giovedì 13 giugno 2024

La cultura meridionale. 5. Giacomo Racioppi e il Risorgimento lucano

«Il periodo veramente democratico della storia politica dei popoli comincia con il 1789. Da allora in poi entrano in campo le masse, i popoli, le città, a produrre, ad apparecchiare, a modificare, a perturbare avvenimenti e imprese, prima non altrimenti dovute che all’impulso di un individuo, re, ministro, feudatario, o generale che fosse: allora una nuova era incomincia; e negli ordini politici fa capolino il popolo, negli ordini sociali la democrazia, negli ordini statuali la nazione.

I caduti del 1799 risorsero vincitori nel 1806 […]. L’assetto della società contemporanea napoletana ebbe principii e impulsi da questo attuoso periodo di tempo del governo dei due Napoleonidi, Giuseppe e Gioacchino Murat, che mutò di smisurato progresso ordini civili, militari, economici, usi, abitudini, vestimenta, sentimenti, tutto. 

Alla nuova restaurazione degli ordini assoluti la Basilicata fu teatro di scene luttuosissime […]. In questi eventi, che ebbero un’eco ripercossa oltre i confini della provincia, emersero tre nomi; e furono del capitano Giuseppe Veniti di Ferrandina, del capitano Domenico Corrado di Potenza, e di Carlo Mazziotti di Calvello: men noto quest’ultimo dei due primi ricordati nelle storie del reame, ma forse più degno di memoria. I fatti per sconsigliato impeto e per luttuose conseguenze notevoli e miserandi, avvennero a Laurenzana e a Calvello. […] Gl’intramatori delle rivoluzioni nella città di Napoli facevano, per la Basilicata, grande assegnamento sul capitano Veniti, che lo si sapeva deciso uomo, animoso e in gran nome alla provincia; e di poco minore nome, non di ardimenti, il capitano Corrado […]. L’associazione della “Lega Europea” s’ingegnava di disciplinare e indirigere ad unità di intenti e di atti cotesti impronti spiriti di libertà. Aveva spinto i primi, più che propagini, tentacoli in Basilicata per mezzo di Carlo Mazziotti, medico di Calvello; che, battezzato, a moda del tempo, nel nome di Marco-bruto, era fatto Commissario generale della Lega per la provincia […]. Nello spiccio processo molti, a paure e lusinghe, piegarono […]. Carlo Mazziotti, dignitoso e sereno, deviò le inchieste del giudice inquisitore; e all’accusa di non avere rivelato il Veniti, ricoverato in sua casa quando era già messo al bando dalla legge sulle liste dei pubblici inimici, rispose che le leggi dell’ospitalità erano per lui anche più sacre […]. Il […] 13 marzo del 1822, ad ore 18, caddero spenti di moschetto, in Calvello, il capitano Giuseppe Veniti e suo fratello Francesco […] e, degno del perenne ricordo della nostra storia, Carlo Mazziotti, medico. […] Tre giorni innanzi era caduto spento della stessa pena, dello stesso piombo […] il capitano Corrado. […] La cronaca paesana ricorda ancora le fiere parole, che egli profferiva, avviandosi, alta la fronte, al supplizio: “Io sono un uomo d’onore e un patriota; e voi calderari abietti” aggiunse all’indirizzo di quelli che, sogghignando plebeamente, villanamente, miserabilmente l’oltraggiarono.

Rifiorì l’albero della libertà in Napoli l’anno 1848; e per verità non per opera di sette […]. Grande colpa ebbe il re, che fu sleale, e mancò ai giuramenti di re, alla parola di galantuomo: ma non minore colpa ebbe la parte liberale, e, maggiore di ogni colpa, la dissennatezza. Divisa, come egli accade, e fin dai principii, in parte più o meno spinta di propositi, più infocata o meno di aspirazioni ideali e dottrinarie, […] taceva, lasciava fare, in bilico tra il sì e il no […] unicamente per non perdere, per non isminuire la popolarità che veniva dalla piazza. Mai fu parte politica più inetta al politico magistero dello Stato quanto la parte moderata napoletana del 1848! E questo mostra – il dirò io? – l’impreparazione del paese, delle classi dirigenti del paese alle condizioni della libertà.

Al 1860 finisce un’epoca; un’altra incomincia: erompe un nuovo ordine di cose, che investe, agita e trasforma la società nella pienezza della sua vita: si apre un nuovo periodo di storia, che succede, ma non continua il periodo precedente. Nasce nuovo ordine di tempi! Possa la storia avvenire dar materia a racconti di più lieti fatti, di più onorate imprese, di più saggi propositi, di più veraci, sane e giuste utilità, che non ha saputo esporre, a chi legge, lo scrittore di queste carte!».

Fonte: G. Racioppi, Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata, Loescher, Roma 1889, 2, pp. 256, 288, 290, 293-294, 304.

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