lunedì 20 ottobre 2014

La Basilicata napoleonica. 12. Distribuzione dei maggiori demani comunali di Potenza (1808)

Terreno
Assegnatari
Gallitiello
Pomponio Francesco Maria a Rocco Ricotta (cambia la quota), Perrotta Filippo, Bisaccia Bonaventura, Luca Oppido, Grippo Gaetano Sellaro, Fasulo Nicola Maria, Brancucci Gerardo, Mazzolla Giuseppe, Spera Canio, Amati D. Giacinto a Giuseppe Smaldone di Nicola Felice), di Tolla Bonaventura Laizzo a Gerard'Antonio Smaldone di Nicola Felice, Grippo Giuseppe, Francesco Paolo Santangelo (Zingaro) a Angelo Mennuno, Casella Pasquale al Notaio Gaetano Grippo, Pignone Gaetano a Luigi Pietrafesa, Tolve Luigi, Grippo Domenico bottegaro a Grippo Luigi, Di Bello Gerardo, Brancucci Vincenzo, Catalano D. Gerardo a Picerno Gerardo Antonio, De Felicis Gennaro, Marino D. Pasquale, Spera Francesco, Bonaventura Tancredi, Acierno Agostino, Pietragalla Francesco, Lapenna Gerardo, Fasulo Giuseppe, Palese Giov. Antonio a Gerardo Carbonara
Pascon Pizzuto
Cavallo D. Francesco, Carabetta Arcangela vedova, Lo Zito Gerardo Ble., Grippo Pasquale Bottegaio, M.° Francesco Paolo Claps a Gerado Antonio Grippo, Lo Zito Pasquale, D'Onofrio Bonaventura, Carmine Alianiello, Carbonara Gerardo, Grippo Giovanni Sellaro, Scavone Felice, Smaldone Nicola Felice, Accetta Nicola a Oronzio Ricotta, Bagnuolo Gaetano, Pippa Giuseppe, Palermo Bonaventura, Verre D. Celestino, Ortolani Giovanni, Acierno Agostino, Tramutoli Angelo Antonio, Grippo Pasquale di Francesco, Castelli Gerardo, Acierno Vincenzo
Botte
Rivielli D. Gaetano, Ricciuti Felice, Acierno Gerardo Antonio, De Stefano Rocco, Marino Gaetano, Corrado D. Giuseppe, Lavanga Gaetano, Oppido Michelangelo, S. Pietro Pasquale, Gerardo Ricciuti, Oppido Gerardo, Pietragalla D. Rocco, Addone D. Basileo, Smaldone Gaetano di Nicola Felice, Caivano Gerardo, Cossidente D. Teodosio, Gerardo D'Onofrio, Castellucci D. Gerardo, Claps M° Saverio, Leggiadro Gerardo, Caggiano Vincenzo, Rocco Felice Matrangolo, La Guardia Gaetano (Funnone), La Boragine Gerardo, Mazziotti Pasquale, Grippo Rocco Commerciante, Albano Gerardo, Luigi Catalano, figlio riconosciuto dal Sig. Gerardo Catalano
Guarnieri
Uva Gerardo, Giuseppe Santangelo, Addone Vedova – D. Gerarda, Tramutoli Gerardo, Gaetano Rivielli Pastore, Sanza Rocco, Palese Canio, Mancino Rocco, Grippo Francesco Figliuolo, Catalano Gaetano, Andrea Fasulo, S. Gregorio Domenico, Gifuni Prospero
Donnaddezio
Cossidente Di Giovanbattista, Spera Vincenzo, Carbonara Giuseppe, Acierno Giuseppe, Giuseppe Smaldone Piccillo, Buglino Vincenzo, Tramutoli Gerardo Terramoto, Lotito Gerardo calzolaio a Gerardo la Guardia Farfarella, Gaetano Laguardia M° Aronzio, Casaletta M° Gerardo, Grippo D. Gaetano a Raffaele Mastrojanni, Tramutoli M° Gaetano, Attaria D.Angelo, Borza D. Francesco, Lapenna Gaetano, Attaria D. Angelo, Borsa D. Francesco a Michelangelo Grippo, Lapenna Gaetano, Nicola Ferrastro o Ferlastro, Gaetano Sileo, Grippo Luca Sellaro, Oppido D. Raffaele, Ruoti Pasquale, Grippo Angelo Bet., Picerno Gerardo Antonio a D. Gerardo Catalano, M° Nicolangelo Paciello, Gerardo Antonio Grippo a Francesco Paolo Corrado, Angelo Lotito Cappott., Angelo Volpe, Smaldone Gaetano Piccillo, Prospero Santarsiero, Gerardo Rita, Agostino Sileo
S. Antonio
Scalea D. Gaetano, Cavallo D. Gerardo, Pica Domenico a Mancino Piretro, Coviello Vincenzo, Lorusso Gerardo a Francesco Rivielli di Gaetano, Giambrocono Saverio, Guerriero Gerardo a Gerardo Cossidente, Chirichigno Nicolino, Lo Tito Gerardo, Picarone Emmanuele, Picerno Caniangelo, Caggiano Gaetano

FONTE: Nostra elaborazione da ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI POTENZA, Atti demaniali Anni 1808 -1812, Sulla suddivisione dei Demani Gallitelli, Pascon Grande, Pascon Pizzuto, Botte, Guarnieri, Donnadezio e S. Antonio in cart. 1, fasc. 15 oggetto Demani Riuniti - Demani Gallitello, Pasconpizzuti, Botte, Guarnieri, Donnadezio e S. Antonio. Suddivisione, categ. 5, classe 1.

La Basilicata napoleonica. 11. L'abolizione della feudalità: una lettera circolare del 1806

Napoli  [...] 1806

Real dispaccio, che ha Rapporto all’abolizione della Feudalità e […] Locali nell’esercizio della loro carica.
[…] Stato, Giustizia, e Grazia. Real […..] de 6’ Agosto 1806.

Vuole il Re che sia pubblicata nel modo solenne in cotesta Provincia la legge, colla quale si reintegrano alla R. Corona tutte le giurisdizioni Baronali, e si abolisce nel regno la feudalità; ma perché cessando in un […] tutti i Governatori ed uffiziali locali non rimangano le Popolazioni sprovvedute di chi le Governi, è assoluta intenzione della M.S. che gli stessi funzionari Locali continuino nell’ Nome ad esercitare come per lo addietro le giurisdizioni loro affidate dai Baroni, fino a che non saranno destinati in ciascuna carica li successori, nella […] dei quali volendo essere presenti, e promuovere anche quei che ha essi per abilità, ed onoratezza si sono distinti in amministrare la giustizia, sarà peso di [...], e del Tribunale di immettere in [...] Segreteria nota distinta dei loro nomi, cognomi, e patrie, insieme col riscontro della pubblicazione seguita della stessa legge, della quale si immettono per […] 100 copie in ristampa. Nel Real Nome lo partecipa  a […] perché ne disponga l’adempimento. Napoli 6 agosto 1806.
Michelangelo Cianculli
                              Sig. Presidente di Matera

FONTE:   ARCHIVIO DI STATO DI POTENZA, Intendenza, cart. 17, fasc. 3.

giovedì 16 ottobre 2014

La Basilicata napoleonica. 10. Gli Intendenti della Basilicata

Il compito principale degli intendenti, rappresentanti civili e in qualche caso anche militari dello Stato nelle province, era di assicurare l’esecuzione delle leggi e dei provvedimenti del potere centrale e di informare costantemente il governo. La legge dell’8 agosto 1806, con la costituzione delle intendenze e il riordinamento dell’amministrazione provinciale e comunale, liquidava la Camera della Sommaria, le cui molteplici attribuzioni, in parte passavano agli intendenti e ai consigli di intendenza, in parte passavano ad organi di altri ministeri come le finanze e la giustizia.
L'intendente era subordinato al Ministro dell'Interno, esercitava l'amministrazione attiva e di tutela sui Comuni, era funzionario di polizia, disponeva della guardia provinciale e dell'esercito. Alla diretta dipendenza dell'intendente era il segretariato, a sua volta suddiviso in vari uffici che trattavano di affari interni, dell'amministrazione provinciale e dei lavori pubblici, dell'amministrazione comunale, di polizia generale, di guerra e marina, di finanze e contabilità, di giustizia e di affari ecclesiastici.
Nella nuova struttura organizzativa dell’amministrazione pubblica gli Intendenti furono posti a capo delle province del Regno, con compiti molto delicati, come il controllo della vita locale, dall’istruzione pubblica alla polizia, alla vigilanza sui Comuni. Essi dovevano avere cura di pubblicare le leggi e i decreti reali assicurandone l’adempimento; erano autorizzati a disporre, per l’esercizio delle proprie funzioni, della forza provinciale e, nel bisogno, di quella militare. Avevano, inoltre, il dovere di compiere ogni due anni la visita alle province «al fine di conoscere e proporre al Governo i mezzi di promuoverne la prosperità».
Tre furono i compiti essenziali, come detto, tra le molteplici funzioni attribuite alle Intendenze: la polizia e l’ordine pubblico, l’amministrazione civile e l’amministrazione finanziaria. «Lo sforzo di garantire dei rapporti efficienti fra il centro e la periferia […] conciliando l’autonomia e l’adeguata articolazione dell’amministrazione col più rigoroso centralismo è evidente, oltre che nel testo della legge» , nelle istruzioni che il ministro dell’Interno Miot emanò nell’ottobre del 1806. In tale testo si stabiliva, infatti, «un assetto amministrativo fortemente gerarchizzato e centralizzato […] Il ruolo di fare da cerniera fra centro e periferia affidato alle Intendenze era delicatissimo, e per nulla meccanico. Si trattava, infatti, di operare una mediazione adeguata fra il primo governo centrale del Regno a carattere borghese e le amministrazioni comunali».
Di seguito l'elenco degli intendenti di Basilicata dal 1806 al 1860:

1. Tommaso Susanna                     1806
2. Vito Lauria                                 1807
3. Luigi Flach                                 1807-1812
4. Nicola Santangelo                      1812-1816
5. Giuseppe Cito                            1816-1817
6. Giuseppe Ceva Grimaldi             1818-1820
7. Francesco Saverio Petroni          1820-1821
8. Carlo Troya                               1821
9. Donato Antonio De Marinis        (facente funzioni)
10. Raffaele d'Aragona 
duca di Cutrofiano                          1822 
11. Nicola duca di Presenzano       1823
12. Carlo Antonio De Nigris          1823-1827
13. Gregorio di Montaperti            1827 
14. Gennaro Petitti                        1828-1837
15. Giovanni Chiarini                     (f.f.)
16. Giuseppe Capece Zurlo           (f.f.)
17. Edoardo Winspeare                1837-1842
18. Francesco Benzo 
duca della Verdura                       1842-1847
19. Salvatore La Rosa                  1847-1848
20. Giacomo Coppola                  1848 
21. Giuseppe Capece Zurlo          (f.f.)
22. Laudisio (Segr. Gen.)
23. Vincenzo Caracciolo               1848 
24. Egidio Sarli                             (f.f.)
25. Andrea Lombardi                   1848-1849 
26. Ferrante De Gemmis               (f.f.)
27. Luigi Aiossa                            1849
28. Gaetano Colombo                  1850-1852 
29. Domenico Spagnuolo             (f.f.)
30. Giuseppe Ciccarelli                (f.f.)
31. Achille Rosica                        1857-1859 
32. Leonardo Morelli                   1859-1860 
33. Vincenzo Arnone                   (f.f.)
34. Cataldo Nitti                          1860 (15-19 agosto) 

L’Intendente, vera cerniera tra centro e periferia, era in grado di esercitare un controllo sulla vita amministrativa provinciale che nessuna magistratura del passato antico regime aveva mai effettuato. Rappresentante dello Stato, figura a più stretto contatto con le popolazioni, al centro di una fitta rete di poteri che annoverava non solo ufficiali, funzionari, burocrati, ma anche coloro ai quali il nuovo regime aveva dato gli strumenti per studiare la realtà, a lui si deve l’alta integrazione tra governo e ampie fasce della popolazione  che, di fatto, entrarono nelle strutture del governo locale, rendendo inutili i continui ricorsi a Napoli da parte dei singoli comuni, favorendo il sorgere di un interesse e di uno spirito provinciale che richiamavano alla «più alta unità di un interesse nazionale».

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE:

BARRA F., Il Decennio francese nel Regno di Napoli (1806-1815). Studi e ricerche, Salerno, Plectica, 2007.
CIVILE G., Appunti per una ricerca sulla amministrazione civile nelle provincie napoletane, in «Quaderni storici», n. 37 (gennaio-aprile 1978).
DE MARTINO A., La nascita delle intendenze: problemi dell’amministrazione periferica nel Regno di Napoli. 1806-1815, Napoli, Jovene, 1984.
LANDI G., Manuale di diritto amministrativo, Milano, Giuffré, 1974.
MASSAFRA A. (a cura di), Il Mezzogiorno preunitario. Economia, società e istituzioni, Bari, Dedalo, 1988.
PELLEGRINO B. (a cura di), Il Mezzogiorno d’Italia in età napoleonica, Galatina, Congedo, 2011.
SPAGNOLETTI A., Storia del Regno delle due Sicilie, Bologna, Il Mulino, 1997.

giovedì 9 ottobre 2014

lunedì 6 ottobre 2014

Materiali didattici. 21. Annibale Caracciolo, "Discorso della poesia" (1612)

//f.166r.//
Tutti gli scrittori sono di comune opinione che delle cose oprate prima del diluuio non si ni abbia memoria nulla, fuorche di quello che se ritruoua scritto nella sacra Genesi, e che dopo il diluuio, Gioue auesse mandato duoi aquile, dall‟oriente l‟una, e dall‟occidente l‟altra, per sapere doue era il mezzo della terra, e che elle si incontrarno nel monte Parnasso, nel mezzo dell‟Acaia, tra Locri e Focide. E cossi, in questo monte, nel mezzo del mondo, fu edificato il tempio di Diana, quale era da un drago e tre ninfe, balie di essa, guardato. Nell‟altra cima del monte era il tempio di Bacco, appresso del quale ui era una uite dalle cui uue ogni disi offeriua il sacrificio a Bacco, et a questo Dio prencipe della poesia, nel mezzo di questo. Nel mezzo di questo tempio staua l‟immagine di lui, e teneua nella destera la Diuinatione, e nella sinistra la Medicina, la Poesia e la Musica. Di dentro, le Sibille come ministre delli oracoli, di fuora il coro delle Muse. E perche Apollo altro non dinota solo che la uirtu solare, pero nella suprema parte era il suo loco, dal sole e dal zodiaco di sopra, per doue egli per tutto l‟anno trascorre, e di sotto tenea le quattro staggioni. Apollo, presso i Greci, era tenuto dio della medicina, il che dinota la uoce greca Apolia. Sta depinto giouane con le chiome lunghe e bionde, con l‟arco e saette e con la lira in mano. 
Vi erano depinte tre attioni di lui. Una e che in atto di pastore pasceua i boui del re Admeto appresso il fiume Amfiso, dopoi che fu priuo del regimento del carro solare per auere usato uiolenza contra i Ciclopi ministri di Vulcano.
//f.166v.// La seconda si e Apollo in atto di leuare la pelle del satiro Marsia, il quale era uenuto in tanta arrogantia che non la cedeua ad Apollo istesso, e del suo sangue ni corse in fiume. 
La terza attione di Apollo che ni era dipinta, ni era che esso Apollo tiraua l‟orecchie a Mida, il quale, ignorante della musica, aueadato la sentenza in favore di Pan, et insieme il mostra il coro delle Muse. La Diuinatione staua depinta con il liuto in man, instrumento proprio dell‟Auguri, e con l‟uccello sopra la testa. 
La Medicina staua depinta con li nerbe in mano e con li ferri nell‟altra per mostrare la parte della cherugia. 
La Poesia e depinta con una tromba in mano, perche il poeta e un trommetta pubblico delli aftti delli eroi. La Musica e depinta con uarii instrumenti di canti e suoni. Teneua nella sinistra la lira e nella destra il plettro. Di dentro erano depinte le Sibille, quale furno donne indouine et ministre di Apollo in dar le risposte, cossi dette perche era loro concesso trarre li diuini consigli. E furno dodeci, cioe la Persica, la Libica, la Cumea, l‟Eritrea, la Samia, la Cumana, l‟Elispontia, la Frigia, la Tiburtina, la Eropea, la Delerica et la Egitia. Queste prodissero molte cose della uita et mortedel nostro Signore Gesu Cristo, del che ni fan fede Lattantio Firmiano e Santo Agustino. Teneuano costoro un tripode dal quale rendeuano li oracoli et alle uolte li scriueuano in fronde d‟alberi. Questo tripode era ancora detto cortina, perche di illa procedeuano li oracoli certi. 
Dinanzi il palagio doue e la Medicina ui sta locato Esculapio che per la mano tiene Igina e Panacea sue figliole. Detto Esculapio fu figliolo d‟Apollo e di corunice e dio della medicina. Teneua nelle mani un nodoso bastone, per segno della difficulta de la scienza della medicina.//f.167r.// In quello tiene auolto un serpe, nella cui figura apparue a i Romani quando fu condotto il suo simulacro di Epidraio e cio e per segno della prudenza. Dinanzi e il cane, per simbolo della fedelta, delle quale due uirtu deue il medico essere principalmente ornato. Appresso il fonte e il lauro, ad Apollo dedicato. Nel quale dicono fusse cangiata Dafne, figliola di Peneo, da Apollo caldamente amata, et e stimata pianta solare, anzi porta con seco infiniti remedii li quali scriue Discoride. E l‟antichi, dalle sue foglie messe nel foco, prendeuano segno delle cose future, perche, si faceuano strepito molto, augurauano assai bene, si non si sentiuano, dauano tristo segno. Altra raggione parue che se douesse porre sotto la protettione del dio della Medicina e della Diuinatione. Fu detto lauro da laude, perche a gl‟homini degni di laude, come a poeti o a trionfanti capitani, dopo alcune signalate imprese, se li daua la corona di esso lauro. Cossi medesmamente la lira di Apollo fu quella che Mercurio ni li fe‟ dono essendo stata da lui ritrouata, et in cambio di quella, Mercurio ni riceue da Apollo una uerga.
//f.167v.// Per le sopradette cause, non senza raggione, si gloria tanto e si uanta la citta di Venosa e suoi cittadini. Nella principal porta di detta citta ritrouansi li soprascritti uersi in sua lode 
Sic legitur priscis, antiqua Venusia, Bacco 
Et clario dilecta Deo, Patria inclita Flacci, 
Altrix Musarum, legumque artisque medendi, 
Est vicari semper, numerosos terruit hostes.
Non senza causa dicono che Venosa sia stata madre e nutrice delle Muse, delle leggi e della medicina, percioche antiquamente le Muse furono stimate essere le dee delle scienze, le quali furno cossi dette, come uuol Plutarco e Platone, dall‟inuestigatione, percioche e proprio delle scienze con diligentia ricercarne le caggioni di tutte le cose diuine et umane. 
Virgilio Marone in uno epigramma esplica li nomi delle Muse e sono: Calliope, Melpomene, Talia, Tersicore, Euterpe, Erato e Clio, Urania e Pollinia. E non solo esplica li lor nomi, ma anco arti et instrumenti da lor ritrouati. A Calliope da la poesia eroica, a Melpomene da la tragedia, a Clio da l‟Istoria, a Talia da la comedia, ad Urania l‟astrologia, ad Euterpe da la tibia, a Tersicore da la cetra, ad Erato la lira, e a Pollinia la rettorica alla quale tutta la uirtu uiene infusa da Apollo. 
E perche Oratio Flacco uenusino poeta illustro la poesia, e fu tanto fauoreuole di quella, con gran raggione se li puo tutte le sopradette cose in suo fauore attribuire. Le Muse altro non denotano eccetto che alcuni effetti o beni che dalli studii delle discipline prouengono, il che si dimostra per lor nomi, percioche Clio denota la gloria, Euterpe il diletto e piaceri che si ha da quelli, Talia uiridita et perpetuita di nome, Melpomene la suauita del canto, Tersicore tripudio et allegrezza, Erato l‟amor che dalli studii si richiede, Pollinia le molte lodi, Urania la uita celeste, Calliope la suauita delle uoci e del parlare. Le quali cose, ognuno uede quanto alle belle discipline se cofanno.//f.168r.// 
Le immagine delle Muse in alcune medaglie se ritrouano: Clio con una citara ouer tromba per mostrar le lodi ch‟ella fa resonar de li fatti delli uomini illustri; Euterpe con due tibie; Talia con una maschera e con la mazza nodosa d‟Ercole per la comedia a lei dedicata; Melpomene con un mascherone per il segno della tragedia; Tersicore con la citara; Erato con la lira e con i longhi capelli conditrice dell‟elegie; Pollinia con il barlato da una mano e con la peana nell‟altra; Urania, iui con le sette, fa un cerchio, ma meglio con la sfera, perche a lei s‟attribuisce l‟astrologia; Calliope con un uolume perche descriue i fatti di tutti l‟omini illustri. Altri la depingono Euterpe con un flauto in mano e molti instromenti ai piedi, Talia un uolume, Tersicore un‟arpa, Erato un squadro, Pollinia un‟aria chiara presso la bocca in segno della uoce, et una mano alzata per li gesti 
delli quali si serue l‟oratore, Urania un globbo celeste senza l‟immagine, Calliope con un libro solo. Le Muse dunque sono le dee delle scienze, sono dette sorelle e figliole di Gioue e della Memoria, percioche a coloro che uersano nelli studii delle lettere bisognano ingegno per apprendere, e memoria per conservare le cose apprese. La lor balia fu detta Eufere, perche questa mantieneli studii dell‟ottime discipline, sono uergini perche li studiosi deuono essere amatori della castita del corpoe dellapurita dell‟animo. La loro stanza e ne i monti, percioche lo studio requede la solitudine et un loco doue sia l‟aria pura e sottile, appresso i fonti, conciosiacosache altro non sono le scienze che uiue e perpetue fonti dondeche ciascuno puo apprendere quel che conuiene fare ecio che se die fugire. Le Muse delli monti son dette Aonide, Cicheriade, Coricide, Eliconiade, Olimpiade e Pieride. Quelle delli fonti son dette Aganippide, Ippocrene, Pepgaside, Custalie, Libedride e Pimpliade. 

FONTE: G. CENNA, Cronica antica della Città di Venosa (1640-1660), ms. nella Biblioteca Nazionale di Napoli, cc. 166r-168v (trascrizione di Ivan Mecca).

giovedì 2 ottobre 2014

La Basilicata contemporanea. 8. I Magnifici Rettori dell'Università della Basilicata (1982-2014)

COSIMO DAMIANO FONSECA è stato Magnifico Rettore dal 1982 al 30 ottobre 1994. Nato a Massafra nel 1932, ha studiato alla Facoltà Teologica di Napoli conseguendo la laurea in Teologia e successiva-mente all’Università Cattolica di Milano, al Centre d’Etudes Superieures, all’Historische Seminar dell’Università di Freiburg, quale Forschungstipendiat dell’Alexander von Humboldt-Stiftung, all’Archivio di Stato di Milano, conseguendo la laurea in Filosofia, il perfezionamento in Storia e Civiltà del Cristianesimo e la specializzazione in Paleografia, Diplomatica e Dottrina Archivistica.
Il 9 marzo 1964 ha conseguito, all’unanimità, l’abilitazione alla libera docenza in Storia della Chiesa pur essendo «laureato da meno di 5 anni» in deroga alla legge Mancinelli.
Ha insegnato nell’Università Cattolica di Milano (Storia medievale, sia nella sede di Milano che in quella di Brescia), a Bari (Storia medievale e Storia del Cristianesimo), a Lecce (Storia medievale) e nell’Università della Basilicata (Storia medievale, Paleografia latina e Diplomatica). Nell’Università di Lecce è stato Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia per nove anni, Direttore prima dell’Istituto di Storia medievale e moderna, poi del Dipartimento di Scienze Storiche e Sociali.
Nel 1981 è stato nominato, dal Ministro della Pubblica Istruzione, componente del Comitato Ordinato-re della Facoltà di Lettere e Filosofia della nuova Università della Basilicata (Legge 219 del 14 maggio 1981), dove, nel luglio dello stesso anno, è stato eletto primo Rettore per il triennio 1981-1984 ed è sta-to rieletto per gli altri tre trienni successivi. Durante il suo rettorato ha avviato, dopo l’inaugurazione avvenuta alla presenza del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, il 23 novembre 1983, i dodici corsi di laurea previsti dalla legge istitutiva afferenti alle Facoltà di Ingegneria, Agraria, Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali e Lettere e Filosofia.
GIANFRANCO BOARI è stato Magnifico Rettore dal novembre 1994 al giugno 2000. É professore ordi-nario di Ingegneria Sanitaria-Ambientale nella Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi della Ba-silicata.
FRANCESCO LELJ GAROLLA DI BARD è stato Magnifico Rettore dal settembre 2000 all’ottobre 2006. Nato a Napoli nel 1949, nel 1972. si è laureato in Chimica nell’Università di Napoli. Nel 1975 è stato assistente incaricato di Chimica generale ed inorganica nell’Università di Calabria e, l’anno dopo, assistente ordinario in Spettroscopia. 
Nel 1982 è diventato professore associato di Chimica generale ed inorganica nella Facoltà di Scienze MM. FF. NN. dell’Università degli studi di Napoli. Dal 1986, nell’Università di Basilicata, è professore ordinario di Chimica generale ed inorganica nella Facoltà di Scienze MM.FF.NN.
ANTONIO MARIO TAMBURRO è stato Magnifico Rettore dal giugno 2006 al giugno 2009. Nato a Trieste nel 1939, si è laureato in Chimica Industriale nel 1962 nell’Università degli Studi di Padova. È stato pro-fessore ordinario di Chimica organica dal 1986 e preside della facoltà di Scienze MM. FF. NN. nell’Università degli Studi della Basilicata dal 1986 al 1998 e, successivamente, dal dicembre 2001 al febbraio 2003. Nel 2002 è stato insignito della Laurea Honoris Causa dall'Università di Reims, Cham-pagne-Ardenne, Francia. Ha ricoperto la carica di Rettore fino alla sua morte improvvisa, avvenuta a causa di una grave malattia il 23 giugno 2009 nell’ospedale San Carlo di Potenza.
MAURO FIORENTINO, Rettore dall’ottobre 2009, si è laureato in Ingegneria Civile Idraulica nel 1979. Nel 1981 è stato ricercatore presso l’ENEL-CRIS. Dal 1983 al 1987 è stato ricercatore presso l'Univer-sità della Calabria. Nel 1984 è stato Visiting Researcher presso l'Institute of Hydrology di Wallingford (UK) e tra il 1985 e il 1986 Research Associate presso la Louisiana State University (USA). Dal 1987 è alla Facoltà di Ingegneria dell'Università della Basilicata, dove dal 1994 è professore ordinario di Co-struzioni Idrauliche e Idrologia. Dal 2002 è Preside della Facoltà di Ingegneria dell'Università della Basi-licata. Dal 2006 è segretario della giunta della Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Ingegneria Italiane (CoPI).

Santi di Basilicata. 6. San Rocco

San Rocco sarebbe nato a Montpellier fra il 1345 e il 1350 e morto a Voghera fra il 1376 ed il 1379. Intorno ai vent’anni di età perse entra...