Nell'aprile del 1821, dopo il fallimento della Rivoluzione costituzionale nelle Due Sicilie, l'esercito austriaco entrò a Potenza, obbligando numerosi cittadini a prestazioni onerose, tanto che molti furono costretti a fuggire; nell'ottobre dello stesso anno arrivò in città il maresciallo Roth, con la corte marziale e 600 militari austriaci, sostentati a spese del comune, che dovette destinare 252,75 ducati sottratti ai lavori di costruzione del cimitero cittadino. Due anni dopo, si ebbe l’arrivo del colonnello Del Carretto e il generale Colletta, in veste di commissari del re per verificare la situazione della provincia.
Durante il loro stanziamento in città, gli austriaci catturarono il maggiore Domenico Corrado che, dopo essere stato arrestato, riuscì ad evadere dalle carceri potentine e a rifugiarsi a Napoli, dove ebbe contatti con la Carboneria locale. Ritornato in Basilicata, promosse nel potentino agitazioni e tumulti a carattere politico, operando dalle campagne di Genzano, dove si era rifugiato, anche se fu alla fine arrestato nel suo podere di Gravina di Puglia, tradito da un contadino alle sue dipendenze e fu condotto nel carcere di Santa Croce a Potenza. La corte marziale lo giudicò colpevole di «associazione illecita prima e dopo il 24 marzo 1821, unione settaria, cospirazione dal mese di settembre 1821 in poi tendente a distruggere e cambiare il governo istigando gli abitanti di Potenza e degli altri paesi del circondario ad armarsi contro l'autorità reale». Fu accusato inoltre «di tentata rivoluzione nel giorno di sabato santo del 1821 per innalzare l'albero repubblicano nel comune di Tito e Vignola e di scorrerie a mano armata nelle campagne per sovvertire l'ordine e sabotare il governo». La sua condanna a morte fu eseguita pubblicamente il 10 aprile 1822: egli comandò da solo il plotone di esecuzione, dicendo «mirate al petto, ma non mi sfregiate il viso»; la sua tormentata vicenda continuò anche dopo la morte, con la moglie costretta a pagare al comune di Potenza, per conto del marito defunto, un debito di 147 ducati.
L'occupazione in città si protrasse dal 1821 fino al 1826, incidendo pesantemente sulle casse comunali: la legge del 29 agosto 1821 stabiliva, infatti, che le spese per il mantenimento dell'esercito austriaco spettassero al decurionato, che doveva occuparsi, inoltre, dell'alloggio e della sistemazione delle truppe e degli ufficiali. Potenza, ancora priva di strutture adeguate a scopi militari, fu costretta ad affittare locali da destinare a questo scopo; i soldati furono di volta in volta alloggiati in locali inadatti, come quelli dell'ex convento di San Francesco, nei sotterranei della casa comunale, in quelli dell'ex chiesetta del Monte dei Morti in Piazza Sedile, nell'ex convento-ospedale San Giovanni di Dio, nell'ex Grancia di San Lorenzo, nel monastero di Santa Maria e nel seminario diocesano, mentre gli ufficiali furono ospitati in case o palazzi privati affittati a carico del comune.
Al termine dell'occupazione, il comune si trovò ad aver pagato un totale di 3.370 ducati per il loro mantenimento, intaccando pesantemente il bilancio comunale, con un deficit aggravato nel 1825, quando, alla morte di Ferdinando I, Potenza fu chiamata, come le altre città del Regno, a stanziare fondi per i funerali del sovrano. L'agitazione in città fu - come si può immaginare - altissima in questi anni, soprattutto quando furono rinvenuti sedici barili di polvere da sparo nel deposito dei dazi indiretti: essi, di provenienza sconosciuta, potevano essere appartenuti alle guardie o essere stati nascosti dai ribelli negli anni precedenti.
Nel decennio compreso tra il 1820 e il 1830 i sindaci che si succedettero alla guida del capoluogo lucano furono in primo luogo Gerardo Castellucci, nel 1820, già sindaco del capoluogo durante la restaurazione borbonica, con decreto del 17 gennaio 1817; Gaetano Riviello nel 1821; Gerardo Castellucci nel 1822; Vincenzo Giambrocono, che dal 1823 al 1829 ricoprì diversi mandati e Luigi Isabelli, sindaco dal febbraio del 1829 al febbraio del 1832. Di fronte a questo scarso turnover dei primi cittadini, un’altra costante della pur tranquilla storia cittadina successiva alla “scossa” del 1820-21 fu un deficit costante, ragion per cui il comune chiese al governo centrale un aumento dei fondi per affrontare le spese impreviste, tanto che, nel 1830, nominò l'avvocato Gennaro Ricotti affinché si recasse a Napoli per assumere la difesa degli interessi comunali preso il re e per chiedere la diminuzione della contribuzione. Il comune si trovava, infatti, in condizioni critiche a causa delle tante spese cui doveva far fronte.
Un’altra costante della storia urbana e istituzionale-amministrativa del capoluogo fu la trasformazione del tessuto urbano, che continuò anche dopo l’Età napoleonica, quando – come si è qui evidenziato – furono concretizzati i primi progetti di “riconfigurazione” della città. Nel 1823, seguendo il progetto dell'ingegner Scodes, l'Intendenza fu ubicata nell'ala del Palazzo affacciato sulla piazza, poi detta, appunto, dell’Intendenza, mentre i Tribunali furono ospitati nell'ex palazzo del convento, alle spalle della chiesa di San Francesco. A partire dal 1820, la piazza del Sedile divenne sede ufficiale delle attività amministrative e delle ufficialità cittadine, anche se, in realtà, il Sedile ospitava le carceri, mentre le riunioni comunali si tenevano nella cancelleria municipale, sulla via Pretoria; soltanto dal 1824 in poi l'edificio del Sedile sarebbe stato sottoposto a interventi di ristrutturazione, divenendo sede dell'amministrazione municipale, acquistando il nuovo ruolo di accesso alla città per il traffico carrabile. Dal 1822 il Consiglio provinciale di Basilicata fu ospitato nella sede di palazzo Loffredo che, rispetto alla vecchia sede del complesso del Seminario, godeva di una posizione migliore, di fronte al Vescovado e, quindi, di una maggiore rappresentatività. Nello stesso anno fu spostato da Avigliano a Potenza il reale Collegio di Basilicata in cui sarebbe stato accolto come maestro di musica Francesco Stabile, impegnato in città non solo nella scuola, ma anche nelle chiese, dove proponeva musica sacra. Grande attenzione fu riservata anche alla costruzione dell'archivio, di cui nel 1824 fu incaricato prima l'ingegnere Giordano e poi l'ingegner Scodes. Da richiamare anche progetti per la realizzazione di un nuovo teatro che doveva sostituire quello ospitato nella chiesa della Congregazione dei Monti in piazza del Sedile, la cui struttura si presentava in pessime condizioni. Altro importante polo strutturale della città era a Santa Maria che, dal Cinquecento, ospitava l'omonimo convento ed era il luogo di approvvigionamento d'acqua potabile. Nel 1823 fu deliberata dal decurionato l’istituzione, nella stessa area, dell'Orto agrario di cui si occupò la società Economica della provincia di Basilicata che, con decreto regio del 27 agosto 1823, ricevette il suolo dal comune. Comunque, grande attenzione continuò ad essere rivolta alla riqualificazione di via Pretoria, spostando attività fatiscenti, poco adatte all'immagine del centro cittadino, nel contempo intervenendo per la realizzazione della piazzetta della Trinità, oltre al già citato largo dell'Intendenza con le sedi dell'Intendenza, dei Tribunali, dell'Archivio e della Reale Gendarmeria.
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