La storiografia di Capitanata, ancorché non abbondante, produsse opere in aree più strategiche e ad alto tasso di dinamiche socio-economiche, quali Foggia, San Severo, Cerignola.
La scarsa produzione di Capitanata presenta solo 10 storie, delle quali 8 sono di tipo cittadino, 2 di carattere erudito, mentre solo una è propriamente ecclesiastica. Anche in questa provincia la dialettica degli ordini è ben rappresentata dalle provenienze degli storici, con ben 6 autori ecclesiastici e la notevole presenza, tra i restanti, dei gruppi legati alle professioni legali e alla medicina.
Notevoli, in questo senso, per ricostruire l’importanza delle famiglie del patriziato locale tra Sei e Settecento le produzioni storiografiche cittadine, ancorché non abbondanti. Così, le Memorie di Foggia del canonico Girolamo Calvanese, esponente di una delle più importanti famiglie del patriziato foggiano del XVII secolo , offrono, accanto alla dissertazione sulla fondazione di Foggia ad opera di Diomede, identificata con la virgiliana Argirippa – la Arpi straboniana –, un interessante panorama di una città mercantile che, assai più della ‘scontata’ fondazione mitica, poggiava le basi per la propria preminenza politica ed economica sugli intensi scambi adriatici, connotandosi come polo più ‘interprovinciale’ rispetto a Bari. Altresì, Teodoro Kiriatti, con le sue Memorie di Cerignola, rappresenta la voce delle élites dirigenti cerignolesi, connotate dall’ascesa di famiglie della locale borghesia terriera che, cresciute all’ombra del feudo, amministrando i possedimenti dei baroni locali, erano riuscite a ritagliarsi spazi socio-economici e politico-amministrativi sempre più ampi. In effetti, il Kiriatti, medico, era figlio del capovignarolo dei locali feudatari, immigrato da Brindisi a Cerignola .
Come lui, il medico Vincenzo Giuliani, autore di Memorie su Vieste, esponente della locale borghesia delle professioni, si concentrava sulla descrizione del territorio viestano, soffermandosi non più su origini mitiche o su fon-dazioni ecclesiastiche petrine, quanto sull’esame delle fonti antiche, in primis su Tolomeo, identificando Vieste con la Apeneste della Geografia e indicandola come colonia romana sulla scorta di Frontino. Sempre in base alla documentazione disponibile, il Giuliani incentrava la propria narrazione sui documenti, giungendo a narrare la storia di Vieste fino al 1554, quando essa fu aggregata al Regio Demanio.
Nell’area garganica spicca anche la Cronica Istoriale di Tremiti di Benedetto Cocarella, Canonico Regolare Lateranense che, all’inizio del XVI secolo, su incarico del proprio abate, aveva composto in latino tale descrizione delle isole adriatiche, poi pubblicata, tradotta in latino da Pietro Paolo Di Ribera, che vi aggiunse una cronaca più specificamente storiografica: in sei libri, il canonico vercellese, iniziando con una trattazione del mito di Diomede, si soffermava sulla descrizione geografica delle isole (libro II), per poi dilungarsi in una sorta di agiografia dei Canonici Regolari (libri III-VI), ritenuti come ‘secondi fondatori’ delle comunità tremitane.
BIBLIOGRAFIA:
Antonio D'Andria, IDENTITÀ SVELATE. La parabola dell’antico nelle storie locali del Mezzogiorno moderno, Manduria-Bari-Roma, Lacaita, 2018.
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