lunedì 12 agosto 2013

Paesi lucani. 9. Pescopagano: una breve descrizione

PESCOPAGANO, terra in provincia di Basilicata  in diocesi di Соnza. Е' situata sopra di un monte. Già altrove fu detto che la voce Pesca ne' tempi di mezzo, volle indicare un castello edifícato su di un monte. Questo paese è assai dominate da' venti. In un luogo, che chiamano Idolari per esservisi ritrovati appunto diversi idoletti, spesso vi hanno ancora scavati delli marmi litterati poco o nulla curati, e fatti anzi quegli andare inconsideratamente a male. In uno fui assicurato , che vi si leggea SILVANO DEO. Sopra la sua porta detta Sibilia, vi è una statua a mezzo busto di pietra bianca, e vi si legge Januy, e dall'altra patte la Sibilla. Il suo castello è opera de' mezzi tempi.
Nel suo territorio vi passa il fiume, che chiamano Guana, il quale va a scaricarsi nell'Ofanto. Le produzinni consistono in grano, granone, vino, ed oltre dell'agricultura, i suoi naturali al numero di circa 4000, sono addetti anche alla pastorizia. Non vi manca la caccia di lepri, volpi, e di più specie di pennuti . Nel 1532 la tassa fu di fuochi 153, nel 1545 di 119, nel 156l di 306, nel 1595 di 354, nel 1648 di 392, e nel 1660 di 309, e sempre dicesi Piescopagano, e non già Pescopagano, come doveasi scrivere.
Nel dì 8 Settembre del 1654 si rovinò dal terremoto colla morte di 230 cittadini, e circa 300 feriti, come dal documento esistente nella Regia Camera da me altra volta citato.
Questa terra fu posseduta per lungo tempo dalla famiglia Gesualdo, che l'ebbe da Ronerto, e finalmente passò a quella de Andrea, che tuttavia possiede con titolo di marchesato. Il Reggente Gennаrо d'Andrea fratello di Ciccio, il di cui nome è celebre nella storia del foro Napoletano, nel 1697 la comprò dal monte de' Gesualdi. Eravi una badia, o sia feudo Abadiale di S. Lorenzo in Tofara, a cui sono annesse due grancie poste nella vicina terra di Calitri, e di Andretta, una detta di S. Nicola de' Callitri, e l'altra di S. Maria della Matina di Andretta. Nel 1633 ne fu dismembrata, e nel 1696 ne avea ottenuto il possesso il cardinal Pier Luigi Caraffa. Nel 1756" ne fu poi cercata la reintegrazione.

FONTE: L. GIUSTINIANI, Dizionario geografico-ragionato del Regno di Napoli, Napoli, Simoniana, 1805, t. VII, pp. 159-160.

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