Alle soglie della Basilicata, il cardinale si rammaricava dell’instabilità che dilagava nelle altre province del Regno, dato che in molti centri il verbo rivoluzionario aveva preso di nuovo il sopravvento dopo alcuni tentativi di “realizzare” le municipalità democratiche: Altamura, ad esempio. Il Ruffo decise di inoltrarsi in terra di Basilicata, annoverando come ultima tappa del suo viaggio nelle Calabrie Rocca Imperiale e sentendosi attorniato da dubbi ed incertezze riguardo ad un felice esito della sua spedizione.
In Basilicata il primo transito fu Policoro ed ivi il Ruffo ricevette notizie riguardanti le imprese delle frange dell’esercito sanfedista da Gerardo Curcio, detto Sciarpa, che aveva reso possibile la “realizzazione” di Salerno. Esse, però, si erano lasciate dietro alcune aree (Tolve, Tricarico, Palazzo, Genzano, Spinazzola, Montepeloso, Potenza, Oppido, Cancellara, Pietragalla, Vaglio, Banzi, Avigliano, Picerno, Acerenza, Forenza, Maschito, Ripacandida, Venosa, Barile, Rapolla, Melfi) ancora fortemente ancorate alla strenua difesa della municipalità.
Il 3 maggio il Ruffo giunse ad Ischinzana e, successivamente a Bernalda, e si diresse, passando per Montescaglioso, verso Matera, dove alloggiò presso l’abitazione del sindaco. Conquistata e saccheggiata Altamura, il 24 maggio partì per Gravina, poi giunse prima a Poggio Ursino, poi a Spinazzola e il 28 maggio a Venosa. Il 29 maggio il cardinale entrò a Melfi, che, contrariamente alle previsioni della vigilia, accolse con grande giubilo il Ruffo e la sua Armata.
Punto chiave della scacchiera del Regno era ora il Principato Citra, nel quale, oltre al generale Curcio, operava il vescovo di Policastro Ludovico Ludovici; il Ruffo partì da Melfi il 31 maggio, lasciandosi alle spalle la Basilicata e raggiungendo Ascoli Satriano, dove dovette cercare di porre fine alle violenze perpetrate dalle masse. Ascoli divenne un importante punto di incontro tra il cardinale e il cavaliere Antonio Micheroux, che nelle settimane precedenti aveva intrattenuto importanti relazioni con i fautori della controrivoluzione in Puglia.
Il cardinale, con l’Armata, proseguì per Bovino, scortato da soldati russi e da una partita di cavalleria, deciso a raggiungere Ariano. Passando per Montefusco, poi, il cardinale entrò ad Avellino fra gli applausi.
Da Nola il Ruffo si preoccupò di far ricongiungere tutte le frange sanfediste che erano state inviate in altre parti delle province con le forze alleate accorse per proseguire insieme il cammino.
Affidati gli ultimi incarichi ai comandanti delle sue truppe, il Ruffo poté dirigersi verso Portici e da lì proseguire direttamente verso la Capitale, conquistata il 13 giugno.
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