giovedì 4 maggio 2023

La Basilicata contemporanea. 46. Storia di un'amicizia: Giustino Fortunato e Donato di Marzo (Antonio Cecere)

L'importanza di Giustino Fortunato e di Donato Di Marzo è data dal loro costante impegno locale e nazionale per la linea ferroviaria ofantina (di cui abbiamo parlato in un altro post), anche i loro sforzi furono, di fatto, vanificati dall'imperante municipalismo. Il loro impegno e la loro amicizia è testimoniata dalle 250 lettere che il senatore Fortunato inviò a Di Marzo. 

Questi, nato nel 1840 da notevole famiglia avellinese (che derivava la sua ricchezza dal commercio dello zolfo), fu prima deputato - dal 1882 si presentò come candidato per il Collegio di Avellino per la Sinistra e fu eletto con 5.400 voti - e, dal 1895, senatore, oltre che consigliere provinciale nell'Avellinese, per la precisione della circoscrizione di Montefusco (1873-1896). Di Marzo, pur non essendo un assiduo frequentatore delle sedute parlamentari, come molti in quell'epoca, ebbe comunque modo di conoscere Giustino Fortunato e diventarne amico fino alla morte nel 1911, 14 anni dopo dal ritiro dalla politica attiva.

Le lettere del carteggio Fortunato-Di Marzo, pubblicate nel 2020 da Vincenzo Barra, provengono dall'archivio familiare, che comprende, oltre al nucleo "duro" di Donato Di Marzo, le lettere del nipote Alberto, anche lui deputato, e le epistole di Carolina De Marzo Capizzi. Più nel dettaglio, l'archivio epistolare di Donato di Marzo comprende 96 lettere scritte tra 1890 e 1899, altre 46 scritte dal 1900 al 1910, oltre a 27 telegrammi e 24 lettere di Giustino Fortunato all'amico (esistono anche 70 lettere di Fortunato ad altri membri della famiglia, che arrivano fino al 1927).
Nell'epistolario si evidenziano le personalità, spesso opposte, dei due amici. A Donato Di Marzo, infatti, equilibrato ma pigro e decisamente militarista, si contrappone l'impetuosità di Giustino Fortunato, attivo, antimilitarista e tormentato, e l'epistolario ci consente di seguire gli scambi tra i due amici parlamentari soprattutto a proposito dello scandalo della Banca Romana e, ovviamente, nella lunghissima vicenda della costruzione dell'Ofantina. Di Marzo fu, infatti, assertore della necessità di sviluppare una rete ferroviaria che implicasse la crescita economica e produttiva della provincia di Avellino. In ambito provinciale fu legato a Michele Capozzi, arbitro della vita provinciale avellinese, cui lo univa anche un rapporto di parentela. Nominato senatore per la 3a categoria il 25 ottobre 1896, partecipò attivamente ai lavori parlamentari in Senato. 


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