giovedì 9 luglio 2015

Il Viceregno austriaco. 2. Le premesse

Nell’ambito di una crisi ormai cronica per il Regno di Napoli, il XVIII secolo si apriva con il problema della successione di Carlo II, problema che metteva in pericolo l’equilibrio europeo, solo apparentemente ristabilito con la pace di Ryswick del 1697. Il problema della successione riguardava da vicino la Francia di Luigi XIV (dal momento che il sovrano francese aveva sposato una discendente degli Asburgo di Spagna), Leopoldo I (marito della sorella di Carlo II), e Vittorio Amedeo II di Savoia (figlio di una principessa spagnola).
Alla lettura del testamento, tuttavia, risultò evidente che Carlo II aveva designato come suo erede universale Filippo V d’Angiò, nipote del Re Sole, a patto che non riunisse la corona spagnola con quella francese. La situazione portava, quindi, a temere una possibile unione tra Francia e Spagna, creando il casus belli per la guerra di successione spagnola (1701-1714), nella quale l’Inghilterra, l’Olanda, l’Austria e la Prussia si coalizzarono contro la Francia che, dopo la sconfitta subita a Torino nel 1706, abbandonò l’Italia a vantaggio degli austriaci.
Furono proprio le truppe austriache che nel 1707 entrarono a Napoli, ponendo fine alla dominazione spagnola nel Regno e venendo accolti come possibili “sollevatori” di un Mezzogiorno che aspettava una nuova fase politica. Gli Asburgo governarono nel Mezzogiorno dal 1707 al 1734, senza, tuttavia, sostanziali cambiamenti politici e istituzionali.
La direzione del governo centrale fu affidata ai togati, mentre il consiglio Collaterale diventava centro del potere ministeriale. Anche sotto il governo austriaco il Regno di Napoli dovette provvedere ai pagamenti fiscali e, ancora una volta, al centro della gestione fiscale e politica era la feudalità, che alimentava tensioni che spesso sfociavano in rivolte, come quella contadina del 1721. A rendere ancora più difficile il governo del Regno erano i continui tentativi di riconquista da parte di Filippo V che, nel 1718, aveva cercato di ristabilire il proprio controllo in Sardegna e Sicilia, venendo, tuttavia, sconfitto a Capo Passero e, con la pace dell’Aja del 1720, vedendo riconfermato il controllo austriaco.
Tali continue tensioni creavano instabilità soprattutto sull’aspetto finanziario: si cercò, infatti, di limitare il potere dei baroni senza alcun esito, poiché intervenne il Consiglio Collaterale a difesa della feudalità. Nel 1728 il vicerè Michele Federico Althann istituì il pubblico Banco di San Carlo, per finanziare l'imprenditoria privata di stampo mercantilistico, ricomprare le quote di debito pubblico e liquidare la manomorta ecclesiastica. Lo stesso vicerè si procurò l'inimicizia dei gesuiti per aver tollerato la pubblicazione delle opere degli anticurialisti Giannone e Grimaldi.
Un nuovo tentativo di invasione di Filippo V riportò il bilancio del regno nuovamente in deficit, costringendo, nel 1731, Aloys Thomas Raimund a promuovere l'istituzione di una «Giunta delle Università» per controllare i bilanci dei piccoli centri delle provincie, assieme alla «Giunta della Numerazione» per il riordino delle amministrazioni finanziarie, istituita nel 1732. I nuovi Catasti furono, però, ostacolati dai proprietari terrieri e dal clero, che voleva scongiurare i propositi del governo di tassare i beni ecclesiastici. L'ultimo dei vicerè austriaci, Giulio Visconti, fu costretto a far fronte all’invasione borbonica e alla conseguente guerra, ma riuscì a lasciare, nel contempo, ai nuovi sovrani una situazione finanziaria migliore rispetto a quella trovata alla fine del Viceregno ispano-napoletano.

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