giovedì 7 aprile 2022

Potenza. 4. Una sfilata per il conte Guevara

Alfonso II Guevara, sesto conte di Potenza, fu un uomo di cultura, molto interessato alla filosofia ed alla medicina e, quando risiedette a Potenza, amò accogliere a palazzo letterati e poeti come Francesco Teleo e Pietro de Cannutis. Il suo nome è noto, nella storia di Potenza, per l’occasione in cui entrò per la prima volta in città a prendere possesso del feudo: infatti, il 16 marzo del 1578, per ottenere gli Statuti che avrebbero regolamentato l’ordinamento cittadino e la dispensa dall’obbligo di ospitare militari (opzione gravosa per l’ordine sociale e le casse cittadine), il Parlamento potentino aveva deciso di offrire ai Guevara duemila ducati, metà dei quali per onorare Alfonso II per la sua prima entrata in città, di cui era giunta notizia. Si stabilì l’ordine dei portatori del Palio che, insieme alla cavalleria della città (comandata da Orazio Teleo), avrebbero per primi accolto il conte. 

Da marzo a giugno del 1578, la città si impegnò alacremente a prepararsi per accogliere degnamente Alfonso, che giunse, finalmente, il 24 giugno. Tre miglia fuori dalle mura, il conte assistette ad una parata della fanteria, che inscenò una battaglia, con una sfilata di cittadini vestiti da Turchi che si scontrarono con i cavalieri, finendo catturati e incatenati, per ricordare l’impresa di Algeri cui aveva partecipato l’avo del conte, Carlo. 

Quando Alfonso giunse in vista delle mura, gli andarono incontro numerosi bambini vestiti di bianco e con cartelli di elogio per la famiglia, tra le acclamazioni del popolo e i rulli di tamburo; a quel punto, entrando da Portasalza, il conte fu accolto da Francesco Centomani, Mastrogiurato della città, accompagnato dagli eletti cittadini e dal clero locale e che gli consegnò le chiavi di Potenza, richiedendo la Carta degli Statuti. 

Subito dopo, Alfonso II entrava nelle mura sotto un Palio di taffetà e teletta d’oro retto dagli Eletti e che fu la causa di un piccolo screzio tra il conte e il governo potentino: infatti, una volta entrato in Cattedrale, Alfonso ordinò, tramite il suo portavoce, di consegnargli il Palio o pagare, come dono al nuovo conte, mille ducati. Quando, però, il feudatario si accorse che gli animi si erano scaldati, ordinò che il Palio rimanesse alla città di Potenza. 

Tuttavia, Alfonso II Guevara aveva trascurato il fatto che don Francesco Centomani gli avesse chiesto a gran voce, alla sua entrata, di concedere ai cittadini la Carta degli Statuti; la richiesta non aveva ottenuto risposta e, in una seduta del Parlamento potentino, il 7 luglio 1578 il nuovo Mastrogiurato, Agostino Carsia e gli Eletti avevano chiesto nuovamente di confermare gli antichi privilegi di Potenza, decidendo, in una seconda seduta, di inviare ad Ariano, altro feudo dei Guevara, una delegazione con il compito di ritirare una copia del locale Statuto per poter modellare su esso la Carta di Potenza. Le trattative sembrarono concludersi il 17 gennaio del 1579, quando Carsia comunicò agli amministratori che i Guevara avevano deciso di accogliere la richiesta previo compenso straordinario di tremila ducati. Una richiesta che, tutto sommato, era prevista dall’uso feudale dell’epoca, ma che metteva di fatto in ginocchio l’economia di Potenza, tanto che, tre giorni dopo, Carsia si recò a Napoli per chiedere al conte Alfonso di limitare la richiesta. 

Alla fine, il 20 marzo del 1579, lo Statuto fu concesso dai Guevara e letto al popolo potentino convocato in pubblico Parlamento in Piazza del Sedile. Si chiudeva, così, una lunga trafila che avrebbe, comunque, lasciato ai potentini una tradizione di cui parleremo, la sfilata dei Turchi. 

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