La rapida visita fatta in Basilicata nel gennaio del 1735, sulla via di Messina, indusse Carlo di Borbone a disporre una inchiesta sulle condizioni di questa regione e Bernardo Tanucci incaricò a tal proposito Rodrigo Maria Gaudioso, avvocato fiscale dell’Udienza di Matera, di raccogliere dati e notizie per stilare una relazione sulle condizioni economiche e sociali di questa provincia:
"Illustrissimo signor mio padrone colentisimo
In questa settimana essendomi capitata una stimatissima carta di Vostra Illustrissima de 19 del cadente aprile con mi si è servito comandarmi per il serviggio di S. M e per le occorrenze che allo stesso vengono le facessi un’esatta discrittione di questa provincia avvisandole minutamente il sistema d’essa ne i propri termini che si è servita comandarmelo; ond’io in altro che accuso il ricivo di tal riverentissimo ordine di V.S.V., passo a parteciparle che sarà da me subbito ubbedito e eseguito colla celerità più possibile nella propria maniera che si e servita imprimelo, ed impritanto rinnovando a V. S V.I.I.I. sempre più rispettosa la mia cita osservanza con devotissimo inchino verso immutabilmente".
Gaudioso, segretario fiscale della Regia udienza di Basilicata e Marchese di Camporeale, già il 30 aprile rispose che avrebbe provveduto con celerità, inviando agli amministratori delle università di Basilicata una lettera per sollecitarli alla stesura delle singole relazioni, soprattutto gli amministratori inadempienti entro sei giorni. Il Gaudioso inviò, quindi, una lettera a tutti gli amministratori delle università chiedendo di stendere una relazione sullo stato dei propri centri indicandone posizione, abitanti, produzione, giurisdizione, amministrazione, introiti e tasse.
Un successivo sollecito fu inviato dal Gaudioso a molte Università:
"Matera 30 aprile 1735
Signor. Regente d. Bernardo Tanucci
Segretario di giustizia presso S. M
Miles. D. Rodrigo Maria Gaudioso ex marchionibus Campi Reali Regi Fisci […] provinciae Basilicate […]
Magnifici sindaci, eletti cancellieri, ed ogni altro a chi spetta dell’università di tutti luoghi di questa provincia di Basilicata vi significo che fra il ternime di giorni io avessimo rimesso in nostro potere fede veridica del numero degl’abitanti dai vostri rispettivi luoghi, vescovadi colle loro entrade e plebende, badie, conventi dè frati, parrocchie,baroni con loro entrade, i nobili di ciaschè d’una città con loro entrada, prodotti del terreno, marina, meccanica, entrade rege, tribunali con loro ministri, e salari di ciascuno,usanze, leggi,stili particolari ed inclinazioni dei popoli. E’ perché finora non abbiate curato ubbidire, abbiamo perciò fatto urgente, col quale vi dicemo ed avvertimo che precisamente […] tra il termine d’altri giorni 6 lo dobbiate remettere in risposta della fede di quel tanto vi è nei singoli rispettivi luoghi.
Matera, li’ 8 gennaio 1736
Rodrigo Maria Gaudioso".
Rodrigo Maria Gaudioso inviò a Napoli un voluminoso dossier diviso, sostanzialmente, in due parti: la prima (cc. 1r-38v) era la relazione propriamente detta, nella quale l’avvocato fiscale aveva riassunto e rielaborato le relazioni inviategli dalle Università, organizzandole secondo le rubriche richieste agli amministratori e ponendo particolare rilievo nella registrazione delle entrate; la seconda parte (cc. 52r-416) raccoglieva le relazioni redatte dai cancellieri delle singole Università della provincia e dalle quali il Gaudioso aveva, appunto, tratto il materiale per la sua descrizione. La relazione del Gaudioso e quelle delle Università furono, poi, raccolte in un unico volume attualmente conservato nella Biblioteca Nazionale di Napoli.
Quale immagine della Basilicata emerge da queste pagine? Una rappresentazione, tutto sommato, molto meno stereotipata di quanto si possa pensare. Infatti, pur con tutti i limiti evidenti di un’inchiesta condotta sostanzialmente a tavolino, senza adeguati strumenti di rilevazione, l’indagine del Gaudioso ebbe l’indubbio merito di essersi avvicinata a restituire un’immagine più realistica della Basilicata che, come ha scritto Valeria Verrastro, "che è, sì, quella regione aspra e dai precipitosi monti di cui ci parla l’Alberti: il vero attestano sindaco ed eletti di Brindisi quando ci descrivono territori “di aspera coltura per le spine, pietre ed altri intoppi, per essere, tali territori, la maggior parte montuosi, e non piani, e le vigne per essere in terreno duro”. Emerge anche, una Basilicata che in alcune sue zone pure si identifica con quella regione fertile descrittaci dal Mazzella: “con profitto gli abitanti dell’antica Montepeloso s’industriano alla semina dé grani, e biade in un territorio che è tanto quanto fertile, ed è sufficiente per lo mantenimento del paese”. Una regione, dunque, non del tutto priva di risorse, ma dove le stesse sono letteralmente falcidiate dalla perversità del sistema fiscale napoletano che, se da una parte indebita le Università, dall’altra aumenta a dismisura la rendita baronale e quella regale a tutto svantaggio dei ceti più umili. Quest'ultimi sottoposti a una infinita serie di contribuzioni su generi di consumo di prima necessità, di corresponsioni dovute alla feudalità laica (duchi e principi) come a quella ecclesiastica (Ordini religiosi e vescovi), così numerose da metterli nelle condizioni, come amaramente si legge nella già citata relazione su Brindisi, “di non aver più cosa propria che non sia soggetta ai suddetti pesi”. Una regione dove il ceto civile, che pure altrove va faticosamente facendosi strada, stenta a formarsi: “pochi i dottori di legge”, pochi pure i “dottori fisici”.
Ma più che la Relazione grande interesse rivestono le informative che furono spedite al Gaudioso dagli amministratori delle singole Università, per la grande mole di notizie in esse contenute e che il marchese di Camporeale ritenne, forse, opportuno tacere o inglobare nel più generale contesto “a volo d’uccello” della Provincia.
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