circoscrizioni lucane e quelle limitrofe. Il fascismo, nell’ottica di razionalizzare e centralizzare l’amministrazione, decise di istituire nuove province per favorire il controllo politico e burocratico sul territorio, migliorare la gestione economica e accentuare l’identità locale. Matera, fino ad allora città di secondo piano rispetto a Potenza, fu scelta come capoluogo della nuova provincia per ragioni strategiche e simboliche: aveva una posizione centrale rispetto al suo territorio di riferimento, una storia millenaria, e il regime vedeva nella sua crescita urbana e nella valorizzazione dei Sassi un mezzo per rafforzare il prestigio dello Stato. Così, con decreto del 1927, Matera ottenne lo status di capoluogo provinciale, separandosi da Potenza, e la nuova provincia prese forma incorporando comuni delle precedenti circoscrizioni lucane e confinanti.

Continuare, quindi, a usare come se fossero la stessa cosa i nomi Lucania e Basilicata, ignorando secoli di storia e le differenze tra i loro territori, o adattare la storia a interessi del momento, non aiuta certo a proteggere la nostra identità e il nostro legame con la terra. Anzi, finisce per dare spazio a chi vorrebbe mettere in discussione non solo la provincia di Matera, ma perfino la Basilicata nel suo insieme.

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