Dalla relazione Gaudioso emerge, in primo luogo, un quadro alquanto variegato delle tipologie urbane. La provincia comprendeva, infatti, 117 centri abitati distribuiti in quattro “Ripartimenti”. Era, in effetti, una provincia piuttosto vasta, che, fino a quell’epoca, era nota sostanzialmente attraverso la descrizione datane, ad inizio del secolo, dal Pacichelli:
"Opportuno è il passaggio dall’Hirpinia nella Lucania, Terra questa, anzi fra l’uno, e l’altro partimento delle due Provincie distesa, che a quella unita, ò congionta; la maggior parte però più inchiusa, e con qualche portion della Puglia, e Grecia grande, volgarmente detta Basilicata. Vogliono i seguaci di Leandro Alberti, e del Pontano, che questo nome sia sorto da’ Veleni suoi naturali, ò dal Greco Imperadore, che ne dotò la figliuola, ò da un tal Basilio, che col suo valore ne scacciò i Greci: e taluni molto meglio stimano, per la sua Signoria rilevata, sendo che la sua voce Greca, significa propriamente Regale, forsi perché al Regal Dominio da tempo lungo sia ella appartenuta, à differenza delle due precedenti de’ Prencipi di Benevento, ò Salerno. […] La dividono gli Apennini dalla minor parte della Lucania, che resta nell’Ulterior Principato, hà per limiti dal lato di Greco e Tramontana le Terre, di Bari, e di Otranto, con la Provincia di Capitanata per la Riviera dell’Ofanto, dall’Oriente e Libeccio il Mare Ionio, ò di Taranto, dall’Africo alquanto il Tirreno, e dal Mezogiorno, col fiume Lao, la Calabria inferiore. In questa circonferenza dunque si ferma la particella de gl’Hirpini avvanzata al superior Principato, un taglio della Puglia Daunia, e Peucetia fra l’Ofanto, e il Bradano verso i rigagni loro, ed il lembo maritimo della Grecia grande […]. Hoggi è Matera Sede Arcivescovale, e Risdenza insieme de’ Regali Ministri per la Giustizia, e Finanze in Basilicata. I Vescovadi suffraganei sono, Lavello, Marsico vecchio, Melfi, Montepeloso, Muro, Rapolla, Tricarico, Tursi, e Venosa, Eccedono il centinajo nella Provincia le Terre, e Castelli: e con tredeci Torri guarda i due Mari. Ella viene inaffiata particolarmente da’ Fiumi, Braciano, Acalandro, ò Roseto, Siri, ò Seno, e Taciri, e da altrettanti Laghi non nominati da gli Eruditi. È Paese assai montuoso, non però inameno per la giocondità de’ suoi fruttiferi campi".
In quest’ampia provincia, i Ripartimenti avevano una consistenza piuttosto omogenea. Quello di Tursi comprendeva 31 centri abitati e si spingeva da Montescaglioso e da Ferrandina, sino ai confini della Calabria e da Terranova del Pollino sino a Gallicchio. Quello di Maratea comprendeva 30 centri abitati e comprendeva le zone dalla costa tirrenica fino a Viggianello, a Miglionico e a Corleto Perticara. Quello di Tricarico, con 29 centri abitati, comprendeva Potenza e i paesi del basso Potentino, estendendosi sino a Pietrafesa e da Sasso sino ai centri dell’alta valle dell’Agri, da Montemurro a Tramutola. Il Ripartimento di Melfi, infine, comprendeva 28 centri abitati, a nord di Potenza.
Oltre a questi centri. Risultavano quasi delle énclaves i feudi di San Basile e Policoro, situati nel Ripartimento di Tursi.
I 117 centri abitati distribuiti nei 4 Ripartimenti della Basilicata erano, comunque, piccoli nuclei abitati con una popolazione inferiore ai mille abitanti. Oltre a Matera (13382 abitanti), Potenza (8000) e Lauria (6000) soltanto tre centri superavano i 5000 abitanti: Melfi (5523), Avigliano (5500) e Ferrandina (5000). Sette superavano i 4000 abitanti: Laurenzana (4800), Pisticci e Tursi (4200), Muro, Rivello, Tricarico e Viggiano (4000). Sei i 3000: Calvello e Venosa (3700), Moliterno (3500), San Fele (3200), Montepeloso (3071), Rionero (3050).
Da quanto sinora riportato risulta di per sé evidente come una provincia interna, qual era la Basilicata, mostrasse una netta sproporzione tra la vastità del suo territorio e le tipologie insediative, cosa di cui lo stesso Carlo doveva essersi accorto, pur attraversandone la parte meno montuosa e forse più omogeneamente abitata. Infatti, a fronte di un semplice 17% degli abitati costituito da città statutariamente tali, ben il 92% degli insediamenti basilicatesi rientrava nell’ambito delle Terre. Una provincia, dunque, del resto peculiare anche per l’intreccio, sul versante istituzionale, di Università, Feudo e Chiesa che, spesso in concorrenza tra loro, erano i tre fondamentali livelli che di fatto esprimevano l’amministrazione del potere locale, tramite conflitti, ma anche forti intrecci. Un connotato, questo, che, in alcuni centri, tra i quali Matera, Venosa, Potenza assunse dimensioni e forme di esercizio concreto ancora più particolari e alquanto significativi rispetto al contesto circostante.